Slay The Spire è un intrigante roguelike dove ci verrà assegnato il compito di scalare e conquistare un’enorme guglia infestata da mostri. Ogni piano pone una sfida differente e avremo bisogno di strategia, ingegno e fortuna per giungere in cima.
Slay The Spire, sviluppato da Mega Crit, uno studio indie basato a Seattle, e pubblicato da Humble Bundle, è stato reso disponibile per una moltitudine di piattaforme. Uscito inizialmente per PC il 23 gennaio 2019, è finito anche sulle console Playstation 4, Nintendo Switch e Xbox One rispettivamente il 21 maggio, 6 giugno e 14 agosto 2019, ed infine anche per iOS il 13 giugno 2020 e Android il 3 febbraio 2021. È un roguelike deck-building, dove svilupperemo l’arsenale del nostro personaggio assemblando un mazzo di carte dagli effetti variegati, ed alla nostra eventuale morte nei meandri della Guglia perderemo tutti i progressi ricominciando da capo.
Scalando la Guglia
Dal momento in cui assumeremo il controllo del nostro personaggio (inizialmente solo uno, ma ne potremo sbloccare altri tre), ci sarà poco spazio per la spiegazione. Slay The Spire ci catapulta subito nel vivo dell’azione. Un essere che si fa chiamare Neow si presenta come l’Antico della Resurrezione e ci informa che abbiamo perso i nostri ricordi, e l’unico modo per recuperarli è arrivare in cima alla Guglia in cui siamo intrappolati. Ci offre una benedizione a nostra scelta ed eccoci qua, alla base di questa minacciosa torre.
Una mappa permette di pianificare il nostro percorso, districandosi tra numerose stanze, che possono contenere nemici, tesori, un utile mercante o delle incognite casuali. Il nostro mazzo di carte, che utilizzeremo sia per difendere che attaccare, è inizialmente molto limitato e legato al personaggio che abbiamo scelto. Abbiamo anche una scorta d’oro, una reliquia che fornisce un bonus passivo ed una cintura per pozioni. Possiamo reperire altre carte, pozioni ed in alcuni casi reliquie dai nemici sconfitti, dagli eventi della mappa e dal mercante, e già qui salta all’occhio la forte componente strategica.
La nostra abilità deve manifestarsi nella scelta delle suddette carte; dobbiamo essere abili nell’assemblare un mazzo sinergico e funzionale, dove gli effetti delle carte si combinano tra di loro armoniosamente e si adattano ai bonus passivi delle reliquie trovate, perché Slay The Spire è spietato. La difficoltà aumenta drasticamente già dopo i primi piani e soprattutto dopo il primo dei quattro boss. La costruzione di un mazzo efficiente è imperativa, ed alle prime partite non sarà raro morire nei primi piani e ritrovarci riportati in vita da Neow per un nuovo tentativo. Ma ogni partita è diversa, e magari nella prossima la fortuna assisterà il nostro personaggio… o avremo imparato dai nostri errori.
Imparare morte dopo morte
Come ho menzionato poc’anzi, ogni tentata scalata risulterà differente dalla precedente. La struttura della mappa cambia sempre, così come i nemici incontrati. Ma pensare che questo ci impedisca di comprendere il gioco è errato: studiando minuziosamente le tattiche e la disposizione degli avversari riusciremo in breve tempo ad anticipare i loro comportamenti, ed agire di conseguenza in combattimento.
Negli scontri, un indicatore sopra la testa del nemico ci informa sulla sua prossima azione, come attaccare, difendersi, applicare un bonus a sé stesso o un malus a noi. Disponiamo di una scorta di energia limitata, necessaria per giocare le carte e che si ricarica a fine turno o con particolari bonus. Generalmente abbiamo in mano cinque carte, e ne pescheremo altrettante ad ogni turno. Per proteggerci possiamo utilizzare delle carte difesa che forniscono uno scudo in grado di assorbire i danni, il quale però andrà perso a fine turno. La tattica è fondamentale, così come avere chiaro in mente il contenuto del nostro mazzo per cercare di prevedere cosa ci capiterà in mano al prossimo turno. Recuperare punti vita non è semplice, si può fare solo in determinate condizioni e raramente in combattimento.
Certo, in Slay The Spire la fortuna gioca la sua parte… a volte anche troppo. Esistono situazioni in cui proprio non c’è nulla da fare se non arrendersi all’idea di dover ricominciare la scalata da capo. É un aspetto da tenere in conto quando si va a giocare ad un roguelike. Ma nella stragrande maggioranza delle situazioni, possiamo ovviare al problema se il nostro mazzo è solido e bilanciato.
