E se il progresso dell’umanità sfuggisse al nostro controllo?

Atomic Heart - Trailer

Atomic Heart è un videogioco d’azione in prima persona che fonde elementi di sparatutto, esplorazione, survival horror e GDR, ambientato in un universo alternativo intriso di estetica sovietica e fantascienza retro-futuristica. Sviluppato da Mundfish, il titolo si presenta come un’esperienza ambiziosa e visivamente straordinaria, capace di unire la violenza dinamica di un FPS con la profondità concettuale della narrativa distopica.

Pubblicato nel febbraio 2023, il gioco è approdato su PC, PlayStation 4, PlayStation 5, Xbox One e Xbox Series X|S, attirando fin dal lancio grande curiosità per la sua estetica unica e le tematiche ideologiche forti.

Fin dalle prime sequenze, Atomic Heart immerge il giocatore in un mondo parallelo dove l’Unione Sovietica non è mai crollata, ma anzi, ha prosperato grazie a un’incredibile rivoluzione tecnologica. In questa realtà alternativa, la scienza ha raggiunto traguardi straordinari: automi, intelligenze artificiali e sistemi di controllo mentale hanno trasformato la società, promettendo un futuro di prosperità e uguaglianza. Tuttavia, il sogno socialista della perfezione tecnologica si tramuta presto in incubo, e l’utopia sovietica si sbriciola sotto il peso delle proprie contraddizioni.

Volendo definire l’identità di Atomic Heart con una sola parola, questa è dualismo: tra progresso e distruzione, razionalità e follia, controllo e caos. L’atmosfera alterna momenti di pura meraviglia visiva a sequenze di terrore psicologico, dove la calma delle architetture monumentali lascia spazio a corridoi infestati da automi impazziti e organismi mutanti.

Questo contrasto è il cuore pulsante dell’esperienza, e rappresenta uno dei motivi per cui il gioco si distingue nel panorama contemporaneo degli FPS narrativi. Ma ciò che rende Atomic Heart davvero memorabile è la sua ambientazione artistica: un’Unione Sovietica futuristica, elegante e inquietante, dove i monumenti al progresso scientifico convivono con abomini biomeccanici e strutture decadenti. Ogni ambiente racconta una parte della storia, dal lusso sfrenato dei laboratori utopici alle catastrofi industriali delle strutture sotterranee, creando un universo coerente e immersivo.

Dal punto di vista tonale, il gioco si muove con sicurezza tra satira, critica sociale e horror esistenziale, rievocando suggestioni letterarie e cinematografiche che spaziano da 1984 di George Orwell a Bioshock e Half-Life. Atomic Heart non è solo uno sparatutto spettacolare, ma anche una riflessione sul prezzo del progresso, sull’illusione dell’utopia e sulla manipolazione del potere attraverso la scienza. È un viaggio visionario e disturbante, dove la brutalità del combattimento si intreccia con un’estetica raffinata e una critica sottilmente ironica al totalitarismo e alla deumanizzazione tecnologica. È un titolo che punta a sorprendere e destabilizzare, offrendo un’esperienza che va oltre il puro intrattenimento, invitando il giocatore a riflettere sulle conseguenze del controllo e dell’ossessione per la perfezione scientifica.

Esordio vincente

Il cuore creativo dietro Atomic Heart è Mundfish, uno studio di sviluppo indipendente fondato nel 2017 e con sede a Cipro (in precedenza a Mosca). Pur essendo una realtà relativamente giovane, Mundfish si è subito distinta per la sua ambizione e per la capacità di affrontare un progetto complesso e visivamente spettacolare come Atomic Heart, il primo grande titolo del team.

La formazione del gruppo è interessante: molti membri provengono da ambiti diversi, tra cui lo sviluppo software, il cinema e la progettazione grafica. Questa commistione di competenze ha influenzato profondamente la visione artistica dello studio, che da subito ha puntato a creare un’esperienza di gioco non solo tecnica, ma anche concettuale e cinematografica. L’obiettivo dichiarato di Mundfish è sempre stato quello di realizzare videogiochi capaci di unire intrattenimento, arte e riflessione filosofica, avvicinandosi più all’idea di un’opera interattiva che a quella di un semplice prodotto commerciale.

Il loro primo progetto, Atomic Heart, ha iniziato a prendere forma già intorno al 2018, quando i primi teaser e prototipi hanno attirato grande curiosità online grazie alla loro estetica surreale e alla fusione di elementi sovietici e fantascientifici. Da allora, lo sviluppo è proseguito per anni tra revisioni, ritardi e cambiamenti di direzione, segno di un processo creativo lungo e ambizioso. Il risultato finale riflette proprio questa gestazione complessa: un titolo tecnicamente imponente, artisticamente audace e pieno di personalità.

