Dopo ben 7 anni dal primo titolo, Silksong è tra le nostre mani! Team Cherry ha finalmente dato alla luce uno dei titoli più attesi dai giocatori di tutto il mondo. La domanda è: sarà valsa la pena attendere così tanto?

Era il 14 Febbraio 2019 quando Hollow Knight: Silksong viene annunciato da un trailer. Il titolo, che in precedenza doveva essere un DLC, diventa un gioco stand alone e quindi un sequel a tutti gli effetti.

Da quel giorno in poi, ci fu una coltre di silenzio sul titolo senza che i fan sapessero nulla a riguardo. L’hype continuò a crescere e con esso anche la voglia di vedere altro. Desiderio disatteso che creò non pochi dubbi e meme con cui la community cercava di mascherare la frustrazione e l’attesa. Aleggiava anche il timore che il titolo non potesse vedere mai la luce fino a quando non arrivò il 21 Agosto 2025.

Durante la Gamescom, di punto in bianco, un trailer annuncia l’uscita del gioco il 4 Settembre 2025.

Da quel giorno in poi il delirio! Al dayone le piattaforme di distribuzione digitale vanno down per la quantità di utenti collegati contemporaneamente. Non ci sono ancora dati ufficiali, si stimano finora i 5 milioni di copie su tutte le piattaforme. Basta pensare che ha raggiunto i 3 milioni nei primi 3 giorni dal lancio. Questi dati, se confermati, rappresenterebbero il miglior lancio di sempre per un gioco indie.

Ora la domanda è una: ne è valsa la pena? Vediamolo insieme.

Hornet, la principessa-protettrice di Nidosacro

Hornet ha già un ruolo fondamentale nel primo Hollow Knight. Protegge, mette alla prova e contemporaneamente aiuta l’Hollow Knight nella sua avventura.  

In Hollow Knight: Silksong, Hornet è la principale protagonista. Intrappolata in una gabbia da degli insetti estranei ad Hallownest (Nidosacro), riesce a liberarsi. Trovatasi nella parte più bassa di una nuova regione (Pharloom), vuole farsi strada fino alla cittadella per capire le ragioni dietro il suo rapimento.

Hornet non è il cavaliere vacuo: parla e interagisce col mondo circostante. Questo rende la narrazione più attiva, regalando ottimi NPC ed interazioni decisamente da ricordare. Iniziata la partita abbiamo 5 maschere e sotto di esse la stola. Questo è il nuovo meccanismo di cura che consente di raccogliere la seta per curarsi. A differenza del precedente capitolo una volta raccolta la giusta quantità di seta possiamo curarci. Ci curiamo di 3 maschere alla volta ed esauriamo la seta. Possiamo raccogliere questa risorsa colpendo i nemici col nostro aculeo.

Hornet parte con un moveset simile al primo Hollow Knight, tranne che per un particolare: il pogo stick. Infatti tale manovra è diversa dal precedente capitolo perché prevede una discesa di 45 gradi invece del colpo in basso. All’inizio questa manovra può essere spiazzante, soprattutto perché già dalle prime ore il gioco ci mette davanti a fasi platform non semplici.

Si può rimediare a questo “problema” e cambiare anche il moveset, ne parleremo ora, trattando l’argomento successivo.

Gameplay e progressione del personaggio

Il gameplay è più frenetico ed acrobatico, perfetto per rappresentata la protagonista. In Hollow Knight: Silksong la progressione del personaggio è stata sviluppata ed articolata in maniera intelligente. Interconnessa con questa è la creazione delle build del personaggio grazie a due fattori: gli strumenti e le spille abilità.

Gli strumenti sono una delle novità del gameplay: si possono equipaggiare in appositi slot ed hanno un uso limitato. Possono essere ricaricati alle panchine spendendo frammenti di scheggia, una delle 2 valute del gioco. Le abilità, già presenti in Hollow Knight, sono divise in diverse categorie con simboli e colori differenti. Parlando di questa suddivisione entra in ballo il sistema degli emblemi. Hornet ne può scegliere tra diversi. Ogni emblema da un moveset, abilità uniche e slot per le abilità differenti. Gli slot sono in numero finito ma possono essere espansi grazie ai memory locket, disseminati nei meandri di Pharloom. L’emblema può variare sia l’ampiezza che la velocità dei colpi, con conseguenze anche sul pogo stick. Senza fare spoiler esiste un emblema che farà sentire a proprio agio chi era abituato al platforming del primo titolo. 

