Il debutto di Fragile Shapes Studio si prepara a trasformare la scacchiera in un labirinto di enigmi: la demo offre un primo sguardo promettente
Siamo in un mondo dove le regole degli scacchi si spezzano, la logica si piega e ogni movimento diventa una domanda. Beyond the Board, opera prima dello studio portoghese Fragile Shapes, non è semplicemente un puzzle game ispirato agli scacchi: è un viaggio esistenziale tra architetture mutevoli, enigmi visivi e silenzi carichi di significato. Un titolo capace di fondere l’eleganza geometrica di Monument Valley con l’oscurità rarefatta di Limbo, dando vita a un’esperienza che sfida non solo la mente, ma anche il modo in cui percepiamo spazio, ritmo e narrazione nei videogiochi.
(Non) è un gioco di scacchi
La premessa di Beyond the Board è tanto semplice quanto surreale: una partita a scacchi viene improvvisamente interrotta da un fulmine, che frantuma la scacchiera e trascina i pezzi in una nuova dimensione. Rimasta sola, una Torre intraprende un viaggio per ritrovare i propri “compagni”, esplorando un mondo che ha perso coerenza e forma. È da questo momento che le regole cessano di essere quelle degli scacchi, per diventare altro: una grammatica di movimento, logica e intuito che il giocatore è chiamato a scoprire passo dopo passo, come un viaggiatore in terra straniera.
Ogni livello propone un puzzle ambientale in cui tessere mobili, interruttori e nemici dalle traiettorie mutevoli creano una danza strategica silenziosa. Ma non serve conoscere le regole del gioco da tavolo: qui l’abilità non risiede nella memoria, bensì nella capacità di osservare, sperimentare e fallire con intelligenza. La Torre, rigida, verticale, ma sorprendentemente espressiva, non è solo un pezzo, ma una protagonista muta, una guida attraverso l’incertezza.

Tra Limbo e Monument Valley
Le influenze visive e strutturali di Beyond the Board sono dichiarate, ma mai imitate in modo sterile. Se il nero minimale e l’atmosfera sospesa rimandano chiaramente a Limbo, il design geometrico e prospettico richiama Monument Valley, con i suoi livelli impossibili e le illusioni architettoniche. Il risultato è un mondo che fluttua nel vuoto, fatto di scacchiere spezzate e torri sospese, dove il confine tra ambiente e enigma si dissolve.


La narrazione, proprio come nei titoli citati, è silenziosa e implicita. Non ci sono testi a schermo, dialoghi o cutscene: a parlare sono i movimenti, i cambi di luce, il ritmo sonoro e i vuoti che il gioco costruisce con sapienza. Il risultato è una narrazione sottile, costruita attraverso l’ambiente e le interazioni: ogni livello introduce un nuovo elemento, ogni enigma arricchisce la comprensione del mondo di gioco e guida il giocatore a coglierne il significato con gradualità.
Architetture impossibili e ispirazioni artistiche
L’eredità visiva di Beyond the Board è profondamente legata all’arte di M.C. Escher. Le scacchiere si piegano, si frammentano, si deformano come se fossero fatte d’acqua o di memoria. Le torri e le scale emergono da piattaforme fluttuanti, spesso prive di collegamenti logici, mentre la gravità stessa sembra soggetta a una poetica arbitraria. Come nei disegni impossibili dell’artista olandese, qui lo spazio è un linguaggio, un rebus tridimensionale da decifrare.
Il minimalismo stilizzato del gioco, con tinte neutre, geometrie nette, ambientazioni sospese nel vuoto, amplifica il senso di alienazione. Si ha spesso l’impressione di camminare in un limbo mentale più che in un luogo fisico, e ogni puzzle è anche una meditazione visiva su ordine e caos.

Una Torre con un’anima
La scelta di porre al centro dell’esperienza una Torre, una figura solitamente passiva e rigida, è sorprendentemente efficace. Nel corso dell’avventura, questo pezzo acquista quasi una personalità: osserva il mondo attorno a sé, si ferma davanti ai nemici, viene colpito, crolla e si rialza. C’è qualcosa di profondamente umano nella sua solitudine geometrica, nel suo cammino senza parole alla ricerca di senso e appartenenza.
Particolarmente memorabile è il capitolo “Eldritch King”, che introduce il primo vero boss del gioco: un pezzo nemico (un alfiere) capace di emettere un raggio letale. Qui il rischio si fa reale: la nostra Torre può essere distrutta, costringendoci a ricominciare il livello. Ma più che una punizione, la sconfitta diventa parte dell’apprendimento. Come in Limbo, il fallimento è contemplato nel design, un passaggio obbligato per comprendere le regole non dette che governano questo mondo.