Dal punto di vista produttivo, il gioco è stato pubblicato da Focus Entertainment, una delle case editrici più attive nel supportare progetti di fascia media e indipendente con forti caratteristiche identitarie, che ha curato la distribuzione globale del titolo, supportando Mundfish nella fase di marketing, nella localizzazione e nell’ottimizzazione tecnica per le diverse piattaforme. Questo sodalizio tra uno studio indipendente e un editore esperto ha permesso a Atomic Heart di raggiungere una diffusione internazionale senza compromettere la libertà creativa degli sviluppatori.

È importante sottolineare come Mundfish abbia adottato un approccio ibrido tra indipendenza artistica e solidità produttiva, mantenendo un controllo stretto sulle scelte estetiche e narrative, ma beneficiando al tempo stesso dell’esperienza logistica e commerciale dell’editore. Questo equilibrio ha reso possibile la creazione di un titolo che, pur essendo tecnicamente complesso e ambizioso, conserva l’impronta personale tipica delle produzioni indipendenti. Il team di Mundfish ha inoltre dimostrato grande cura nella ricerca storica e culturale dietro l’ambientazione del gioco.

L’Unione Sovietica alternativa di Atomic Heart è il frutto di uno studio minuzioso sull’iconografia, sull’architettura e sull’estetica del realismo socialista, reinterpretate attraverso una lente fantascientifica. Ciò ha richiesto la collaborazione tra artisti, designer e consulenti culturali, garantendo un risultato visivo coerente e credibile, nonostante il contesto surreale.

In conclusione, Atomic Heart rappresenta un caso emblematico di produzione indipendente ad alto profilo, in cui un piccolo team motivato e visionario è riuscito, grazie al supporto di un editore esperto, a dare vita a un progetto di portata quasi “tripla A”, unendo spettacolarità tecnica, profondità concettuale e coerenza stilistica, distinguendosi nel panorama videoludico contemporaneo come una delle produzioni più affascinanti e peculiari degli ultimi anni.

Una scienza pericolosa

La trama di Atomic Heart si svolge in un universo alternativo dove l’Unione Sovietica ha raggiunto un livello di progresso scientifico e tecnologico inimmaginabile. Siamo negli anni ’50, ma non nella realtà storica: in questa linea temporale, la Seconda guerra mondiale è stata vinta grazie a un enorme balzo scientifico, che ha permesso al regime comunista di sviluppare robot, intelligenze artificiali e tecnologie di manipolazione biologica in grado di cambiare il volto del pianeta.

Al centro di tutto si trova la Struttura 3826, un complesso scientifico situato in una località remota, considerato il fiore all’occhiello della ricerca sovietica. Il giocatore assume il ruolo di il Maggiore Sergey Nechayev, nome in codice P-3, un agente speciale dell’esercito sovietico, che viene inviato nella struttura dopo che un misterioso incidente ha trasformato il centro di ricerca in un incubo. I robot creati per servire l’uomo si sono ribellati, e la tecnologia che avrebbe dovuto garantire un futuro di prosperità si è rivoltata contro i suoi creatori, scatenando un massacro. L’obiettivo del protagonista è investigare le cause di questa catastrofe, ripristinare l’ordine e scoprire chi o cosa si nasconde dietro la ribellione delle macchine.

Sin dai primi momenti, Atomic Heart rivela una trama densa e piena di misteri. P-3, equipaggiato con un guanto tecnologico senziente chiamato Charles, che funge da guida e strumento multifunzione, si trova a esplorare la struttura devastata, tra laboratori, impianti industriali, complessi residenziali e installazioni sotterranee. Il guanto, dotato di intelligenza artificiale, comunica costantemente con lui, offrendo informazioni tecniche e riflessioni filosofiche, ma anche momenti di ironia e tensione, diventando una presenza costante e ambigua durante tutto il viaggio.

L’indagine di P-3 lo porta a confrontarsi con il Dottor Sechenov, una figura chiave nel programma scientifico sovietico e il creatore del sistema neurale “Kollektiv”, progettato per collegare tutte le menti umane in una rete condivisa di conoscenza e obbedienza. La promessa era quella di una società perfetta, libera dal conflitto e dall’inefficienza. Ma come spesso accade, dietro la promessa di utopia si nasconde la perdita dell’individualità e la manipolazione totale.

Il fallimento del progetto, scatena il caos che devasta la struttura. Ecco allora che P-3 si trova a fronteggiare non solo robot fuori controllo, ma anche creature mutanti, il risultato di esperimenti biologici condotti con sostanze sconosciute provenienti da altre dimensioni. Man mano che il protagonista avanza, emergono frammenti del suo passato, che rivelano una mente tormentata e manipolata. La linea tra realtà e allucinazione si fa sempre più sottile, e il giocatore si trova a dubitare della reale natura di P-3, della sua missione e della verità dietro agli eventi.

Il percorso narrativo di Atomic Heart è ricco di colpi di scena e momenti di tensione psicologica. L’agente scopre che le sue memorie potrebbero essere state alterate e che il suo rapporto con Sechenov è più complesso di quanto sembri. Nel frattempo, altre figure, come le gemelle androide del dottore o i vari scienziati ribelli, offrono prospettive diverse sul progetto “Kollektiv”, facendo emergere un conflitto ideologico profondo tra libertà individuale e controllo totale.