Hornet può anche equipaggiare attacchi speciali al costo di seta. Anche loro devono essere trovati e conquistati.

Più che nel primo gioco, in Hollow Knight: Silksong il giusto emblema con le giuste abilità possono fare la differenza tra la vittoria e la sconfitta. Non dirò quanti sono perché alcuni sono nascosti o ricompense di quest decisamente macchinose. 

Non mancano i poteri da sbloccare durante l’avventura, i frammenti di maschera, i potenziamenti per l’aculeo e per la stola.

World building e interconnessione

Cominciamo a dire una cosa: la costruzione della mappa in Hollow Knight: Silksong è incredibile. Il lavoro fatto lascia a bocca aperta, sia sul piano estetico che su quello del map design. 

Pharloom è una regione dove i pellegrini viaggiano verso la cittadella alla ricerca della salvezza, o una presunta tale. Le aree che la compongono sono veramente tante e sono integrate tra di loro con grande cura. I dettagli a schermo sono veramente tanti ed esistono tanti modi ed approcci per raggiungere la medesima area. 

Lo stesso approcciarsi ad un’area può variare da giocatore a giocatore. Già nelle prime ore possiamo scegliere più strade e arrivare anche in zone decisamente pericolose. Il mondo di Hollow Knight: Silksong è in continuo mutamento, grazie anche alle nostre azioni. Un sistema di quest primarie e secondarie aiuta il giocatore a non perdere di vista l’obiettivo, ma al tempo stesso lo incentiva ad esplorare. I segreti e le aree nascoste sono numerosissime, passaggi, panchine segrete e scorciatoie sono all’ordine del giorno. Questo porta il giocatore a controllare qualsiasi muro ed anfratto. Ogni parete o muro potrebbe contenere un passaggio e la relativa ricompensa. Non penso di aver trovato tutti i segreti durante la mia run, ma posso dire che anche il posto più “normale” può contenere qualcosa.

Oltre a questo ogni area ha una sua sfida da proporre al giocatore, non solo come combattimento ma anche come platforming. In Silksong l’elemento platform è enorme ed in certi punti diventa estremo. Il giocatore dovrà saper usare tutte le capacità di Hornet, dove alcune sezioni non sono davvero per tutti, e non sto scherzando.

Una narrativa non silenziosa

La narrazione si evolve grazie al fatto che Hornet parla e ha un carattere molto forte. Ciò permette l’inserimento di interessanti NPC. Hollow Knight: Silksong ha superato il suo predecessore anche nella creazione e caratterizzazione degli NPC. Ben disegnati e ben scritti, ed alcuni sapranno far breccia nel cuore dei giocatori. Le interazioni sono coinvolgenti perché Hornet si confronta e si scontra con il mondo e le creature che la circondano. In alcune aree troviamo degli insediamenti dove troviamo NPC, mercanti e la bacheca delle quest secondarie (Wish). Controllate ad intervalli costanti le bacheche perché si aggiornano in base a determinati eventi. Completare le quest secondarie, cambia anche il modo circostante. Ad esempio una mini boss fight che solitamente altri affrontano in un certo luogo, io l’ho affrontata in un altra zona di quell’area e più avanti nel gioco. Questo perché avevo completato una quest in precedenza che ha semplicemente alterato il corso degli eventi. 

Questo sistema di quest racconta meglio il mondo circostante ed aiuta il giocatore con buone ricompense. Fate più quest possibile perché nessuno, purtroppo, vi dice che completare determinate quest può portarvi ad una quest segreta ed al famigerato Atto 3.

Infatti l’impronta dei souls si riflette su Hollow Knight: Silksong, oltre la corpse run, quasi esclusivamente sulla progressione e scoperta di “segreti”. Comprare tutta la merce dai mercanti, esurire i dialoghi degli NPC, controllare i loro spostamenti, è fondamentale! In questo caso ascoltare bene i dialoghi e il backtracking sono essenziali, specialmente dopo certi eventi. C’è anche una chicca che ricorda un evento traumatico (per me) di Bloodborne. Provate ad incontrare una mosca con una strana gabbia, non serve dire altro.

Nonostante tutti gli accorgimenti, si rischia di perdere comunque qualche quest line o particolari eventi. E senza che nessuno ce lo dica. Un peccato.

