Jawbreaker si presenta come un survival horror stealth: nulla di più, nulla di meno. Nonostante tale formula possa sembrare poco ispirata e stantia, in realtà nasconde delle chicche non indifferenti, coronate con una veste grafica sorprendentemente curata.

Jawbreaker (il nostro precedente articolo) è uscito il 22 aprile 2024 per PC, tramite Steam ed Epic Games Store. Creato da Vincent Lade, uno sviluppatore indipendente che ha alle spalle altri cinque progetti (qui il suo sito), non si allontana dagli archetipi del genere survival horror stealth. Le vicende si svolgono in una versione post-apocalittica degli Stati Uniti, dove le strade e la società sono controllate da feroci bande criminali

Jawbreaker - Dog

Cosa mai potrà andare storto?

Nella breve sezione introduttiva di Jawbreaker, assumiamo il controllo di Jacob Eccles, un nuovo arrivo in una delle numerose bande criminali che infestano le città dopo il Grande Collasso Economico del 2028. Una voce tramite una radiolina ci chiede di introdurci in una stazione di polizia in disuso per recuperare delle scorte che possono tornare utili alla banda. Ovviamente, una volta giunti all’interno, scopriremo che l’edificio è tutt’altro che abbandonato. Bloccati all’interno della mastodontica struttura, con alle calcagna la temibile “Faceless Gang”, dovremo fare uso di intuito e astuzia per riuscire ad uscirne tutti interi.

Le premesse sono buone, e Vincent Lade ha fatto di tutto per rendere i nostri avversari davvero spaventosi. Nonostante abbia divorato la mia buona dose di survival horror, devo ammettere che alcune sezioni di Jawbreaker sono riuscite a inquietarmi molto. Il gioco gestisce piuttosto bene l’oppressione e l’angoscia della situazione, anche grazie ad un ottimo comparto grafico. La stazione di polizia è davvero enorme, e neanche con l’aiuto della mappa sarà facile orientarsi. L’ispirazione ai classici del genere come Outlast e i primi Resident Evil è chiarissima, per stessa ammissione dello sviluppatore. 

Forse di qua…?

Jawbreaker in fin dei conti è piuttosto lineare. Raramente avremo la possibilità di deviare dal nostro percorso, ma gli enigmi terranno sempre la nostra attenzione alta, assieme ai nemici che vagano per le stanze. Un aspetto molto buono dei sopracitati enigmi è il livello di difficoltà: mai frustrante ma neanche banale, nonostante più avanti si inizi a percepire una certa ripetitività di fondo. Spesso ci ritroveremo a vagare per la stanza alla ricerca dell’oggetto che ci permetterà di proseguire, esaminando ogni angolino. Anche perché gli oggetti interattivi sono nascosti assai bene, sfruttando pienamente la complessità degli ambienti.

L’inventario è ristretto, e richiede una gestione oculata delle risorse. Oltre agli oggetti consumabili, potremo trovare anche delle armi, con munizioni molto limitate, per offrire una possibilità di sopravvivenza nel caso venissimo scoperti dai nemici. Abbiamo molte opzioni per nasconderci ed evitare gli scontri, ma specialmente durante i primi tentativi, falliremo molto spesso. I movimenti e comportamenti dei nostri avversari vanno imparati con pazienza e tempo. L’azione e lo svilupparsi della trama sono accompagnati da un doppiaggio decente e ben caratterizzato, ma a contribuire maggiormente all’atmosfera sono grafica e musiche, come avevo accennato prima.

Jawbreaker - Map

Vecchio eppur nuovo

Il primo impatto con la grafica di Jawbreaker è strano. Appare contemporaneamente old school, ricordando vecchi titoli di PS2 e Xbox, e moderna. L’effetto non è spiacevole, e rappresenta una firma del titolo. Gli ambienti sono realizzati con cura meticolosa, ricchi di interazione, dettagli e oggetti collezionabili. Non c’è una stanza uguale all’altra, ed è semplicemente piacevole esaminare ciò che abbiamo raccolto e notarne i dettagli. Le sensazioni di abbandono, desolazione ed angoscia permeano l’avventura, la cui durata si attesta sulle 7-10 ore, a seconda della vostra abilità o stile di gioco.