Il finale, a seconda delle scelte e dell’interpretazione, lascia spazio a diverse letture. Atomic Heart non fornisce risposte univoche, ma piuttosto propone un viaggio simbolico nella mente di un uomo e nella follia di un sistema. Il crollo della struttura 3826 diventa metafora del fallimento dell’utopia tecnologica e del rischio insito nel voler dominare la natura e l’essere umano stesso. Di grandissima attualità.

Temi d’attualità, in prospettiva futuristica

La narrativa rappresenta uno dei suoi aspetti più complessi e affascinanti. Al di là della trama principale, infatti, il gioco costruisce un intreccio di riflessioni filosofiche, simbolismi politici e tensioni esistenziali che si intrecciano in un racconto di fantascienza distopica. L’opera di Mundfish non si limita a raccontare una ribellione di macchine: è una critica profonda alla fede cieca nel progresso, all’utopia del controllo e alla fragilità dell’essere umano di fronte alle proprie creazioni.

Il contesto narrativo di Atomic Heart è radicato in una reinterpretazione della cultura sovietica postbellica, che viene rielaborata in chiave alternativa e retro-futuristica. In questo universo, la vittoria dell’Unione Sovietica nella Seconda guerra mondiale ha condotto a un’esplosione tecnologica che ha superato qualsiasi altra potenza mondiale. Tuttavia, dietro la facciata gloriosa del progresso scientifico e della collettività perfetta, si nasconde una realtà inquietante: l’individuo è sacrificato per il bene comune, la libertà è subordinata alla funzionalità, e la verità è manipolata in nome dell’ideale.

Uno dei temi centrali del gioco è proprio la contraddizione tra utopia e deumanizzazione. L’ideale socialista del benessere collettivo viene mostrato nella sua degenerazione totalitaria: un sistema che, nel tentativo di eliminare la sofferenza, cancella l’autonomia e la complessità dell’essere umano. Il progetto “Kollektiv”, rete neurale che collega ogni mente, incarna perfettamente questo paradosso. Nelle intenzioni del Dottor Sechenov, essa rappresenta la massima espressione di progresso, una connessione universale che unisce tutta l’umanità. Ma, nella realtà, è un meccanismo di controllo assoluto, dove la volontà individuale viene assorbita da un’intelligenza collettiva che decide cosa è giusto o sbagliato.

Il protagonista, P-3, diventa il simbolo di questa ambiguità. È un uomo privato della memoria e dell’identità, manipolato dalle istituzioni e costretto a obbedire a ordini che non comprende pienamente. La sua relazione con Charles, il guanto dotato di intelligenza artificiale, è il fulcro narrativo dell’intera esperienza: un dialogo costante tra l’uomo e la macchina, tra razionalità e coscienza, che si trasforma progressivamente in una riflessione sull’autonomia del pensiero e sulla natura stessa dell’umanità.

Un altro tema ricorrente è quello della scienza senza etica. I laboratori della Struttura 3826 sono luoghi di esperimenti estremi, in cui la curiosità scientifica ha superato ogni limite morale. Gli scienziati, convinti di lavorare per il bene collettivo, finiscono per creare mostri biologici, mutazioni incontrollabili e automi senz’anima. Questa deriva rappresenta una critica diretta alla fiducia cieca nella scienza come strumento di redenzione, un monito contro l’arroganza di chi pensa di poter dominare la vita stessa.

La narrazione utilizza numerosi simboli per approfondire i suoi temi: le gemelle androide di Sechenov, ad esempio, incarnano la perfezione artificiale e l’oggettivazione della femminilità in un mondo dominato dal potere maschile e dal controllo tecnologico; i robot servitori, che riproducono gesti umani con un’ironia inquietante, simboleggiano la banalizzazione del lavoro e la perdita di senso nella società iper-meccanizzata; i mutanti biologici, infine, sono la manifestazione fisica del fallimento dell’utopia scientifica, esseri deformi nati dall’ambizione cieca e dalla negazione della natura.

Dal punto di vista strutturale, la narrativa di Atomic Heart alterna momenti di introspezione e dialogo a esplosioni di violenza e caos, creando un ritmo volutamente dissonante. Questa scelta non è casuale: riflette la frattura psicologica del protagonista e la dicotomia tra l’ordine del sistema e la disintegrazione interiore dell’individuo.

Il giocatore è costantemente spinto a interrogarsi su ciò che è reale e su chi sia veramente P-3: un eroe, una vittima o semplicemente un ingranaggio in una macchina più grande di lui.

Artisticamente sbalorditivo

Uno degli aspetti più impressionanti e discussi di Atomic Heart è senza dubbio il suo comparto tecnico e artistico, che si distingue per la qualità visiva eccezionale, la direzione estetica audace e la capacità di fondere realismo, surrealismo e fantascienza sovietica in un insieme coerente e ipnotico. Fin dalle prime sequenze, il gioco cattura lo sguardo con una messa in scena sontuosa e un’attenzione al dettaglio maniacale, capace di trasmettere un senso costante di meraviglia e inquietudine.