Sono inarrestabile… circa!
Avete alle spalle decine di tentativi falliti. Ormai avete imparato come combattono quasi tutti i nemici della guglia, sapete a memoria gli effetti delle carte disponibili ai vari personaggi, addirittura riuscite a prevedere l’esito degli eventi casuali sulla mappa. Proprio qui inizia il vero divertimento. Per quanto crudele possa essere a tratti, Slay The Spire regala una gratificazione sconfinata quando finalmente le cose vanno per il verso giusto. Abbattere quel temibile boss in soli tre turni, far piovere centinaia di danni in un solo turno, arrivare a concatenare talmente tante carte da giocare l’intero mazzo in una sola azione… sono questi i momenti per cui vale davvero la pena affrontare la frustrazione e la sfortuna.
Esistono una marea di reliquie e carte diverse da scoprire, molte ne sbloccheremo procedendo nel gioco grazie ai punti esperienza che guadagniamo anche in caso di sconfitta. Le statistiche iniziali e le carte dei quattro personaggi non cambiano, dando quindi molto valore alla nostra abilità e conoscenza del gioco crescente. La rigiocabilità è elevatissima, dovremo davvero affrontare centinaia di partite prima di sperimentarne una già vista in precedenza.
Per i più abili (o masochisti) è prevista anche una modalità sfida aggiuntiva che si sblocca dopo aver conquistato la Guglia con tutti e quattro i personaggi, composta da 20 livelli di difficoltà crescente, che ci mettono i bastoni tra le ruote con malus esponenziali per tutta la partita. Ma non c’è bisogno di inerpicarsi in tale prova: la difficoltà di Slay The Spire è già elevata di suo, aspetto che può scoraggiare molti giocatori.
E tu chi sei…?
Encomiabile lo sforzo degli sviluppatori di inserire una grande varietà di nemici e boss, alcuni addirittura segreti o presenti solo in determinati eventi casuali. Le combinazioni danno luogo a scontri a volte terrificanti, impossibili da vincere senza le giuste carte. Purtroppo il titolo pecca un po’ nei modelli di personaggi e nelle animazioni, di qualità mediocre persino per un indie. Il difetto passa rapidamente in secondo piano, ma uno sforzo in più sarebbe stato gradito, considerato anche che è stato fatto un lavoro eccelso per la colonna sonora, composta dal brillante Clark Aboud.
Impressionante come dopo decine di ore di gioco si incappi in situazioni mai viste prima, o si riesca a costruire un mazzo completamente nuovo. Tra carte d’attacco, difesa, supporto o addirittura maledizioni che ostacoleranno gli scontri e la nostra ascesa, le possibilità sono quasi infinite, anche nella sinergia che si può creare con l’uso di pozioni e il possesso di reliquie. Addirittura dispiace vincere una partita, perché ricominciando perderemo tutto il nostro potentissimo mazzo che ci ha permesso di trionfare.
Slay The Spire, letteralmente.
Soltanto dopo aver, appunto, ucciso la Guglia ed averla conquistata ci renderemo conto che il viaggio è appena all’inizio. E che le sfide dietro l’angolo aumentano esponenzialmente. Ma soprattutto, avremo voglia di rigiocare, di sperimentare, di testare nuove strategie e percorsi, di vedere ciò che il caso ci ha fatto lasciare indietro.
Un titolo brillante, curato e profondo, al netto di qualche sbavatura grafica. La ripetitività non si fa sentire se non dopo centinaia di ore, e l’interesse è sempre mantenuto vivo. Un ottimo comparto sonoro fa da corollario, assieme ad un’interfaccia piacevole e comoda, tranne sugli smartphone dove può risultare difficile selezionare le carte quando se ne hanno molte in mano. Slay The Spire è stato uno dei capostipiti del genere roguelike deck-builder, e vale assolutamente la pena imbarcarsi nei meandri della sua tortuosa avventura. Pronti ad uccidere la Guglia e carpire i numerosi segreti?
Slay The Spire, la recensione: una scalata tortuosa
PRO
- Grande varietà e profondità
- Difficoltà elevata ma soddisfacente
- Premia tantissimo la strategia
- Musiche ed effetti sonori azzeccati
- Quasi impossibile giocare due partite uguali
CON
- Davvero troppo dipendente dalla fortuna in alcuni casi
- Può risultare frustrante
- Modelli ed animazioni appena discreti