Le musiche invece sono eccezionali. Con una buona varietà delle tracce che si adattano all’azione in corso, non risultano mai fastidiose o superflue, accompagnando le numerosissime sezioni stealth, i combattimenti e l’esplorazione della stazione di polizia. Risulta sempre piacevole notare la qualità di una colonna sonora, ma in un videogioco indipendente personalmente valuto ancor di più questo sforzo, anche a causa delle più scarse risorse a disposizione per il progetto rispetto ad un tripla A.

Sotto il tavolo!

Veniamo ora al succo di Jawbreaker: lo stealth. Perfetto? No. Funzionale? Sì. Sarà possibile nascondersi sotto tavoli, in armadietti o simili, nulla di nuovo per chi mastica survival horror. Ma la difficoltà di queste sezioni, inizialmente molto elevata, scema rapidamente quando ci rendiamo conto che l’IA è facilmente aggirabile. E che spesso sarà possibile fuggire al pericolo semplicemente scappando e svoltando rapidamente gli angoli. Questo, unito al fatto che a volte i nemici sono anche troppo percettivi, può causare un certo grado di frustrazione, specialmente nelle sezioni più avanzate del gioco.

Ciò nonostante, ricordiamo che stiamo parlando di un prodotto indipendente. E che il gioco è continuamente aggiornato, confido in futuro prossimo di vedere questo difetto abbastanza invalidante risolto. In realtà, il lavoro compiuto da Vincent Lade è lodevole, non me la sento di essere troppo critico con il suo progetto. L’atmosfera si mantiene inquietante per tutta l’avventura, la versione distopica degli Stati Uniti esercita un certo fascino sul giocatore, i dialoghi sono interessanti, la storia non è particolarmente accattivante, ma si difende bene. 

Merita una possibilità

Jawbreaker non è perfetto, e rappresenta una svolta rispetto ai lavori precedenti di Vincent Lade. Un prodotto tutto sommato buono, passabile, che ha i suoi momenti, ma soprattutto è in grado di divertire. Menzione d’onore va alle musiche ed alla grafica, veri e propri gioielli, raramente di tal livello nel mercato videoludico indipendente. Non dimentichiamo che si tratta di un survival horror, ed il suo lavoro lo fa dannatamente bene. A tratti disturbante, soddisferà senza dubbio gli amanti del genere ed i fruitori di prodotti come Outlast. Quindi, date una possibilità al gioco. Il prezzo è contenuto, ed in linea con ciò che viene offerto. Varcate la soglia della stazione di polizia, e pregate che non vi sentano.    

Jawbreaker, la recensione: un buon survival horror indie

“Nonostante abbia divorato la mia buona dose di survival horror, devo ammettere che alcune sezioni di Jawbreaker sono riuscite a inquietarmi molto. Il gioco gestisce piuttosto bene l’oppressione e l’angoscia della situazione, anche grazie ad un ottimo comparto grafico. La stazione di polizia è davvero enorme, e neanche con l’aiuto della mappa sarà facile orientarsi. L’ispirazione ai classici del genere come Outlast e i primi Resident Evil è chiarissima, per stessa ammissione dello sviluppatore. “

PRO

  • Atmosfera grandiosa ed inquietante
  • Grafica e musiche eccezionali
  • Doppiaggio di qualità
  • Si nota l’ispirazione da Outlast
  • Buona varietà di scenari
  • Ambientazione distopica ed opprimente

CON

  • IA altalenante
  • Meccaniche stealth a volte rozze
  • Storia poco accattivante
  • Inventario macchinoso
SCORE: 7.8

7.8/10

Sono un giocatore, scrittore amatoriale ed appassionato di tecnologia che è nel mondo dal 2006. Prediligo i videogiochi che sappiano offrire una sana sfida e sono un grande fan del retrogaming. Adoro sviscerare tutti i retroscena dietro messaggi, sviluppo e segreti dei videogiochi, che considero vere e proprie opere d’arte.