Il titolo è stato sviluppato utilizzando l’Unreal Engine 4, sfruttato in modo straordinariamente efficace. L’uso sapiente dell’illuminazione dinamica, dei materiali riflettenti e del sistema di particelle consente di creare ambienti visivamente densi e credibili, che riescono a mantenere un equilibrio tra realismo tecnico e stilizzazione artistica. Le texture ad alta definizione, le superfici metalliche lucide e gli effetti di luce volumetrica contribuiscono a dare vita a scenari che cambiano tono e atmosfera in base al contesto narrativo: dai corridoi sterili dei laboratori alle strutture monumentali della città volante, fino alle aree sotterranee invase da creature organiche. Le prestazioni complessive del gioco si mantengono solide sulle piattaforme di ultima generazione, con un frame rate stabile e un caricamento rapido grazie all’ottimizzazione delle risorse.

L’aspetto più distintivo di Atomic Heart risiede nella sua direzione artistica visionaria. L’estetica retro-futuristica sovietica è una delle più originali mai viste nel medium videoludico. L’universo del gioco combina elementi di realismo socialista, brutalismo architettonico e design industriale anni ’50 con influenze cyberpunk e biotecnologiche. Il risultato è un mondo visivamente unico, dove statue propagandistiche, sculture eroiche e simboli comunisti convivono con robot ipertecnologici, installazioni digitali e mutazioni organiche. Ogni ambiente è progettato con una cura scenografica eccezionale: le piazze monumentali, le hall futuristiche, i corridoi pieni di macchinari, i laboratori illuminati da neon rossi e blu raccontano una storia visiva coerente e disturbante. Le texture e le geometrie degli spazi riflettono una costante tensione tra ordine e caos, tra simmetria e deformazione, sottolineando il tema del progresso che si corrompe in mostruosità.

La varietà estetica è sorprendente: si passa da ambienti lucidi e tecnologicamente perfetti, simbolo dell’utopia sovietica, a sezioni invase da vegetazione e materia organica, dove la natura e la biologia riprendono il sopravvento. Questo contrasto continuo fra acciaio e carne, tra geometria e mutazione, conferisce al gioco una potenza visiva quasi pittorica, degna di un’opera d’arte contemporanea.

Particolarmente riuscito è anche il design dei robot e delle creature mutanti. Gli automi hanno un aspetto elegante e inquietante allo stesso tempo: linee morbide, volti senza espressione e movimenti fluidi che evocano una freddezza meccanica quasi ipnotica. Le creazioni biomeccaniche, invece, sono disturbanti e organiche, con texture pulsanti e animazioni che ricordano un orrore lovecraftiano mascherato da scienza.

L’uso del colore in Atomic Heart è fortemente simbolico. Le tonalità dominanti, come rosso, oro, argento e nero, richiamano direttamente la propaganda sovietica, ma vengono reinterpretate per creare emozioni contrastanti. Il rosso, in particolare, è onnipresente: simbolo di potere e pericolo, ma anche di vitalità e ribellione. Le luci naturali si alternano a bagliori artificiali e lampeggianti, trasformando ogni scena in un contrasto visivo costante.

Dal punto di vista registico, la telecamera accompagna il giocatore con fluidità cinematografica, alternando sequenze spettacolari a momenti più intimi. Le cutscene e le animazioni sono perfettamente integrate nel gameplay, senza mai interrompere il ritmo narrativo. La cura con cui vengono gestite le inquadrature, le distorsioni visive e gli effetti di luce contribuisce a creare un’esperienza sensoriale totalizzante. Le animazioni dei personaggi e dei robot sono fluide e precise, con una particolare attenzione ai movimenti realistici e meccanici. La fisica degli oggetti è anch’essa notevole: superfici distruttibili, corpi che reagiscono in modo convincente ai colpi, e un’ottima simulazione dei liquidi e delle particelle. Questi dettagli, uniti alla potenza del motore grafico, rendono il mondo di gioco tangibile e dinamico.

Possiamo definire con sicurezza Atomic Heart come una meraviglia estetica e tecnica, capace di combinare un motore grafico performante con una direzione artistica straordinariamente coerente e riconoscibile.

Un grande studio sonoro

Il comparto sonoro di Atomic Heart è un altro degli degli elementi più potenti e memorabili dell’intera esperienza, capace di amplificare le emozioni, costruire tensione e dare profondità al mondo di gioco in modo magistrale. Fin dai primi minuti, è chiaro che la dimensione acustica è stata trattata con la stessa cura maniacale riservata al comparto visivo: ogni suono, voce, rumore meccanico o nota musicale contribuisce a definire il tono di un universo inquietante e affascinante.

