L’importanza dei videogiochi nel processo educativo, spiegata dal Dott. Raffaele Rubechini, Educatore Professionale e Counselor, che ci ha concesso questa preziosa intervista in cui appunto tentiamo di sfatare il mito riguardo la dannosità del settore videoludico come forma di intrattenimento nell’infanzia e nell’adolescenza.
“Rifletto spesso ultimamente sui romanzi della mia infanzia, nonché sui videogiochi a cui giocavo in quel periodo. A volte fantasticavo su come sarebbe stato ‘lanciare incantesimi’ per cambiare le cose che non mi piacevano nella routine quotidiana. La vera magia in fondo è ciò che siamo, la nostra immaginazione e la nostra volontà. Fantasia non è debolezza, fantasia è forza e risorsa. Tutti i personaggi fantastici della mia infanzia sono rimasti dentro di me: draghi, streghe, eroine e maghi. Nessuno escluso.”
INDIE GAMES DEVEL:
Parlaci di te e del tuo lavoro.
Come hai iniziato? Cosa ti ha fatto intraprendere questo percorso?
Raffaele Rubechini:
All’inizio della triennale di scienze dell’educazione mai mi sarei immaginato che il mio lavoro un domani sarebbe stato proprio l’impiego di giochi di ruolo e videogiochi (sui quali in questa chiacchierata mi concentrerò maggiormente) in ambito educativo e pedagogico. Adesso, dopo aver finito anche la magistrale di pedagogia, posso dire a tutti gli effetti che il percorso da me intrapreso è stato quello più giusto per me.
Sin dal quarto superiore mi sono iniziato a interrogare sulla natura dell’educazione e sui ruoli educativi nella società, su quanto dovessero essere svecchiati e rinnovati in maniera radicale. La parte strumentale, il “come”, è venuta proprio durante il terzo anno della triennale. Mi sono guardato dentro, ho riletto il mio personale percorso formativo come individuo, persona e futuro professionista e ho compreso quanto il mondo videoludico sia stato essenziale nel fare di me la persona che sono oggi e questo discorso posso dire con certezza che varrà per molti ragazzi e ragazze delle attuali generazioni in periodo adolescenziale e preadolescenziale, senza parlare dell’infanzia.
Definisco il mio modo di approcciarmi alla pedagogia come un tipo di “Pedagogia Shakespeariana”, ritengo che l’immaginazione, il sogno e la fantasia siano il motore carburante fondante dell’essere umano, caratteristiche che ci differenziano intrinsecamente dalle macchine. Attraverso i videogiochi ho sconfitto nemici inimmaginabili, preso decisioni complesse e sperimentato, soprattutto durante l’adolescenza, innumerevoli alter ego differenti tra di loro, vestendo sempre panni diversi.
La sfida, la capacità di risolvere problemi, il pensiero critico e strategico sono solo alcune delle tante competenze che i videogiochi possono trasmettere. In fondo è questo che un pedagogista, il termine corretto per designare la mia professione, fa: “tirare fuori” il potenziale delle persone che segue per portarle al migliore funzionamento e adattamento personale possibile nella realtà, stimolando lo sviluppo e il potenziamento di competenze funzionali per adattarsi in modo assolutamente unico e soggettivo nei contesti quotidiani che abita. Io faccio tutto questo soprattutto attraverso giochi di ruolo e videogiochi.
INDIE GAMES DEVEL:
Quali sono le maggiori difficoltà che riscontri nel tuo lavoro/nel lavorare con adolescenti?
Raffaele Rubechini:
Alcuni di loro sono particolarmente sfidanti, altri all’inizio tendono a essere molto inibiti. Mappare l’adolescenza come un unicum omogeneo sarebbe impossibile, dipende molto dai casi. Lavoro soprattutto con ragazzi e ragazze in isolamento sociale, alcuni e alcune di loro sono autistici e autistiche, ragion per cui hanno dei bisogni specifici e speciali che vanno rispettati. Altri e altre sono semplicemente molto timidi o hanno problematiche a livello relazionale nel gruppo dei pari, sono vittima di bullismo o di altre situazioni connesse. Ma non lavoro solo con questo tipo di utenza.