Enigmi come paesaggi, silenzio come narrazione
Il cuore pulsante di Beyond the Board sono i suoi enigmi: ogni area è un puzzle visivo e meccanico, dove le tessere possono muoversi, sollevarsi, cambiare forma. I nemici seguono pattern propri, spesso imprevedibili, e il giocatore deve imparare a leggerli come si farebbe con una poesia senza punteggiatura. Le regole cambiano spesso, ma sempre secondo una logica interna coerente, basta osservare, provare, ascoltare.
La colonna sonora, curata da Bruno Mascarenhas, è discreta e avvolgente. In particolare, la musica di chiusura della demo evoca atmosfere intime e malinconiche, con toni che ricordano i Radiohead più eterei. È un finale perfetto per un’esperienza che non cerca lo spettacolo, ma l’introspezione.

Un ritmo contemplativo già evidente nella demo
L’esperienza della demo di Beyond the Board è breve ma intensa. Il ritmo è lento, quasi meditativo, ma mai noioso. Ogni puzzle ha bisogno del suo tempo, e nulla ti spinge a correre. Anzi, il gioco sembra incoraggiare la contemplazione: osserva, ascolta, sperimenta. Gli enigmi non sono mai frustranti, ma neppure scontati: spesso si risolvono dopo aver capito una nuova logica, una prospettiva diversa. Il senso di progressione non è dato solo dai livelli, ma dalla crescente capacità di “parlare” la lingua del gioco.
Il silenzio che accompagna il viaggio, interrotto solo da suoni ambientali, movimenti meccanici e rari accenni musicali, contribuisce a creare un’atmosfera sospesa, quasi sacra. Beyond the Board non intrattiene: accompagna, guida, interroga.

Un mondo da esplorare (più volte)
Una delle caratteristiche più interessanti della demo è la sua rigiocabilità. Alcuni percorsi e segreti sono accessibili solo tornando indietro con nuovi pezzi sbloccati, in stile Metroidvania. Questo incoraggia l’esplorazione attenta e la sperimentazione, premiando la curiosità con nuove aree, strategie alternative e frammenti di narrazione visiva.
Nonostante la sua brevità, la demo offre un assaggio ricco e stratificato di ciò che Beyond the Board promette: un puzzle game che si svela lentamente, che non spiega nulla ma suggerisce tutto, che parla con il silenzio e costruisce mondi con le pause.

Un piccolo studio per un grande esordio
Beyond the Board è il gioco d’esordio di Fragile Shapes Studio, ma nulla, nell’esperienza offerta dalla demo, lascia pensare a un’opera prima. Dietro al progetto ci sono Guilherme Gama e Bruno Mascarenhas: un duo creativo con sede a Porto, in Portogallo, che ha scelto di raccontare storie mute attraverso geometrie fragili e silenzi evocativi.
Nonostante la dimensione del team, Beyond the Board si è già fatto notare in diversi contesti internazionali. Il gioco è stato presentato all’OTK Games Expo e selezionato da Indie X 2024, uno dei più importanti eventi europei dedicati al panorama indipendente. È stato inoltre finalista ai PlayStation Talents Awards e ha ricevuto riconoscimenti da eventi come Lisboa Games Week, SINFO, MOJO e GameDev Lisbon. Una lista che impressiona, soprattutto considerando che si tratta di un titolo ancora in fase di sviluppo.
Il nome stesso dello studio, Fragile Shapes, sembra racchiudere l’essenza del progetto: un mondo costruito su equilibri instabili, in cui ogni forma può spezzarsi, ogni regola può cedere. Eppure, da questa instabilità nasce un linguaggio visivo e ludico personale, misurato, coerente. L’intesa tra i due sviluppatori si percepisce in ogni aspetto del gioco, dalla pulizia delle animazioni al ritmo contemplativo, fino alla colonna sonora composta con la stessa attenzione al dettaglio.

Conclusione
Beyond the Board è un titolo che sfugge alle classificazioni semplici. Non è un gioco di scacchi, ma li conosce intimamente. Non è un platform, ma chiede di muoversi. Non è una storia, ma racconta moltissimo. È, in definitiva, un’opera d’arte videoludica che invita il giocatore a rallentare, osservare e sentire.
Non è solo un puzzle game, ma un piccolo universo sospeso, costruito con una cura artigianale che sempre più spesso abbiamo la fortuna di trovare nel panorama indie contemporaneo.
Se Monument Valley è un sogno geometrico e Limbo è un incubo poetico, Beyond the Board è un enigma esistenziale, che si gioca, si esplora e, soprattutto, si ascolta.
La demo è disponibile ora su Steam. E se avete voglia di perdervi in un mondo silenzioso fatto di tessere mobili, paesaggi fratturati e regole da riscrivere, questo è il viaggio che stavate cercando.

Se volete saperne di più:
Beyond the Board Sito Ufficiale