L’importante testimonianza di Stefano Guglielmana, autore di Cookie Cutter, portata in scena dal content creator Emalloru, in un emozionante video che è fonte di grande ispirazione

Emalloru

Tutti vogliono il paradiso, ma nessuno vuole morire”.

Questo è il titolo dell’interessante e istruttivo contenuto del canale Youtube di Emanuele Malloru, in arte Emalloru, di cui parliamo oggi e in cui viene espresso in maniera puntuale e profonda il tema del duro lavoro che si cela dietro la realizzazione di un videogioco indipendente.

Tutti vogliono il PARADISO, ma nessuno vuole MORIRE

Ma in particolare, in questo video, si parla di arte, di passione, di vero impegno e di determinazione. Cosa si è disposti a fare, ma soprattutto cosa si è disposti a perdere, per raggiungere il proprio obiettivo o inseguire un sogno? Si è disposti anche a… morire?

In questo documentario girato a Brighton, Emanuele racconta in maniera impeccabile e molto sentita la storia di Stefano Guglielmana e della nascita della sua splendida creatura, Cookie Cutter, una figlia complessa, impegnativa, un po’ insolente, ma che con la sua anima punk sta dando grande soddisfazione alla sua famiglia, Subcult Joint LTD, ma soprattutto al suo papà Stefano.

Parliamo un po’ di Emalloru

Chi è Emalloru?

Emanuele è un giovane influencer che ha raggiunto piuttosto in fretta la popolarità. Il suo canale Youtube, infatti, vanta la bellezza di quasi 300.000 iscritti, considerato che lo ha aperto nel 2019, direi che sono davvero molti.

Le sue origini sono un mix delle due grandi isole italiane, la Sicilia e la Sardegna, e da bambino aveva già sviluppato la passione per il videomaking, ma ha dovuto affrontare diverse difficoltà, a causa di alcuni problemi economici.

Tuttavia, grazie al sostegno emotivo della sua famiglia, al suo carisma e alla determinazione, è riuscito a coinvolgere il pubblico e a farsi amare molto in fretta. Inizialmente tramite i social, come Tik Tok e Instagram, e concentrandosi poi maggiormente sul canale Youtube, dove grazie alla formula del docu-reality, unisce le sue esperienze di vita con quelle dei personaggi di cui parla.

Emalloru

E quando Emanuele porta un personaggio in un suo video, lo fa con passione e soprattutto con empatia, che è ciò che rende i suoi contenuti così speciali.

Grazie a Emalloru, e, ammettiamolo, anche grazie alla nostra favolosa intervista, abbiamo avuto modo di conoscere meglio Stafano Guglielmana, un altro importantissimo testimone che ci ha raccontato molto bene cosa significa sviluppare un videogioco, soprattutto quando si parte da zero e senza un budget.

Stefano Guglielmana ci racconta come nasce un videogioco

Stefano ci racconta com’è nato Cookie Cutter e lo fa, a volte, con un po’ di sofferenza ma anche con forte orgoglio. È come se fosse appena uscito non del tutto illeso da un tornado, e forse è stato proprio così. Un tornado che lo ha travolto, stravolto, ma che indubbiamente lo ha reso più forte, perché non ha avuto paura di affrontarlo, non ha avuto paura di rischiare.

Stefano Guglielmana ha una forte anima punk, è un ribelle, ma quando c’è da lavorare non si tira indietro. È creativo, fuori dagli schemi, un po’ sfacciato, ma in senso assolutamente positivo.

Stefano Guglielmana

Grazie alla sua forte personalità, è riuscito ad ottenere lavoro presso Unity a Brighton, tramite un divertente e folle video di presentazione, in cui, con una canzone nel cuore e una chitarra in mano, ha conquistato meritatamente il suo posto.

Questo è stato un punto di partenza per mettere concretamente mano al suo progetto. In quanto abile fumettista e animatore, Stefano ha dato vita a iconici personaggi e iconiche animazioni, che avevano bisogno di un vero team per prendere vita nel magnificente modo che noi oggi possiamo vedere in Cookie Cutter.

Da allora sono passati più di sei anni, lo stesso tempo impiegato da Tom Ostafin per la realizzazione di un altro capolavoro, Papetura, e prima di ottenere un fondo per mettere in piedi il team Subcult Joint LTD con cui ha portato a termine l’avventura, le difficoltà sono state davvero molte, tra mancanza di tempo e riposo – cosa che è avvenuta anche dopo e che, come ben sappiamo, non manca mai – e abbandoni durante il percorso.

Posso solo immaginare quanto possa essere dura collaborare con qualcuno ad un progetto così ambizioso per due anni, ad esempio, e rimanere da solo dopo tutto ciò. È difficile rimettersi in piedi, avere il coraggio e la forza di continuare, nonostante tutto.

Ma Stefano lo ha fatto e il suo impegno è stato profuso in maniera particolare nella direzione del progetto, dove si è dimostrato all’altezza, sia nell’impegno che dal punto di vista emotivo e umano. 

È piuttosto significativo quando dice che è così facile, quando si è a capo di un progetto, rendere l’esperienza miserabile per gli altri, e grazie alla sua esperienza in grandi realtà, come quella in Unity, ha capito che chi si trova in una posizione dirigenziale non deve mai mettere il suo ego davanti alle persone con cui sta collaborando.

