Un perfetto connubio tra Neo-Noir e un buono storytelling
This Bed We Made è un gioco di mistero narrativo in terza persona, uscito il 1 Novembre 2023 per PC e Play Station 5, dalla durata forse un po’ breve, tra le 3 e le 6 ore, ma che grazie alle varianti narrative, è perfettamente rigiocabile.
Siamo nei panni di Sophie, una cameriera un po’ ficcanaso di un hotel degli anni ’50, che si approfitta del suo ruolo per curiosare negli effetti personali dei clienti.
La nostra storia ha inizio il 17 Febbraio del 1958, quando nella stanza 505 Sophie scopre delle fotografie sviluppate all’interno del bagno, utilizzato come camera oscura, che la ritraggono mentre fruga tra le cose personali dei clienti.
A seguito di questa curiosa e inquietante scoperta, la nostra protagonista si troverà a dover frugare tra gli oggetti della stanza per capire come mai fosse stata oggetto di tali attenzioni, arrivando ad una serie di rivelazioni, indici di una fitta e intrigante trama che Sophie dovrà ricomporre.
Lowbirth Games
This Bed We Made è l’affascinante prodotto di Lowbirth Games, uno studio di videogiochi situato a Montreal, fondato nel 2019, composto attualmente da un team talentuoso di donne, persone queer ed altre in linea, con l’intento comune di creare una narrazione diversificata e innovativa per e di individui sotto-rappresentati. Dopo anni di collaborazione e duro lavoro, la genuina passione del team è espressa in ogni dettaglio di This Bed We Made, rendendolo un vero lavoro d’amore.
È molto evidente da This Bed We Made, che in questo studio c’è una ben riuscita unione di autori e creativi con prospettive variegate. Esperti dell’industria videoludica con nuove leve innovative che vantano background diversificati. Un’ottima fusione di competenze consolidate e di nuovi punti di vista, con l’intenzione di sfidare e trasformare le norme esistenti.
La creatività, ma soprattutto la qualità della realizzazione delle loro idee, si evince anche dai loro social. Davvero bella l’idea del countdown al lancio del gioco, fatto di numeri composti dai simboli più importanti e significativi della storia.
Il gusto per il giallo
Il numero sette del countdown del lancio del gioco è composto da fogli strappati che suggeriscono l’idea di dover essere ricomposti o decifrati, come in un puzzle. Il linguaggio in codice, infatti, è uno degli elementi di gameplay maggiormente presenti.
Il genere crime è molto apprezzato nei suoi vari mezzi espressivi, fino alla cronaca. L’interesse per il giallo da parte di noi fruitori è spesso alimentato dalla sensazione di poter partecipare virtualmente alle indagini, e quale modo di migliore di farlo se non con un videogioco?
Puzzle, indizi e messaggi in codice, stuzzicano il nostro intelletto ma soprattutto ci fanno immergere in maniera coinvolgente nelle trame della vicenda.
Per scoprire qualcosa in più delle dinamiche che apparentemente collegano alcuni clienti ospiti dell’hotel, dovremo farci un po’ gli affari loro, fino ad arrivare a conoscenza di fatti privati al punto da essere dei veri e propri segreti.
Indizio dopo indizio
Il numero sei del countdown è composto da una serie di rullini fotografici, espressione di indagini e spionaggio. Le fotografie sono anche l’incipit che dà il via alla storia, una storia fatta di sotterfugi e misteri, perfettamente simboleggiati dalle chiavi che compongono il numero cinque del countdown.
La chiave rappresenta l’escamotage per accedere ai segreti, in parte rinchiusi in delle casseforti, di cui, ovviamente, dovremo scoprire la combinazione.
Ma la nostra indagine non si ferma alla stanza 505, perché da essa si creano una serie di collegamenti per cui ci troveremo a dover mettere a soqquadro altre stanze, così come gli armadietti dei colleghi, fino a ricomporre una storia di amore e morte, come in una perfetta tragedia romantica, in cui una relazione impossibile sfocia nell’omicidio.
La figura femminile
Ambientato negli anni ‘50, i personaggi femminili rischiavano di finire in una rappresentazione stereotipata, ma non è così. La ricostruzione del vestiario e anche del modo di esprimersi è indubbiamente in linea, ma queste donne, fulcro degli accadimenti, sono di sicuro definibili fuori dal coro per gli standard di quel tempo.
Abbiamo Sophie, la nostra protagonista, che con umiltà e pacatezza, dimostra comunque intrapredenza e coraggio, al punto da mettere a rischio la propria posizione lavorativa, ma anche di più.
