Siamo pronti a scoprire i misteri della nostra stessa esistenza? Con Skaramazuzu ci troveremo ad esplorare una surrealtà antica e archetipica, dallo stile molto originale
Oggi, tre aprile 2024, esce per PC, su Steam, il nuovo videogioco di Iphigames, in collaborazione con Bleeding Moon Studio, intitolato Skaramazuzu, una divertente ma a tratti cupa esperienza in 2D, disegnata a mano, che mi ha intrattenuto senza particolare stress, tranne che per alcune cose, il cui mondo e stile grafico mi hanno piacevolmente incantato.
Con Skaramazuzu il nostro sarà un viaggio denso di ombre e simboli che ci faranno esplorare gli angoli più reconditi dell’esistenza ultraterrena, in questa avventura guidata, caratterizzata da molteplici risvolti narrativi.
Iphigames e la forza della cultura ellenica
È la prima volta che personalmente mi trovo di fronte ad un prodotto realizzato da un team di sviluppo basato in Grecia, in particolare ad Atene, che è stata la culla di una cultura potente e magnifica, ricca di miti e strutture di pensiero illuminate e illuminanti.
Ispirati dal loro patrimonio locale, Iphigames ha scelto la parola “ΙΦΙ“, che significa forza, proprio per simboleggiare questo aspetto. Oltre ad occuparsi direttamente della realizzazione dei videogiochi, tra i loro propositi c’è anche quello di promuovere e produrre lavori di altri sviluppatori, creando collaborazioni interessanti e stimolanti.
Tra i loro titoli, campeggia senza dubbio il survival horror Abtos Covert, nel quale interpretiamo un soldato di guardia in un avamposto remoto nel bosco, che dovrà sopravvivere notte dopo notte alle varie minacce, tra cui delle entità misteriose che prendono di mira l’avamposto in questione. Nel mentre, ci si troverà ad indagare sul passato di questo posto e soprattutto ci si troverà a conoscere la storia dei soldati che hanno preceduto quello che impersoniamo, intrecciandosi in una fitta trama narrativa.
Un po’ come in Skaramazuzu, in cui la narrazione è il fulcro del gioco, sfruttando le solide basi culturali del proprio paese. D’altronde, il concetto di archetipo deriva proprio dalla cultura dell’antica Grecia, ed ecco dunque che avremo tanti richiami a modelli primordiali, incarnati nei personaggi con cui faremo conoscenza.
Skaramazuzu è un videogioco filosofico, ed è proprio nell’antica Grecia che la filosofia, in un’applicazione concreta dei principi desunti attraverso la riflessione o il pensiero, che nasce e prende forma.
Zuzu alla ricerca di sé stesso
Il titolo “Skaramazuzu” è piuttosto particolare, tuttavia, ti resta molto impresso, e scopriamo subito che è il nome del nostro protagonista.
Inizialmente in forma di piccola luce pulsante, completamente privo di memoria di sé e del mondo, Skaramazuzu ha una prima interazione con un’altra entità: il Master.
Il Master gli dice che a partire da quel momento si chiamerà Skaramazuzu e risponde ad alcune domande come: “Dove mi trovo?”, “Perché sono qui?”, e così via. Il Master dà a quest’anima perduta alcune risposte fondamentali ma molto basilari, come, ad esempio, che Zuzu – è così che il nostro protagonista vuole farsi chiamare, perché gli piace di più – si trova a metà tra la vita e la morte e che se si trova lì è perché lo voleva, in quanto vuole capire chi è.
Per capire la sua identità passata, Zuzu dovrà sbloccare una serie di ricordi e per farlo, dovrà girare in questo luogo – o non-luogo? -, definito il Vuoto, e arrivare alla fine del percorso, fatto di enigmi da risolvere per arrivare ad attivare le quattro Chiavi del Globo che sono chiuse dietro altrettante porte contraddistinte da degli specifici simboli.
Una volta spiegato ciò che deve fare, Zuzu prende la forma di un’ombra, come tante altre che si trovano nel Vuoto, e inizia ad interagire con le altre presenze che incontra man mano che cammina lungo le aree presenti.
Svolgendo compiti e richieste, Zuzu arriverà ad ottenere informazioni e chiavi per aprire l’accesso ai suoi ricordi.
Un altro esempio di scelte grafiche molto intelligenti
Come ho già detto in altri articoli, nel panorama indie spesso ci si trova a dover fare tanto con poco – mi riferisco alle possibilità economiche -, questo spinge gli sviluppatori più bravi e intelligenti ad adottare tout court uno stile grafico originale e personale, riconoscibile e unico, come accade per le opere d’arte.
La semplicità è spesso utilizzata come strategia per sopperire all’impossibilità di realizzare strutture e sovrastrutture più complesse. Tuttavia, fare le cose “semplici” è molto più difficile, a volte, soprattutto quando il contenuto è corposo e le cose da dire vorrebbero essere molte.
Nel caso di Skaramazuzu la semplicità ha pagato generosamente, dato che la realizzazione finale è un vero gioiellino.
Si tratta di un disegno a mano in 2D, bianco e nero, con poche linee pulite ma assolutamente espressive e intense. Iphigames è stata in grado di dare una forte e carismatica personalità ai personaggi, grazie ad una sintesi della forma fatta magistralmente, ma anche grazie ai dialoghi, sia testuali che sonori.
