Benvenuti nella recensione di Gylt, un teen horror dall’atmosfera suggestiva, perfetto per i videogiocatori alle prime armi.

Gylt ha inizialmente debuttato come esclusiva su Google Stadia ma è successivamente arrivato su tutte le altre piattaforme nel 2023, concedendo la possibilità alla maggior parte dei giocatori di recuperarlo.

A capo dello sviluppo troviamo Tequila works, autori di Deadlight e Rime, che in questo caso hanno voluto cimentarsi in un “soft survival horror” contornato da fasi stealth ed enigmi ambientali. 

Introduzione e trama:

La trama racconta la storia di Sally, una giovane ragazza alla ricerca di Emily, la cuginetta scomparsa ormai da diverse settimane. Nel prologo la vediamo intenta ad attaccare manifesti riguardanti la sparizione, quando a un certo punto viene presa di mira da un gruppo di bulli, che inizia a infastidirla.

Sally si trova dunque costretta a fuggire, fino ad allontanarsi troppo da casa, per poi finire dispersa in un bosco con la bicicletta rotta.

A questo punto, il gioco ci introduce a un breve tutorial che ci permette di prendere familiarità con i pochi ed essenziali comandi di gioco quali correre, abbassarsi, e interagire o ispezionare gli oggetti circostanti (utile anche per ascoltare i pensieri della protagonista).

Fin da subito ho apprezzato molto lo stile artistico del videogioco, minimale ma allo stesso tempo ricco di dettagli, con la neve che scende leggiadra e si sposta con il nostro passaggio e le luci/ombre che creano un’atmosfera piuttosto cupa e malinconica.

La storia viene raccontata tramite immagini statiche, dallo stile diverso rispetto a quello del gioco ma che non stonano nel complesso.

Entrare in un mondo da incubo:

Una volta raggiunta la funivia (ovvero l’unico mezzo per tornare a casa) la piccola Sally incontra un anziano signore  che le impedisce di salire, vista la mancanza del biglietto. Dopo averlo trovato ed essere tornata indietro, di lui non ci sarà traccia, ma la protagonista avrà comunque il via libera per la funivia, la quale, dopo aver attraversato una strana barriera, ci scorterà in una variante alternativa della città.

Le strade distrutte, l’assenza di luce e la desolazione più totale immergono il giocatore in questo mondo onirico in cui Sally dovrà sopravvivere ma al contempo investigare alla ricerca della cugina, anch’essa intrappolata in questo posto sinistro.

L’unica figura di riferimento è rappresentata dall’anziano signore incontrato precedentemente, che in più occasioni ci aiuterà e ci permetterà di trovare Emily in un epilogo suddiviso in 3 distinti finali.

Ma cosa rappresenta il mondo di Gylt?

Quello che i ragazzi di Tequila Works hanno voluto rappresentare attraverso queste ambientazioni, descrive perfettamente la visione negativa, in certi casi distorta, che potrebbero avere tutti coloro che subiscono o hanno subito bullismo. Solitudine, paranoia e paura sono infatti le prime sensazioni che prova Sally trovandosi dispersa in un posto che fino a poco prima, chiamava casa. 

Nonostante l’ambientazione discretamente aperta, il gioco non sfocia mai nella dispersività, per merito di una mappa intuitiva e dettagliata che ci troveremo spesso a consultare per proseguire evitando di lasciarci indietro oggetti fondamentali.

Meccaniche di gioco e nemici:

Gylt si presenta come un videogioco di stampo classico, ricorda soprattutto lo stile dei suoi antenati dell’epoca PS2. 

La nostra alleata principale è la torcia, che ci servirà sia come arma (consumando però la batteria), con meccaniche molto simili a quelle già viste in Alan Wake, sia come strumento per risolvere i vari enigmi ambientali, non troppo difficili e piuttosto comprensibili anche per i meno attenti.

I nemici che ostacolano la ricerca di Sally, sono creature che si aggirano per la città, dal design abbastanza semplice e non troppo caratterizzato, in grado di uccidere la protagonista con alcuni colpi ma estremamente deboli alla luce della torcia.