La colonna sonora, curata principalmente da Mick Gordon (celebre per il suo lavoro su DOOM e Prey, tra i vari), è un capolavoro di sperimentazione e identità. Gordon ha saputo fondere sonorità elettroniche industriali con melodie ispirate alla musica sovietica degli anni ’50 e ’60, creando un paesaggio sonoro ibrido, che riflette perfettamente il contrasto tra la tradizione e il futurismo distorto dell’universo di Atomic Heart. Le tracce alternano momenti di pura potenza ritmica, con percussioni sintetiche e bassi distorti, a passaggi più atmosferici e malinconici, costruiti su synth analogici e cori eterei.

L’effetto è una costante oscillazione tra epica e inquietudine, dove la musica non accompagna semplicemente l’azione, ma la interpreta emotivamente. Un elemento distintivo è l’uso di brani della tradizione popolare sovietica, riarrangiati in chiave elettronica o industrial. Queste reinterpretazioni creano un effetto straniante e profondamente simbolico: melodie nate per celebrare la collettività vengono ora deformate e spezzate, riflettendo la disgregazione del mondo che il giocatore esplora. In alcuni momenti, il passaggio improvviso da una musica rassicurante e nostalgica a un’esplosione di suoni distorti e meccanici genera un impatto quasi fisico, accentuando la sensazione di disorientamento e paranoia.

Il sound design vero e proprio è uno dei più curati e dinamici degli ultimi anni. Gli sviluppatori di Mundfish hanno creato un universo sonoro coerente e “vivo”, in cui ogni rumore racconta qualcosa del mondo che lo produce. I suoni metallici dei robot, le vibrazioni elettriche delle armi energetiche, il fruscio dei cavi e i sibili delle macchine creano un tappeto acustico costante, che immerge completamente il giocatore nella realtà retro-futuristica dell’URSS alternativa. Ogni tipo di robot o creatura possiede un’identità sonora unica: i droni emettono ronzii ritmici e quasi armonici, mentre le macchine da guerra più grandi si muovono con colpi sordi e stridii di metallo che evocano il peso e la minaccia. I mutanti organici, invece, sono accompagnati da suoni umidi, respirazioni affannose e urla distorte che contribuiscono a creare un senso di repulsione viscerale.

Anche il silenzio gioca un ruolo fondamentale. Nelle sezioni più esplorative, la quasi totale assenza di musica lascia spazio a un ambiente sonoro rarefatto, fatto di scricchiolii, vento, rumori lontani di macchine e porte automatiche. Questo uso mirato del silenzio amplifica il senso di isolamento e tensione, ricordando che, nonostante la grandiosità degli ambienti, il mondo di Atomic Heart è ormai deserto, privo di vera vita umana.

Il doppiaggio è di ottima qualità. La versione russa, in particolare, offre un’immedesimazione superiore, grazie alla naturalezza e alla cadenza autentica delle voci. Il protagonista P-3 è interpretato con un tono sarcastico e cinico, che ben si adatta al suo carattere disilluso e alla sua progressiva alienazione. Il guanto Charles, con la sua voce calma e artificiale, funge da contrappunto perfetto: rappresenta la ragione, la freddezza e la logica, in contrasto con l’impulsività del protagonista. Il doppiaggio riesce a trasmettere non solo le emozioni, ma anche la filosofia dietro i dialoghi. Le intonazioni, le pause e le inflessioni vocali contribuiscono a creare un sottotesto costante di ambiguità e sospetto, che rende ogni conversazione significativa e densa di tensione.

Dal punto di vista tecnico, Atomic Heart sfrutta pienamente la spazialità sonora tridimensionale, garantendo un’esperienza immersiva eccezionale con l’uso di cuffie o sistemi surround. L’origine dei suoni è sempre precisa: i passi, le voci e i rumori meccanici provengono da direzioni coerenti con l’ambiente di gioco, migliorando il senso di realismo e di presenza fisica. Gli ambienti interni risuonano in modo differente a seconda della loro struttura: i corridoi metallici producono echi secchi e risonanze metalliche, mentre le aree aperte restituiscono riverberi naturali e profondi. Questa attenzione ai dettagli acustici conferisce un senso di identità, come se ogni superficie avesse un proprio “suono” riconoscibile.

Un altro punto di forza del comparto audio è la perfetta integrazione tra musica dinamica e gameplay. Durante i combattimenti, la colonna sonora reagisce agli eventi, aumentando di intensità o modulandosi in base al ritmo dell’azione. Nei momenti più concitati, la musica di Mick Gordon diventa parte integrante dell’esperienza, fondendosi con gli effetti sonori e amplificando l’adrenalina del giocatore. Nei momenti di calma, invece, il sound design si ritira, lasciando spazio a suoni ambientali e a frammenti musicali appena percettibili. Questo dinamismo sonoro trasmette una sensazione di “respiro”, un equilibrio tra caos e quiete che rispecchia perfettamente l’andamento psicologico del protagonista.