Sembra più facile a dirsi che a farsi.

L’anima punk del mondo indie

Personalmente credo che ciò che ha detto da Stefano all’interno di questo video rappresenti la vera essenza del mondo indipendente, non solo dei videogiochi, anche se in questo periodo lo è in maniera particolare in questo settore.

“Questa è un’epoca in cui quelli grossi iniziano a fare le cazzate, perché vogliono fare un investimento sicuro e fare un gioco paraculo. Invece le indie escono fuori con delle chicche assurde. Stanno diventando le indie le vere rockstar del videogioco”.

Parole sante, fratello.

Cookie Cutter

Il panorama indie permette agli sviluppatori di esprimere al cento per cento la propria creatività, la propria natura fuori dagli schemi, sfruttando altri mezzi, quando non si hanno i soldi, come una bella sceneggiatura, ma soprattutto un originale e personale tratto artistico.

Cookie Cutter rappresenta tutto ciò. Il titolo stesso ci dice chiaramente e in modo provocatorio qual è l’intento di questi agguerriti e giovani sviluppatori: rompere gli schemi. Uscire dalla catena di montaggio e sbattere in faccia al mondo il proprio ruggito, come a un concerto, quando un vero frontman fa impazzire il pubblico con la sua energia e la sua passione.

Punk, rock, techno, con l’aggiunta di lievi ma fondamentali note kawaii, che rendono omaggio allo stile giapponese, ma che allo stesso tempo lo superano, mettendo in mostra un insieme di forti ispirazioni e culture diverse da cui emergono opere pulsanti di vita e potere, proprio come Cookie Cutter.

Inferno

Questo è uno dei titoli con cui Emalloru ha scandito il suo video e lo trovo emblematico per approfondire ancora una volta una delle tematiche più importanti che mi piace trattare quando parlo di videogiochi, ovvero quello della salute e in particolare la salute mentale.

Nel periodo di sviluppo di Cookie Cutter, quando i soldi sono finalmente arrivati ma bastavano appena a coprire le spese per il team, Stefano, oltre a mantenere il suo posto di lavoro, ha dovuto coordinare quattordici persone provenienti da diverse parti del mondo, con fusi orari diversi, che lo hanno portato a lavorare fino a quindici ore al giorno.

Lavorare quindici ore al giorno ad un videogioco non è uno scherzo. Restare seduti davanti a uno schermo, dare il massimo in quanto a creatività ed emozione, portano ad un elevato livello stress. Per quanto di possa amare la propria creatura come un figlio, non si dovrebbe mai raggiungere il burnout, come ci insegna Wlad Marhulets nel suo fondamentale saggio “GAMEDEV: 10 Steps to Making Your First Game Successful”.

Emalloru video with Stefano Guglielmana

Sfortunatamente, Stefano ha portato se stesso al limite, arrivando a soffrire di ansia e depressione. Fortunatamente, però, non ha mollato ed è riuscito ad essere forte abbastanza e a prendersi cura di sé, a un certo punto, ricorrendo anche all’uso di psicofarmaci.

Il livello di sacrificio richiesto dall’arte è altissimo, ma l’arte è proprio questo, ed è vita e morte e tutto.

Ma soprattutto è amore, un messaggio che in Cookie Cutter si evince perfettamente e che Stefano ha evidenziato con queste bellissime parole, quando gli abbiamo chiesto se il gioco si può considerare inclusivo:

“L’amore è sempre inclusivo. Potremmo sembrare un gruppo di strani, ma amiamo l’amore e operiamo secondo il principio dell’amore e dell’inclusione. L’amore che mettiamo nel nostro lavoro, l’amore per l’industria e i media, l’amore per le nostre passioni e l’amore per l’arte madre. L’amore è il motore che guida il nostro videogioco, un prodotto per chiunque lo desideri, per divertirsi e sperimentare. Nessuna barriera, nessun limite”.

Nessun limite, in tutti i sensi, ed è proprio questo che almeno io desidero vedere in un videogioco, dove possiamo uscire dalla nostra realtà e sognare.

Nessun limite tranne quelli fisici, però.

Cookie Cutter Stefano Guglielmana

Non smetterò mai di ringraziare per l’esistenza di artisti di tale calibro che riempiono le nostre esistenze con qualcosa che a volte è più importante del cibo e grazie anche a chi, come Emalloru, ne parla e rende loro il giusto merito.

Per oggi è tutto, ma voglio concludere con: regalateci emozioni, fateci sognare, ma non dimenticatevi mai di prendervi cura di voi stessi, perché quello che c’è nelle vostri menti e nella vostra anima, deve vedere la luce, e solo preservando il vostro corpo e la vostra mente, potrete riuscirci.

Sono un'artista italiana che ha iniziato un po' tardi ad appassionarsi al mondo dei giochi ma che se ne è innamorata subito. Non sono una gran giocatrice e scelgo titoli che si adattino alle mie preferenze personali, ma posso apprezzare soprattutto i contenuti grafici e le soluzioni artistiche. Inoltre, sto imparando a conoscere anche tutte le affascinanti funzionalità del game development.