Per rispondere in maniera chiara alla domanda posso dire che la vera sfida è proprio l’enorme varietà: lavorare con le persone, in questo caso con gli e le adolescenti, non è come lavorare con un processo chimico, che bene o male risponde a variabili per la maggior parte controllabili e in media più facilmente ripetibili e prevedibili. La difficoltà sta proprio nel lavorare con il materiale umano, che per sua stessa natura è mutevole, variabile e non sempre generalizzabile tra casi anche simili.
INDIE GAMES DEVEL:
Quali giochi utilizzi maggiormente? Perché?
Raffaele Rubechini:
Nell’ultimo periodo sto utilizzando moltissimo la duologia di A Plague Tale: Innocence e A Plague Tale: Requiem, assieme a Hellblade: Senua’s Sacrifice e alla serie di Horizon. In questo momento l’utenza che seguo è a netta prevalenza femminile, ragazze soprattutto sui 14 anni, che sentono molto attivamente le pressioni che la società impone loro su questioni come ruolo, espressione e aspettative legate al loro genere, al come una ragazza dovrebbe comportarsi, a come dovrebbe parlare e a cosa dovrebbe desiderare nella vita.
Alcune ragazze vengono da famiglie immigrate, nascono in culture molto diverse dalla nostra ma si formano in scuole italiane, portando a volte dei veri e propri “tsunami” in famiglia a livello educativo. Altre ragazze sono figlie di ex detenuti e hanno vissuti molto complessi per questo particolare. I titoli che scelgo, quelli suddetti, mettono al centro proprio il protagonismo femminile, rileggono la figura dell’eroe e danno pieno spazio proprio a quella dell’eroina, un’eroina che però non è fatta per piacere a un pubblico che desidera ragazze e donne sessualizzate in maniere assurde (sfido chiunque in scenari post-apocalittici o infernali a pretendere che una ragazza rimanga perfetta e levigata come se fosse appena uscita da un centro di bellezza!).
Utilizzo questo tipo di titoli perché cerco di veicolare percorsi, attraverso di essi, di empowerment femminile, di autodeterminazione e di messa in discussione di ciò “che una ragazza dovrebbe essere”, lasciando spazio a “ciò che una ragazza vuole essere” nella propria libertà (rispettosa e responsabile) di soggetto libero e agente. Anche le ragazze possono impugnare una spada e sconfiggere i loro draghi, sia in un videogioco sia nella vita reale! (In senso metaforico ovviamente). Tutto ciò in particolar modo negli interventi o nei laboratori che svolgo in presenza e nel mio studio. Quando devo fare degli interventi e dei percorsi online invece mi lascio guidare di solito dai ragazzi o dalle ragazze nei giochi multigiocatore: mi piace apprendere da loro, anche sperimentando giochi in multiplayer mai provati.
Consegnare un ruolo di responsabilità all’utenza, in questo caso, aumenta enormemente il loro senso di autoefficacia e di responsabilità. Li sfido, in maniera chiaramente guidata, a farmi quasi da maestri per poi prendere la palla al balzo e riportare la questione sul piano riflessivo dal punto di vista educativo. Indago e lavoro sulla rabbia che si innesca quando perdono e vengono sconfitti, sui processi strategici che mettono in atto per vincere una sfida e superare un obiettivo e anche sul valore che danno al concetto di cooperazione… del resto giocando assieme a me, dobbiamo cooperare per essere una squadra efficace, e questa competenza è essenziale nella vita, soprattutto in prospettiva della loro vita adulta futura.
INDIE GAMES DEVEL:
Raccontaci una sessione/giornata tipo.
Raffaele Rubechini:
Lavorare come pedagogista libero professionista, contando la varietà dei servizi che offro, porta ad avere raramente una routine lavorativa “fissa” in quanto ad attività tipiche. Tra laboratori, videogiochi, giochi di ruolo, altri strumenti ludici che impiego e le consulenze a genitori e insegnanti è difficile indicare una giornata “tipo”. Dipende molto dal tipo di servizio che sto svolgendo e che mi viene richiesto. Cambia molto anche quando gli interventi che svolgo sono online oppure in studio. Sicuramente però, prendendo a esempio gli interventi che faccio sui singoli ragazzi e sulle singole ragazze attraverso i videogiochi direttamente in studio, posso fornire più facilmente la descrizione di una giornata tipica e in questo caso vorrei parlare proprio del primo incontro, quello conoscitivo, durante il quale si gettano le basi del percorso.