In questi casi abbiamo la possibilità di affrontare la minaccia a viso aperto, colpendoli nei punti deboli con il fascio di luce, oppure eliminarli silenziosamente da dietro, con un colpo di torcia a bruciapelo che consumerà però più batteria rispetto al primo approccio descritto.

L’approccio stealth è spesso il più indicato, vista la ridotta visibilità dei nemici e la loro aggressività negli approcci più diretti.

La difficoltà di gioco: una nota dolente

Come da titolo, il livello di difficoltà è stata la cosa che meno ho apprezzato del gioco in questione. Oltre a non dare la possibilità di scegliere la difficoltà desiderata, Gylt offre un’esperienza troppo semplicistica, che rovina la componente ”horrorifica” e di sfida per tutti quei giocatori che amano mettersi alla prova.

L’intelligenza artificiale dei nemici, accompagnata dalla loro scarsa visibilità e fragilità, li rende poco pericolosi e facilmente aggirabili, mentre le risorse di gioco (batterie per la torcia e inalatori per curarsi) sono sparse in giro in quantità industriale. 

Inoltre, i nemici sono abbastanza simili tra loro e ci attaccano seguendo sempre lo stesso pattern, con l’eccezione delle boss fights, che offrono un pizzico di varietà in più ma senza mai lasciare il segno, poichè sono estremamente facili.       

        

Comparto grafico e longevità:

Di buona fattura è invece il comparto grafico, composto da uno stile minimale ma molto curato, con tanti elementi capaci di rendere ogni area diversa dalle altre, specialmente quando ci troveremo all’interno degli edifici. Il colpo d’occhio generale mi ha ricordato in più occasioni lo stile del secondo Little Nightmares, senza però arrivare a quei livelli di eccellenza. (puoi leggere qui la nostra recensione dei primi due capitoli di Little Nightmares)

La longevità di gioco si attesta sulle 7 ore circa, ma può aumentare di 1 o 2 ore in caso volessimo puntare al completismo. Quest’ultimo non è fine a se stesso ma risulta utile per scoprire più dettagli riguardanti il mondo di gioco e la cugina scomparsa, attraverso alcune pagine di diario. 

Una “quest secondaria” richiede inoltre di salvare le persone rimaste intrappolate in questa dimensione, che si sono trasformate in statue di pietra. Ognuna di loro ci dona un frammento di biglietto della funivia, elemento essenziale per raggiungere il finale più positivo tra i tre disponibili. 

GYLT

“Gylt punta a fare poche cose ma nel modo giusto, senza troppa ambizione. La storia che racconta è semplice, procede senza grossi colpi di scena ma risulta godibile e toccante in certi momenti, anche per merito della determinazione della protagonista che vuole a tutti i costi salvare Emily e rimediare agli errori del passato.  Un gameplay poco profondo, meccaniche di gioco già viste e una difficoltà tendente troppo verso il basso, rovinano in parte l’esperienza generale, che rimane però estremamente godibile per i giocatori che non hanno troppe pretese o che vogliono semplicemente rilassarsi e vivere un’avventura in fin dei conti più che piacevole.”

PRO

  • Comparto grafico e level design di buona fattura
  • Estremamente accessibile, anche ai non videogiocatori
  • Ambientazione e atmosfera molto riuscite, che invogliano il giocatore a immergersi nell’esplorazione

CON

  • Troppo semplice, l’aggiunta di una modalità “sopravvivenza”  avrebbe reso il titolo molto più interessante 
  • Meccaniche di gioco funzionali ma tutte molto essenziali e derivative
  • Poche tipologie di nemici e quasi tutte da affrontare alla stessa maniera
SCORE: 7.2

7.2/10

Fin da bambino, sono stato un appassionato del mondo videoludico. Prediligo in particolare i titoli single player, sebbene nutra una profonda passione anche per i giochi multiplayer PvP. Ho mosso i miei primi passi nel gaming con il Super NES, ma è con la PS1 e la PS2 che ho davvero esplorato a fondo questo universo. Competizione, emozioni e divertimento sono le tre qualità imprescindibili che cerco in ogni videogioco.