Tormented Souls omaggia e tributa deliberatamente due dei più grandi titoli horror di sempre: Resident Evil e Alone In The Dark. Due prodotti, rispettivamente dal lontano Oriente e dalla vicina Francia, che hanno sconquassato il mercato horror anni 90, all’epoca ancora acerbo e incerto. Riuscirà Tormented Souls a conquistarsi il diritto di potersi definire erede spirituale di questi colossi? Scopriamolo.
Sviluppato da Dual Effect e pubblicato da PQube, Tormented Souls è stato inizialmente rilasciato per PC e Playstation 5 il 27 agosto 2021, poi per Xbox Series S/X il 7 settembre 2021. Ne è stata anche realizzata una versione per PS4 e Xbox One, uscita il 25 febbraio 2022, ed infine per Nintendo Switch il 14 aprile 2022. Si tratta di un survival horror in uno stile volutamente old school. Facendo uso di meccaniche come una telecamera fissa, non nasconde la forte ispirazione ai grandi capolavori del genere.
La nostalgia fa da padrona
Non è la prima nè l’ultima volta in cui vediamo titoli nuovi che cercano di rievocare le sensazioni delle vecchie fiamme, nel bene e nel male. Concetti come il retrogaming sono tornati molto in auge di recente. Si sono anche viste diverse software houses rilasciare versioni rimasterizzate di videogiochi anni 90 o primi anni 2000, per la gioia dei fan. Aleggia una sorta di venerazione, glorificazione verso tali videogiochi; si è disposti persino a tralasciarne eventuali innegabili difetti, nel nome sacro della nostalgia. Può quindi funzionare un prodotto che nasce volutamente vecchio? Sia nei comandi, che nelle meccaniche, ma anche nell’emozione e nel fascino? La risposta è: dipende; è soggettivo. Sicuramente la formula rende, per chi è disposto ad accettarne le caratteristiche. E rende dannatamente bene.
L’introduzione di Tormented Souls si presenta breve ed intensa. Una ragazza canadese apparentemente ordinaria, di nome Caroline Walker, riceve una lettera inaspettata a casa sua, dal Wildberger Hospital. La lettera contiene la fotografia di due ragazzine, con un messaggio tra l’intimidatorio e il malinconico: “credi davvero di poterci abbandonare?”. La foto causa un forte mal di testa ed una sensazione di disagio terribile nella ragazza, che nelle settimane successive viene tormentata da incubi e visioni. Decide quindi di recarsi al Wildberger Hospital, soltanto per trovarlo in stato di abbandono. Uno sconosciuto la aggredisce alle spalle e lei si risveglia collegata ad uno strano macchinario, e priva di un occhio. Spaventata, confusa e scioccata, la ragazza si addentra nei meandri dell’edificio, in cerca di risposte…
Paura del buio
Paura del buio, paura del buio! Ho una costante paura che ci sia sempre qualcuno vicino, diceva qualcuno negli anni 90. In Tormented Souls, la sensazione che ci investirà non appena avremo lasciato la stanza iniziale, che funge da tutorial, sarà proprio questa. Richiamando alla mente Alone In The Dark, è chiaro come avventurarsi nell’oscurità senza una fonte di luce sia una pessima idea. Il gioco tenterà di avvertirci con un effetto di distorsione dell’immagine sempre maggiore, volto a rappresentare l’angoscia di Caroline, ma se decidiamo di ignorarlo… beh, provate. Fortunatamente, rinverremo il nostro migliore amico, un accendino, nelle prime fasi di gioco. Ed è qui che salta fuori subito la prima meccanica volutamente antiquata di Tormented Souls: non possiamo equipaggiare l’accendino ed un altro oggetto contemporaneamente. Già potete immaginare che genere di problemi possa creare. Muovendoci nell’ospedale abbandonato, esaminando le porte, gli scaffali, i documenti e sobbalzando ad ogni schricchiolio, ci facciamo strada nell’inquietante mistero che ci ha condotti lì, e spesso non sarà facile orientarsi e capire dove dobbiamo andare per procedere.
Il prodotto riesce benissimo nel suo intento: spaventare. Ho masticato la mia buona dose di horror, eppure Tormented Souls è riuscito a farmi rabbrividire più e più volte, con momenti intelligentemente e sapientemente studiati, mai banali. Certo, non possiamo aspettarci totale innovazione, anche per via della matrice ispirazionale del gioco, ma le sezioni horror e gore funzionano benissimo. L’ospedale abbandonato è un grande classico che mai smette di esercitare la sua malia sui giocatori. La grande cura impiegata nel realizzare gli ambienti, le ombre e il sonoro contribuiscono ad avvolgerci in un velo di malessere ed oppressione, spingendoci ad esplorare con cautela, timorosi di cosa si celi dietro l’angolo. Molto, davvero molto reminescente degli horror anni 90.
Mi sono persa… di nuovo.