Per prima cosa chiedo sempre loro quali siano i riferimenti della loro immaginazione: videogiochi, fumetti, romanzi, serie TV e film. Approfondisco il perché dietro le loro preferenze, indago sui loro personaggi di finzione preferiti e sulle tematiche che più apprezzano dentro un prodotto narrativo. Indago anche su quelle che sono le difficoltà che stanno attraversando in quel periodo di vita: possono essere problemi legati a bullismo, conflitti con i genitori, disaccordi con gli insegnanti e altre situazioni complesse nelle dinamiche relazionali che vivono in quel dato momento, senza ovviamente forzarli. A quel punto propongo loro un ventaglio di scelte per quanto riguarda gli strumenti che considero più indicati per un percorso di interventi da fare assieme. Può essere attraverso dei giochi di ruolo, dei giochi da tavolo, dei fumetti, dei percorsi di scrittura creativa e ovviamente attraverso i videogiochi! Lo strumento deve essere il “medium” attivatore della relazione educativa naturalmente, e mai il fine.
INDIE GAMES DEVEL:
Molte persone non vedono di buon occhio i videogiochi, soprattutto per i ragazzi.
Com’è visto il tuo lavoro da parte dei genitori e di altri docenti?
Hai riscontrato problemi/conflitti?
Raffaele Rubechini:
Paradossalmente solo una volta, quanto meno per ora ed è pur vero che ho avviato la mia attività da nemmeno due anni esatti, dunque sarà ancora tutto da vedere. Tendenzialmente i genitori, gli insegnanti e altre figure adulte responsabili (talvolta anche psichiatri e assistenti sociali) che si rivolgono a me in quanto pedagogista specializzato nell’Edutainment sanno già a grandi linee con che strumenti lavoro, non è mai una sorpresa perché sono molto esplicito, anche nei miei canali social, in merito alle metodologie da me utilizzate.
Una volta però una signora mia cliente, una madre che tuttora richiede i miei servizi di consulenza pedagogica per sé e la sua famiglia, condivise un articolo da me scritto in un gruppo di altre madri, attirando l’interesse e la curiosità di molte ma delle opinioni molto contrarie di una. La mia cliente mi avvertì del fatto e semplicemente le risposi con un audio, dandole il permesso di rigirarlo sul gruppo, che la signora in questione poteva senza problemi dare una sbirciata ai miei social, dove condivido spesso una nutrita bibliografia di diversi studi anche dedicati ad hoc ai genitori, e che non mi invento assolutamente nulla. Non so se si sia mai effettivamente documentata in merito.
INDIE GAMES DEVEL:
Quali sono i tuoi piani per il futuro?
Raffaele Rubechini:
Una domanda decisamente impegnativa! Ora come ora scrivere un secondo saggio sull’Edutainment. Il primo, già pubblicato in formato e-book su Amazon, è rivolto principalmente a insegnanti, psicologi, educatori e colleghi/e pedagogisti/e, dunque è molto “tecnico” e di settore per le scienze umane. La mia prossima pubblicazione sarà invece rivolta proprio ai genitori, una sorta di piccola guida che possa accompagnare la gestione dei processi educativi e formativi che i loro figli e figlie mettono in atto attraverso i videogiochi. L’altro passo sicuramente sarà quello di aprire finalmente una mia pagina web (per ora utilizzo soprattutto Instagram e Linkedin). Infine ammetto che mi piacerebbe realizzare dei progetti ad ampio respiro nelle scuole. Il mio sogno nel cassetto è che giochi di ruolo e videogiochi possano, guidati da un’intenzionalità educativa, diventare attività formative da proporre come attività extrascolastiche nelle strutture scolastiche stesse.