Quindi, il comparto sonoro di Atomic Heart è una sinfonia distorta di metallo, carne e memoria, un viaggio uditivo tanto potente quanto quello visivo. La combinazione tra la colonna sonora ipnotica di Mick Gordon, il sound design minuzioso e l’uso narrativo del silenzio dà vita a un’esperienza sensoriale totale. Il suono non accompagna la storia: la racconta, diventando il battito pulsante di un mondo in rovina.

Gameplay, vero nucleo

Se comparto tecnico e sonoro sono i due polmoni del gioco, il world building e il gameplay di Atomic Heart ne rappresentano il cuore pulsante: un equilibrio tra esplorazione, azione, sopravvivenza e riflessione, immersi in un mondo distopico di rara coerenza e ricchezza concettuale. In queste due componenti, si percepisce appieno l’ambizione di Mundfish di costruire non solo un videogioco, ma un universo narrativo vivo, in cui ogni ambiente, meccanica e interazione contribuisce a comunicare significato e atmosfera.

L’ambientazione di Atomic Heart è una delle più originali e riconoscibili dell’intera scena videoludica contemporanea. Il gioco ci trasporta in una Unione Sovietica alternativa, proiettata in un futuro fantascientifico che ha visto l’esplosione di tecnologie avanzatissime, come robot senzienti, sistemi di rete neurale e biotecnologie mutanti. Tuttavia, questo progresso ha portato con sé il seme dell’autodistruzione: il sogno collettivista è degenerato in un incubo di controllo e ribellione meccanica.

La Struttura 3826, il principale complesso scientifico dove si svolge la vicenda, è il simbolo di questo paradosso. È un luogo al tempo stesso maestoso e decadente: laboratori luccicanti coperti di sangue, fabbriche che producono morte, giardini artificiali invasi da organismi mutanti. L’attenzione ai dettagli è impressionante, con poster di propaganda, scritte in cirillico, statue eroiche e manifesti celebrativi che convivono con macchine assassine e orrore organico. Ogni area è progettata per raccontare visivamente il fallimento dell’utopia sovietica e la lenta corruzione della scienza.

Il world building è arricchito da una vasta rete di documenti, registrazioni vocali, terminali informatici e dialoghi ambientali. Questi elementi non si limitano a fornire contesto, ma ampliano la prospettiva sulla tragedia della Struttura 3826 e sulle ideologie che la sostengono. Attraverso questi frammenti, il giocatore scopre le vite degli scienziati, i dilemmi morali e la retorica del progresso che ha condotto al disastro. È un mondo vissuto e tangibile, in cui ogni corridoio e ogni reperto contribuisce a costruire un ecosistema narrativo coerente e inquietante.

Dal punto di vista strutturale, Atomic Heart adotta un design semi-aperto: alterna grandi ambienti esplorabili a sezioni più lineari e narrative. Le zone esterne, vaste e liberamente percorribili, consentono al giocatore di esplorare rovine, laboratori e installazioni secondarie, spesso collegate da sistemi di trasporto automatici e veicoli. In queste aree, l’esplorazione è premiata con materiali di potenziamento, armi uniche e frammenti di lore che approfondiscono il contesto narrativo.

Il level design è straordinariamente curato. Ogni area è costruita per stimolare la curiosità e il senso di scoperta, ma anche per mantenere una tensione costante. I percorsi si intrecciano in modo intelligente, offrendo scorciatoie, passaggi segreti e sezioni opzionali che premiano l’attenzione del giocatore. Gli spazi non sono semplici scenari, ma ambienti narrativi interattivi: anche un semplice laboratorio abbandonato racconta, attraverso i suoi resti e i suoi suoni, la storia di ciò che è accaduto.

Il gameplay si articola attorno a un sistema di combattimento ibrido che combina armi da fuoco, poteri speciali e corpo a corpo, con un’attenzione particolare alla gestione delle risorse e alla scelta tattica degli approcci. L’arsenale, vario e fantasioso, è potenziabile attraverso sistemi di crafting e materiali ottenuti dai nemici, mentre le abilità psioniche del protagonista aggiungono profondità strategica agli scontri.

Il titolo ibrida sparatutto in prima persona, gioco di ruolo e survival horror, con un forte accento sull’improvvisazione e sulla gestione delle risorse. Il protagonista, P-3, dispone di un vasto arsenale di armi da fuoco e da mischia, costruibili e potenziabili attraverso materiali raccolti nel mondo di gioco. Il sistema di crafting, basato su stazioni di lavoro chiamate “NORA”, permette di modificare ogni arma con componenti meccanici e potenziamenti energetici, adattandola al proprio stile di gioco.

Tuttavia, la vera innovazione risiede nei poteri bioelettrici forniti dal guanto Charles, che consentono di manipolare il campo di battaglia: lanciare scariche elettriche, congelare i nemici, sollevarli con la telecinesi o manipolare oggetti a distanza. Combinare le armi tradizionali con le abilità del guanto crea un sistema di combattimento dinamico e strategico, che incoraggia la sperimentazione e la creatività del giocatore. I nemici sono estremamente vari: dai robot standard ai droni volanti, fino ai mutanti organici e ai boss di dimensioni imponenti. Ogni tipo di avversario richiede tattiche differenti, e le battaglie più intense si trasformano in vere e proprie danze meccaniche, dove ritmo e reattività sono fondamentali per la sopravvivenza.