Estetica e musica

Non posso esimermi da ciò che Silksong regala agli occhi, alle orecchie e all’anima del giocatore. La realizzazione estetica è pregevole, ricca di dettagli e molto variegata. Le aree di Pharloom sono molto varie per aspetto cromatico. Ogni zona ha un tema cromatico unico che rappresenta molto bene il mood che vuole trasmettere al giocatore. La protagonista e gli NPC sono ben curati ed animati. Oltretutto i dettagli sono davvero tanti e minuziosi. Anche i nemici sono ben caratterizzati e hanno le proprie animazioni e moveset. Inoltre tutta questa cura serve a raccontare la lore del gioco, dove anche il minimo dettaglio non è messo a caso. 

Ora parliamo della colonna sonora e del sound design. Partiamo dalle soundtrack composte in maniera eccellente, pertinente e coinvolgente. Ogni zona, evento o boss fight ha un tema che riesce ad esaltare ancora di più quello che sta succedendo. A volte ho dovuto abbassare il volume perché ero troppo intento ad ascoltare la musica piuttosto che concentrarmi nella sfida. La capacità del compositore si nota quando il commento sonoro aggiunge emozione e tensione, coinvolgendo il giocatore. Anche un semplice scontro diventa epico grazie alla musica che lo accompagna. Per rendere l’idea posso dirvi che la ritengo di poco inferiore al lavoro fatto su Expedition 33, per rendere meglio l’idea.

Riguardo al sound design è notevole l’idea del canto. Forma di comunicazione naturale e primaria dell’uomo, che viene usata come mezzo di scoperta e di lore. Tutti gli NPC cantano e, nonostante la lingua fatta di “strani suoni”, i sentimenti e le sensazioni che trasmettono sono inequivocabili. Spesso un NPC lo sentiremo prima di vederlo. Sarà la sua voce a guidarci verso di lui attraverso la mappa. Come chicca finale, e senza fare troppi spoiler, Hornet può “far cantare” gli NPC. Questo è un particolare che serve ad arricchire la lore dei personaggi e dimostra la cura con cui è stato fatto questo gioco.

Un sequel al sapore di DLC

Parliamo dell’elefante nella stanza, l’argomento per cui Hollow Knight: Silksong sta creando pareri discordanti. La difficoltà del gioco non è una semplice percezione di alcuni, Hollow Knight: Silksong è davvero difficile. Sia le fasi di platforming che di combattimento sono brutali e non fanno sconti al giocatore.

In questo caso il gioco fa trasparire la sua precedente natura di DLC. Sin dalle prime ore vengono poste sfide paragonabili alla seconda metà del primo Hollow Knight. Fasi platforming complesse anche sulle prime mappe e nemici comuni che tolgono due maschere con un colpo. Rispetto al titolo precedente Silksong ha numerose sfide gauntlet che ricordano quelle arena del vecchio titolo e che a volte le fanno impallidire se messe a confronto. In più alla fine di questo, spesso c’è una boss fight complessa. Inutile dire che se veniamo sconfitti dal boss dobbiamo rifare tutto da capo. Anche ottenere i potenziamenti e i poteri di Hornet implica uno sforzo maggiore rispetto al vecchio capitolo del gioco.

Gli sviluppatori danno per scontato che il giocatore conosca bene il gioco precedente. Lo si deduce dal fatto che dopo le prime ore già il livello di sfida si impenna in maniera quasi esponenziale, per non parlare poi dell’atto 3.

Difficoltà e difficoltà artificiale

Hollow Knight: Silksong raggiunge picchi davvero estremi a livello di complessità. Per quanto Il gioco stesso da i mezzi per facilitarsi la vita (almeno nel combattimento), il livello rimane alto. Per quanto la scelta autoriale della difficoltà possa essere accettata, ci sono situazioni e momenti dove tale concetto diventa fine a se stesso. In alcune boss fight veramente complesse, i checkpoint sono messi in maniera davvero ostica. Ciò costringe il giocatore ad una corpse run fatta da un platforming complesso che non aggiunge nulla tranne che frustrazione. Non mancano trappole e pericoli ambientali messi proprio apposta per punire il giocatore, cadendo a volte in uno sterile trial and error.

Parlare di questo implica anche parlare della cripticità del gioco. Nonostante abbia apprezzato molto i segreti, la sfide e l’approccio Souls alle quest, talvolta il gioco è troppo enigmatico. Capisco la voglia di creare scambio, condivisione e dialogo nella community, ma talvolta si calca troppo la mano. Anche raggiungere l’atto 3 diventa quasi impossibile se non si ha uno spirito completista e anche un po’ di fortuna. 