Lo spirito ribelle della collega Beth, invece, è evidente da subito, tramite la sua spavalderia e la propensione al comando e all’inclinazione a seguire le proprie regole. Farà da supporto e da spinta a Sophie, inizialmente più titubante nel proseguire le indagini.
Ma ci sono altre due figure femminili importanti e fondamentali, le due figure che hanno dato vita all’intrico di relazioni ed eventi. Non vi dirò quali per non fare spoiler.
I personaggi maschili sono rappresentati in maniera molto diversa da quelli femminili. Abbiamo il direttore dell’hotel, Bernard, e il collega, Andrew. Il primo ha un comportamento da spaccone, è borioso e con buona probabilità, è profondamente maschilista.
Andrew, al contrario, ha un atteggiamento mite, quasi sottomesso, e con le giuste scelte, anche lui, insieme a Beth, potrà essere un valido alleato. Tuttavia, non ha lo stesso carisma e la stessa intraprendenza delle colleghe.
Un ambiente ben costruito
La prima cosa che si evince una volta entrati nel set di This Bed We Made, è l’atmosfera. Il calore dell’hotel che si percepisce è in contrasto con la tempesta di neve che imperversa all’esterno. Questa contrapposizione ci pone in uno stato di rassicurazione, anche grazie ai rapporti amichevoli tra colleghi.
Dà quasi l’impressione di essere in un contesto familiare e non si sente la pena di dover rimanere bloccati nel posto di lavoro a causa del brutto tempo. Il direttore dell’hotel che litiga con la moglie assume quasi il ruolo di una figura paterna che riprende per un nonnulla i suoi dipendenti come fossero i suoi figli, che a loro volta si comportano tra di loro con una complicità che rircorda quella tra fratelli.
Questo forte sentore di patriarcato è evidentemente criticato, tramite dettagli quali volantini e lettere in cui si evince il trattamento riservato alle donne e agli omosessuali. Si vuole puntare l’attenzione su un problema che daglli anni Cinquanta dovrebbe essere ormai superato, ma sappiamo tutti molto bene che non è così.
La Lowbirth Games si è dunque fatta carico di puntare l’attenzione su un tema quanto mai urgente da trattare e lo fa con garbo, quasi con discrezione, scegliendo un contesto storico da mettere a paragone con i tempi attuali, dove non sembrano esserci troppe differenze.
L’intento provocatorio è mitigato da toni comunque sobri e oggettivi, che non hanno alcun intento di offendere, ma di portare ad una riflessione.
Variazione dei finali
Essendo un’avventura grafica a scelte multiple, in This Bed We Made sono previsti più finali, basati chiaramente sulle scelte condotte durante il gioco. I finali sono condizionati anche dal grado di risoluzione degli indizi e dalla completezza o meno dell’esplorazione dell’ambiente.
Una delle scelte in cui si può incappare, è quella dell’Accolito, che può essere Beth o Andrew. In base a quale relazione si è intessuta meglio, avremo l’uno o l’altro.
Il gioco presenta nove varianti di finale. Sei di esse dipendono dalle abilità da detective e tre dalle abilità da cameriera. In ogni caso, la possibilità di giocarlo più volte è assolutamente positivo, in quanto gradevole nell’estetica, nei dialoghi e nella soluzione degli enigmi.
Conclusioni
This Bed We Made ha diversi punti di forza. A mio avviso, i più interessanti sono l’ambientazione e la sceneggiatura. La presenza di un’ambientazione ben costruita, in cui si percepisce un’atmosfera chiara e distinta, con una grafica coerente e molto curata, in aggiunta a dialoghi e dinamiche psicologiche non banali, fanno sì che This Bed We Made sia da considerare notevole.
Lo è anche per altri aspetti, come quello relativo all’attenzione posta sul tema LGBTQ, fatto con eleganza ma fermezza.
Altro merito che mi sento di aggiungere, è quello al doppiaggio e al comparto sonoro in generale. Ottima colonna sonora, molto Hitchcockiana.
Se proprio devo trovare un paio di personali peli sull’uovo, direi che è un po’ breve e non sempre avvincente nelle dinamiche. Tuttavia, essendo scritto molto bene, è appagante e non risulta mai noioso.
This Bed We Made
PRO
- Ambientazione ben costruita
- Atmosfera accattivante
- Ottima sceneggiatura
- Dialoghi e colonna sonora di grande qualità
CON
- Durata forse un po’ breve
- Dinamiche non sempre avvincenti