Un gioco divertente ma che fa anche riflettere
Come detto sopra, i personaggi in Skaramazuzu godono di carisma e tridimensionalità caratteriale, anche grazie ai dialoghi.
Quindi parliamo innanzitutto della scrittura di Skaramazuzu, che ha uno stile ironico ma anche profondo.
Il gioco di per sé è relativamente breve, ma la ricchezza dei tanti dialoghi, necessari per proseguire, lo rendono più complesso di quanto sembri. Grazie agli scambi con i vari personaggi, le dinamiche caratteriali, per quanto evidenti sin da subito, sia di Zuzu che dei vari Dragon, Mister e Misses, Bug e così via, prendono man mano corpo, diventando non solo intrattenenti ma anche particolarmente divertenti.
L’aspetto comico è dato anche dall’originale lavoro che è stato fatto dal comparto sonoro. Le voci dei vari personaggi, che parlano una lingua incomprensibile fatta per lo più da espressioni sonore che da vere e proprie parole, sono buffe e ridicole. Hanno una musicalità tale da renderle piacevoli, anche quando si dilungano un po’ troppo.
Nelle varie battute, però, si nascondono messaggi profondi e quasi sempre positivi. Emergono concetti importanti come l’amicizia, la lealtà, l’onestà, l’etica. Viene messa in luce l’ingenua inconsapevolezza di una mente vergine come quella di Zuzu che, completamente priva di sovrastrutture, vede tutto come nuovo e curioso e si pone in maniera aperta e disponibile alla conoscenza, quale che essa sia.
Questo atteggiamento porta Zuzu ad ascoltare tutti e a preoccuparsi per loro, fino a volerli aiutare concretamente, a ricordare, in alcuni casi, o semplicemente a stare meglio. Per questo motivo Pyro gli dirà, verso la metà del suo percorso, che è un’anima buona.
Per arrivare a ricordare, Zuzu dovrà affrontare molte prove, alcune molto difficili, come quella in cui, una volta sbloccata una Chiave del Globo, si troverà a tu per tu con il Guardiano di quella chiave, che vuole impedirgli di recuperare i ricordi, destinati a riempire la Grande Ombra, dove le memorie perdute finiscono, per essere dimenticate.
Il Guardiano è costretto a riempire la Grande Ombra se vuole esistere, senza farsi sfuggire alcun ricordo, e sebbene Zuzu desideri maggiormente recuperare lo stesso le sue memorie, avrà un moto di empatia nei confronti di queste eterne figure, che esistono da sempre, insieme alla Grande Ombra, nei luoghi più oscuri del Vuoto. Zuzu e il suo nuovo amico Pyro la definiscono un’esistenza orribile.
Ogni volta, Zuzu dovrà affrontare la morte per mano del Guardiano e nel tempo sospeso in cui perde nuovamente la sua forma, si troverà di fronte ad una scena di quella che potrebbe essere la sua vita passata. Ma non sarà facile ricostruire tutto e solo esplorando a fondo il Vuoto, potrà, infine, scoprire sé stesso.
Conclusioni
Skaramazuzu è un titolo divertente e a tratti emozionante, pieno di bellissimi messaggi positivi, trasmessi con ironia e leggerezza, ma anche con momenti più intensi ed incisivi.
Ha la narrazione e l’estetica come indiscussi punti di forza e per la natura che Iphigames ha deciso di dare a questo titolo, il tipo di gameplay è perfetto. Si può giocare anche con l’ausilio di un controller che rende l’esperienza di gioco più fluida e meno macchinosa. Scorre tutto liscio e tranquillo e ci si gode una bella storia, senza alcuna preoccupazione relativa a scene di azione o di esplorazione troppo complessa. I focus point sono evidenziati da un bel punto esclamativo, e potremo interagire solo con essi, dunque non ci si può sbagliare.
Tuttavia, le tempistiche dei dialoghi a volte sono un po’ troppo lunghe, e dato che per risolvere le quest dei vari personaggi, che sono più di venti, ci vuole tempo, alla lunga diventa sfiancante. I dialoghi e il modo buffo di esprimersi dei personaggi, non sempre suppliscono all’eterno avanti e indietro tra le stesse aree, al cui interno a volte ci sono anche più di due personaggi con cui interagire.
Usando la logica, si capisce quasi sempre quali saranno i personaggi che ti sbloccheranno le linee narrative, ma a volte non è così intuitivo e ci si ritrova a girare e girare e a parlare, spesso a vuoto, con tutti.
In questa atmosfera sospesa, in cui tutti si esprimono con dubbi e affermazioni che sono più che altro delle domande – “Sì, oppure no. Chi lo sa?”, “Magari funziona o magari no” -, si finisce per farci noi stessi quelle domande antiche: chi sono? Dove mi trovo? Qual è il mio scopo?
Link utili:
Skaramazuzu
PRO
- Grafica originale e d’impatto
- Ottima scrittura, con tanti dialoghi brillanti e sempre diversi
- Tridimensionalità dei personaggi
- Messaggi positivi come l’amicizia, l’onestà e la generosità
- Voice Acting originale e divertente
CON
- Può risultare noioso in alcuni punti in cui bisogna girare e parlare molte volte con i personaggi, per poter proseguire