Un peccato non raggiungerlo perché a livello di storia e lore da tantissime spiegazioni, nonostante il suo livello di difficoltà che supera le parti precedenti di Hollow Knight: Silksong. Paradossalmente, nonostante la difficoltà estrema, il gioco diventa più onesto riguardo il concetto di checkpoint e corpse run. 

My two cents

Hollow Knight: Silksong, al netto della sua tunnel vision, è l’apice degli action metroidvania. D’ora in poi ogni prodotto che affronterà questo genere dovrà per forza fare i conti con questo titolo. Una cura e una fattura pregevole nella grafica, nella colonna sonora e sound design fanno immergere il giocatore nel mondo di Pharloom. Sono sicuro che vi innamorerete/odierete di tutte le creature che popolano questo mondo. Lo stesso level design è curato quasi maniacalmente: segreti, scorciatoie, curiosità e soddisfazione nell’aver superato un determinato punto, saranno all’ordine del giorno. Tutta questa bellezza però ha un prezzo, e talvolta è troppo caro.

Per quanto i comandi siano ottimi e responsivi e solo poche volte il gioco risulta “ingiusto” verso il giocatore, lo sforzo che Hollow Knight: Silksong chiede è grande e innegabile. Le stesse boss fight (che sono tantissime) premiano il positioning, la pazienza e l’abilità del giocatore a trovare l’apertura giusta del boss. Lo stesso vale per le fasi platform che fanno a volte sembrare facili quelle del Palazzo Bianco. Soprattutto l’atto 3, pensato come premio per i temerari, non è davvero per tutti e non lo dico con lo sprezzo da elitista. Onestamente non sopporto questi termini e credo che non ci siano giocatori di serie A o di serie B, perché un gioco dovrebbe divertire ed unire, non dividere.

Si vocifera di ulteriori patch per migliorare la quality of life. Ben vengano perché penso che un gioco così bello ed affascinante, al netto della sua “ruvidità”, debba essere giocato da più gente possibile. Limare alcuni aspetti non comprometterà l’esperienza, perché strutturalmente Hollow Knight: Silksong rimarrà la perla che è con un livello di sfida che ci ricorderemo per molto tempo.

Hollow knight: Silksong

“Hollow Knight: Silksong, al netto della sua tunnel vision, è l’apice degli action metroidvania. D’ora in poi ogni prodotto che affronterà questo genere dovrà per forza fare i conti con questo titolo. Una cura e una fattura pregevole nella grafica, nella colonna sonora e sound design fanno immergere il giocatore nel mondo di Pharloom. Lo stesso level design è curato quasi maniacalmente: segreti, scorciatoie, curiosità e soddisfazione nell’aver superato un determinato punto, saranno all’ordine del giorno. Tutta questa bellezza però ha un prezzo, e talvolta è troppo caro. Per quanto i comandi siano ottimi e responsivi e solo poche volte il gioco risulta “ingiusto” verso il giocatore, lo sforzo che Hollow Knight: Silksong chiede è grande e innegabile. Le stesse boss fight (che sono tantissime) premiano il positioning, la pazienza e l’abilità del giocatore a trovare l’apertura giusta del boss. Lo stesso vale per le fasi platform che fanno a volte sembrare facili quelle della Città Bianca. Soprattutto l’atto 3, pensato come premio per i temerari, non è davvero per tutti e non lo dico con lo sprezzo da elitista. Onestamente non sopporto questi termini e credo che non ci siano giocatori di serie A o di serie B, perché un gioco dovrebbe divertire ed unire, non dividere. Sicuramente Hollow Knight: Silksong è una perla, con un livello di sfida che ci ricorderemo per molto tempo.”

PRO

  • Cura e pregevole fattura nella grafica, nella colonna sonora e nel sound design
  • Mappa incredibile con un ottimo level design
  • Gameplay frenetico e complesso
  • Progressione del personaggio buona e varia

CON

  • Tunnel vision verso una difficoltà a volte artificiale
  • Alcune trappole e pericoli ambientali posizionati appositamente per punire il giocatore
  • A volte il gioco è troppo enigmatico riguardo le sua progressione
SCORE: 9.3

9.3/10

Sono un musicista (pianista), un nerd e un amante di lunga data di manga. Sono nato come videogiocatore grazie ad una copia di Pitfall per Atari 2600 (1982), e così sono cresciuto di pari passo al mio medium preferito fino ai giorni nostri. In seguito ho cominciato ad interessarmi anche a cosa c'è dietro al prodotto finale, alla sua struttura e ciò che accade dietro le quinte del mondo del gaming.