Dall’esperienza intimista di ICO alla solenne vastità di Shadow of the Colossus: l’estetica della sottrazione come atto narrativo.

Fumito Ueda

Fumito Ueda, geniale e visionario game designer giapponese, conquistò il primo, importante riconoscimento internazionale grazie a ICO, titolo pubblicato su PlayStation 2. Ben oltre la definizione di semplice videogioco, ICO si configura come un’esperienza artistica densa di simbolismi e silenzi evocativi: due personaggi, Ico – il bambino dalle corna – e Yorda, la misteriosa fanciulla da proteggere, si muovono in un mondo sospeso tra sogno e rovina. Nonostante l’unanime apprezzamento della critica e il sostegno di una discreta nicchia di appassionati, le vendite non riuscirono a soddisfare pienamente le aspettative di Sony, complice la struttura insolita, il ritmo lento e l’approccio fortemente autoriale dell’opera.

Tuttavia, la casa nipponica decise di offrire una seconda possibilità al team di Ueda, questa volta con un maggiore supporto produttivo e promozionale, orientando il progetto verso una dimensione più spettacolare e accessibile. Nel 2005, Shadow of the Colossus fece il suo ingresso sul mercato: un’opera destinata a segnare profondamente l’estetica videoludica contemporanea.

Fumito Ueda

L’epica del vuoto: il design per sottrazione di Fumito Ueda in Shadow of the Colossus

Alla base di Shadow of the Colossus risiede una delle intuizioni più audaci di Ueda: il design per sottrazione.
Una filosofia progettuale che si fonda sull’eliminazione di tutto ciò che non è strettamente necessario, per concentrare l’esperienza sul cuore pulsante del gioco: la relazione tragica e muta tra il protagonista e le creature colossali che si troverà ad affrontare. Niente missioni secondarie, nessun dialogo, nessun HUD invadente.

Il mondo è vasto, silenzioso, spoglio, ma proprio per questo ricco di pathos, attesa, solennità. Il gameplay si articola in un ciclo essenziale ma potentissimo: ricevere le indicazioni da Dormin, partire con il fidato Agro (il cavallo), usare la spada per proiettare la luce e orientarsi, esplorare paesaggi imponenti, e infine, scoprire il modo per abbattere il colosso di turno. Ogni elemento è calibrato per evocare emozioni più che spiegare: un’epica del vuoto in cui l’assenza diventa racconto.

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I colossi: archetipi di un mondo perduto

Al centro dell’esperienza ludica vi sono loro: i colossi. Giganti antichi, maestosi, malinconici, che non sembrano nemici, ma piuttosto testimoni di una civiltà scomparsa, custodi immobili di un segreto dimenticato. Ogni scontro è una sfida unica e irripetibile: la verticalità, il movimento, il modo di scalare, la strategia per raggiungere i punti deboli variano di volta in volta, imponendo al giocatore di leggere l’ambiente, il comportamento della creatura e la propria posizione.

Alcuni colossi sono volanti, altri marini, altri ancora si confondono con le rovine che li circondano. Il senso di meraviglia è amplificato da una regia discreta ma efficacissima: l’inquadratura, il ritmo, il silenzio. Ogni colosso, una volta sconfitto, lascia una ferita nel mondo e nel cuore del protagonista – e del giocatore stesso.

La “colossale” campagna marketing per Shadow of the Colossus

La campagna promozionale di Shadow of the Colossus fu altrettanto raffinata e visionaria quanto il gioco stesso. Il sito Giantology, apparso online ben prima del lancio ufficiale, simulava una serie di reportage giornalistici su presunte scoperte archeologiche e avvistamenti di creature colossali. Attraverso contenuti fittizi ma incredibilmente credibili, la campagna riusciva a creare un’aura di mistero, costruendo un’attesa narrativa ancor prima dell’effettivo debutto.

Sony dimostrava così non solo di credere nel progetto, ma di comprenderne la natura profonda: un gioco che non si presenta come tale, ma come mito moderno, rivelato lentamente al pubblico.

Fumito Ueda

Il ritorno di Fumito Ueda con GenDesign

Dopo l’uscita di The Last Guardian nel 2016, Fumito Ueda ha fondato il nuovo studio GenDesign, insieme ad alcuni membri storici del team originale di ICO. Il nuovo progetto, sviluppato in collaborazione con Epic Games, si preannuncia come un’altra opera profondamente autoriale, dove la sottrazione torna a imporsi come cifra stilistica e concettuale.

I pochi elementi rivelati finora – un’ambientazione fantascientifica, la figura enigmatica di un mech – sono bastati a innescare le prime speculazioni e teorie tra i fan più appassionati. Non resta che attendere per scoprire in nuovo, magnifico mondo saprà condurci, ancora una volta, la geniale mente di Fumito Ueda.

Ciao sono Luca un videogiocatore di 27 anni e vivo a Brescia. Sempre alla ricerca di nuove esperienze nel settore videoludico e cinematografico.