Probabilmente questo è ciò che transita nella mente della povera Caroline, mentre, palpitante ed ansimante, percorre per l’ennesima volta lo stesso corridoio, ora con un nuovo oggetto nell’inventario, sperando che serva ad aprire quella dannata porta misteriosa. Già semplicemente uscire dalla stanza in cui ci risvegliamo richiederà la risoluzione di un puzzle. Sebbene non sia troppo difficile, serve a farci comprendere il metodo con cui possiamo interagire con l’ambiente e l’inventario. Possiamo combinare oggetti, ruotarli per scoprire dettagli e meccanismi, utilizzarli su altri oggetti. Un’altra delle parti più riuscite di Tormented Souls è proprio questa, e ci accompagna per tutta l’avventura. L’ospedale è vasto e interconnesso. All’inizio, la grandissima maggioranza delle porte sarà bloccata; spesso sapremo dove andare, ma sarà criptico capire come andarci. Raccoglieremo oggetti e chiavi di dubbio utilizzo, cercando di trarre un senso grazie ai diari e documenti che troveremo in giro, a volte molto ben nascosti. L’omaggio ai primi capitoli della saga Resident Evil è stato assai apprezzato, personalmente il titolo è riuscito a farmi tornare indietro nel tempo, a farmi nuovamente sentire disorientato e confuso. Tanto di cappello.
E sarebbe sciocco dimenticare che non siamo i soli a popolare i corridoi decadenti del Wildberger Hospital… Ad aggiungere sfida e urgenza agli enigmi pensano i nemici ed i pericoli in giro per la mappa. Possiamo difenderci, ma le nostre armi e munizioni sono assai limitate e gli avversari tremendamente coriacei. Come insegnano i survival horror, il combattimento è l’ultima opzione, da impiegare soltanto se spalle al muro. Fuga e raggiro sono strategie molto più funzionali, e dovremo farne largo uso se vogliamo sopravvivere. Alcuni nemici sono davvero terrificanti, nonostante i modelli dei personaggi non siano di qualità eccelsa, al contrario degli ambienti.
Non so camminare e sparare contemporaneamente!
Tormented Souls è violento e brutale il giusto, forse un pochino esagerato, ma anche questo è parte del fascino. La scelta di concedere pochi mezzi di difesa al giocatore risulta azzeccata, esaltando la paura e l’ansia che anche un solo nemico è in grado di instillare. Quando però dico che le meccaniche sono vecchie di proposito, intendo che lo sono fino in fondo… al punto che è possibile sparare solo da fermi. Ricorda qualcosa? Già. Nonostante esista la possibilità di compiere schivate, il sistema genera un certo grado di frustrazione, a tratti, e questa è una cosa con cui si deve scendere a patti sin dall’inizio. Così come si possa salvare solo in determinate stanze e soltanto se in possesso di un certo oggetto. Ho rischiato di perdere quaranta minuti di progressi sopravvivendo per il rotto della cuffia ad uno scontro davanti alla stanza di salvataggio. Così, giusto per dire. Verissimo che c’è da aspettarselo, vista la natura del gioco, ma un sistema di salvataggio moderno non sarebbe guastato, specialmente nei confronti di molti giocatori meno pazienti.
Come citavo sopra, i modelli dei personaggi non sono all’altezza di ciò che li circonda. Quelli sembrano davvero arcaici, ma nel senso negativo del termine. Va benissimo dedicare la stragrande maggioranza delle risorse a ciò che davvero conta ai fini della componente horror, ma il contrasto è davvero elevato, e si nota. Il risultato è particolare. Si ha la sensazione di giocare ad un titolo contemporaneo ed antico allo stesso tempo, a volte nel bene, a volte nel male. Non è una critica, e sono sicuro che su molti nostalgici il sortilegio evocato si riveli potente, ma allo stesso tempo allontanerà diversi potenziali fruitori. Inevitabile.
Un’esperienza peculiare
Nel complesso, Tormented Souls fa il suo lavoro. La trama è interessante e ricca di mistero, oltre ad essere piuttosto lunga, per un survival horror; si aggira attorno alle dieci-dodici ore, a seconda dello stile di gioco. I documenti e le lettere trovate approfondiscono ulteriormente l’universo di gioco, e la qualità della scrittura si attesta su un buon livello. I nemici sono disturbanti e destinati a rimanervi impressi per un bel po’. L’interazione con l’ambiente è profonda e indispensabile per la risoluzione degli enigmi. Al netto dei difetti menzionati sopra, posso dire di trovarmi davanti ad un titolo di qualità, un risultato notevole per un prodotto indipendente. Non è assolutamente per tutti, sia per la pesantezza delle tematiche trattate, che per le meccaniche, che per il genere a cui appartiene. Se siete giocatori della vecchia guardia, o semplicemente amanti dell’horror, non potete perdervelo. Il Wildberger Hospital cela terribili e oscuri segreti, ed attende soltanto che voi facciate luce su di essi… con il vostro fidato accendino. Solo, state attenti a ciò che svelate. Certe cose è meglio che restino dimenticate.
Tormented Souls, la recensione: reminiscenza di vecchi incubi
PRO
- Fa paura. Davvero
- Ambienti e sonoro di ottima qualità
- Enigmi funzionali e variegati
- Trama interessante e scrittura buona
- Buona longevità
- Atmosfera old school ricreata perfettamente…
CON
- …magari anche troppo
- Frustrante e pesante in diverse sezioni
- Modelli dei personaggi mediocri
- Checkpoint spesso molto lontani