La progressione del personaggio è gestita attraverso un sistema di potenziamento ramificato, che permette di investire risorse in diversi rami di abilità: fisiche, energetiche e tattiche. Questa struttura offre una buona libertà di scelta, consentendo di orientarsi verso uno stile più offensivo, difensivo o esplorativo. Le abilità del guanto, in particolare, possono essere combinate per creare sinergie sorprendenti, come ad esempio congelare un nemico e poi distruggerlo con una scarica elettrica amplificata. La personalizzazione estetica delle armi è minima, ma quella funzionale è profonda: ogni modifica influisce realmente sull’efficacia in combattimento. Anche la gestione delle risorse è strategica: sprecare troppo in un combattimento può rendere i successivi molto più difficili, costringendo a esplorare con attenzione per trovare ciò che serve.

Oltre al combattimento, Atomic Heart include elementi di esplorazione ambientale e puzzle. Molti di questi enigmi sono basati su sistemi elettrici, connessioni meccaniche e logiche di ingegneria, coerenti con l’estetica del gioco. Nonostante non siano particolarmente complessi, servono a spezzare il ritmo e a stimolare l’osservazione, spingendo il giocatore a esplorare e ragionare. L’interazione con l’ambiente è profonda anche sul piano visivo: oggetti distruttibili, superfici manipolabili, porte che si aprono tramite sistemi magnetici o biometrici. Tutto contribuisce a far sentire il mondo vivo e reattivo, anche quando il giocatore non è impegnato in combattimento.

Il ritmo complessivo di Atomic Heart è studiato con cura per alternare momenti di adrenalina e sequenze di calma esplorativa. Le fasi d’azione sono intense e spesso spettacolari, come ad esempio le boss fight, che lasciano davvero il segno, mentre quelle di esplorazione sono più lente e contemplative, immerse in un’atmosfera di mistero e tensione. Questo bilanciamento tra azione e introspezione permette al giocatore di respirare, riflettere e assorbire la potenza visiva e tematica del mondo circostante.

Atomic Heart riesce insomma ad offrire un’esperienza di gameplay profonda, stratificata e immersiva, sostenuta da un world building coerente e affascinante. L’Unione Sovietica alternativa costruita da Mundfish non è solo un’ambientazione, ma un vero e proprio organismo narrativo, in cui ogni ingranaggio, robot o corridoio contribuisce a raccontare la stessa storia di ambizione e rovina. Il risultato è un titolo che riesce a coniugare estetica, interattività e filosofia con una coesione rara, offrendo al giocatore un viaggio tanto spettacolare quanto inquietante.

Lascia il segno

Atomic Heart ha diviso pubblico e critica fin dal suo annuncio. Da un lato è stato acclamato come uno dei titoli più visionari e coraggiosi degli ultimi anni, dall’altro è stato criticato per alcune scelte di design e di ritmo. Tuttavia, al di là delle opinioni contrastanti, il gioco di Mundfish rimane una delle esperienze più uniche e personali del panorama videoludico recente.

Il primo grande merito è la direzione artistica, unanimemente riconosciuta come straordinaria. L’ambientazione retro-futuristica sovietica è stata lodata per la sua originalità e per la capacità di fondere immaginario storico e fantascienza in un insieme coerente e affascinante. Gli scenari della Struttura 3826, le statue monumentali, i robot dalla bellezza inquietante e la simbologia ideologica sono stati considerati elementi di rara ispirazione visiva, capaci di rendere ogni angolo del gioco memorabile. Apprezzato è anche il coraggio di Mundfish nel trattare temi complessi come la perdita dell’individualità, il controllo delle masse e l’ambiguità morale del progresso scientifico.

Atomic Heart non offre risposte semplici: costringe il giocatore a confrontarsi con l’idea che l’utopia, quando imposta dall’alto, diventa inevitabilmente distopia. Questa ambiguità morale, unita alla struttura narrativa frammentata e volutamente disorientante, ha reso il gioco materia di discussione e analisi, più che di semplice intrattenimento.

Sul piano tecnico, la critica ha elogiato la qualità grafica e il sound design, considerandoli al livello delle produzioni “tripla A” più blasonate. L’uso dell’Unreal Engine 4 è stato definito magistrale, con un’illuminazione e una fisica che contribuiscono a creare un senso di immersione totale. Anche la colonna sonora è stata oggetto di grande ammirazione, percepita come perfettamente in linea con l’identità del gioco.

Tuttavia, non sono mancate le critiche ai limiti del gameplay. Alcuni recensori hanno segnalato una certa rigidità nei controlli e una ripetitività nelle fasi di combattimento, soprattutto nella parte centrale dell’avventura. Anche il ritmo narrativo, talvolta disomogeneo, può risultare disorientante: i passaggi da momenti contemplativi a esplosioni d’azione non sempre appaiono bilanciati. Inoltre, la scrittura dei dialoghi è stata ritenuta a tratti eccessivamente caricata o ironica, rompendo l’atmosfera drammatica di alcune sequenze. Un altro punto di discussione riguarda la moralità del protagonista e il tono generale: P-3 è un personaggio ambiguo, talvolta volutamente sgradevole, e questo ha diviso il pubblico. Alcuni hanno apprezzato la sua rappresentazione come antieroe sarcastico e disilluso; altri, invece, l’hanno trovata incoerente rispetto alla gravità dei temi trattati.

Nel complesso, la critica ha riconosciuto che Atomic Heart non è un gioco perfetto, ma è un titolo con una forte identità, capace di offrire un’esperienza diversa da molte altre, che punta più alla suggestione e alla riflessione che alla pura accessibilità, e per questo motivo ha conquistato una nicchia di appassionati che ne hanno apprezzato la densità artistica e il coraggio creativo.

Atomic Heart

“Atomic Heart è una di quelle opere che non lasciano indifferenti, che affascina, sorprende e a volte irrita, ma che riesce sempre a stimolare il pensiero. A nostro parere, il titolo di Mundfish è una delle esperienze più riuscite e audaci della recente scena videoludica, capace di coniugare spettacolarità tecnica e riflessione filosofica in modo raramente così equilibrato. Ciò che colpisce di più è la coesione dell’universo di gioco: tutto in Atomic Heart, dall’architettura alle armi, dai robot ai dialoghi, dalle luci ai suoni, concorre a trasmettere una precisa visione del mondo. È un’utopia corrotta, ma rappresentata con una tale cura e senso del dettaglio che si finisce per restarne affascinati. Ogni ambientazione sembra una galleria d’arte, ogni scontro una coreografia violenta, ogni silenzio un momento di introspezione. Da un punto di vista ludico, è vero che il combattimento può diventare ripetitivo, il sistema di progressione non sempre premia la sperimentazione, e l’intelligenza artificiale dei nemici è altalenante. Tuttavia, questi difetti non compromettono l’esperienza complessiva, perché ciò che il gioco riesce a trasmettere va oltre la pura meccanica. Inoltre, la personalizzazione di armi e guanto permette di spaziare tra vari approcci, che quindi cambiano anche il ritmo e le tipologie di combattimenti. Ma soprattutto bisogna tenere a mentre che Atomic Heart è un viaggio concettuale, una riflessione sull’ossessione umana per il controllo e sulla fragilità della memoria. Se parliamo invece di grafica, la bellezza del titolo è spiazzante, dall’inizio memorabile, fino alla fine. La cura e la dedizione estetica al titolo, consegnano al giocatore un’esperienza tra le più belle degli ultimi anni, rappresentando la prova di quanto la passione e il talento possano produrre un capolavoro visivo. Non da meno l’aspetto audiovisivo, che è semplicemente, eccezionale. L’art design, come già detto, è tra i più ispirati di sempre, e il lavoro sonoro di Mick Gordon eleva ogni sequenza a un’esperienza sensoriale quasi sinestetica. Il risultato finale è un mondo che non si limita a essere credibile, ma vive e respira, popolato da idee, simboli e contraddizioni. Personalmente infine, Atomic Heart è un titolo che consiglio a chi cerca nel videogioco non solo azione e spettacolo, ma anche significato e introspezione. È un’opera imperfetta, ma di una bellezza inquietante; un esempio di come la creatività, anche con risorse limitate, possa dare vita a un universo denso di fascino e ambiguità. È, in poche parole, un videogioco che osa, e oggi, osare è già un atto rivoluzionario. Considerando l’annuncio del secondo capitolo, in fase di sviluppo, da parte del team, siamo dinanzi ad un titolo da non lasciarsi sfuggire assolutamente.”

PRO

  • Direzione artistica straordinaria, unica nel panorama videoludico;
  • Ambientazione sovietico-fantascientifica curata nei minimi dettagli;
  • Colonna sonora e sound design di altissimo livello, immersivi e coerenti;
  • World building profondo, ricco di simbolismo e sottotesti filosofici;
  • Combattimenti dinamici grazie alla combinazione tra armi e poteri;
  • Temi maturi e riflessione complessa sulla tecnologia e sull’etica del progresso;
  • Atmosfera costantemente tesa e ipnotica, capace di coinvolgere emotivamente.

CON

  • Ritmo narrativo a tratti disorientante;
  • Intelligenza artificiale dei nemici non sempre all’altezza;
  • Dialoghi talvolta eccessivamente caricati o fuori tono;
  • Ripetitività in alcune sezioni di combattimento.
SCORE: 8

8/10

From the moment I first held an NES controller, followed by the N64, my passion for video games began. However, it was during the '90s, with the release of the PlayStation, that my love for the medium truly flourished. While my heart beats for the horror genre in all its variations, I approach every video game as an immersive world to lose myself in—much like a captivating book I long to read cover to cover, or a dream I never wish to wake from.