Un’opera ambiziosa e godibile, contraddistinta da una direzione artistica di primissimo ordine e da un design del mondo di gioco suggestivo, ma limitata da una struttura ludica eccessivamente semplificata e, in taluni aspetti, troppo derivativa.

L’impresa che Aquatic Moon Games, sotto la guida del suo carismatico fondatore e animatore Trent Kaniuga, ha scelto di intraprendere con Twilight Monk, seconda creatura dello studio, ci è apparsa sin dal primo momento una sfida ardua, ambiziosa e delicata. Proprio questa complessità, tuttavia, ha saputo catturare il nostro interesse fin dal primo vero contatto con il titolo: unire due generi tanto amati e consolidati nell’industria videoludica, Metroidvania e GdR, e dar vita a un’opera ibrida, capace di racchiudere al suo interno tutte le peculiarità, le caratteristiche distintive e gli elementi più amati di entrambe le declinazioni ludiche.
A noi, del resto, le sfide complesse e apparentemente insormontabili hanno da sempre esercitato un fascino irresistibile, spingendoci fin dal primo contatto a immergerci in questo mondo così suggestivo. Dobbiamo riconoscere che la nostra prima esperienza, quel primissimo momento in cui abbiamo afferrato il pad per addentrarci in Twilight Monk, è stata straordinariamente positiva: l’eleganza estetica, l’identità forte e vibrante del mondo di gioco, la palette cromatica intensa e quasi esuberante dei suoi eccentrici abitanti, la cura meticolosa della direzione artistica — tutto lasciava presagire un titolo capace di incarnare perfettamente l’equilibrio tra i due generi.
Eppure, proseguendo nel nostro viaggio all’interno del mondo di Twilight Monk, abbiamo avvertito un graduale affievolirsi di alcune delle aspettative iniziali. Non si tratta, beninteso, della direzione artistica o della qualità delle animazioni—che si mantengono eccellenti e coerenti dall’inizio ai titoli di coda—bensì della struttura ludica, che, pur offrendo spunti degni di nota, non è riuscita a sorprenderci pienamente. Al contrario, ha lasciato emergere una filosofia di gioco interessante ma ancora immatura, e in parte priva di una propria identità distintiva.
Procediamo dunque con ordine: nelle prossime sezioni ci addentreremo nelle fondamenta dell’opera, analizzandone punti di forza, influenze e fragilità strutturali.
L’identità visiva di Twilight Monk: l’impronta autoriale di Trent Kaniuga nella direzione creativa e artistica dell’opera
Siamo consapevoli che iniziare una recensione con un’analisi approfondita della direzione artistica e creativa non rappresenti una prassi consolidata nelle nostre consuete disamine. Tuttavia, nel caso di Twilight Monk, un’opera in cui l’arte, la sua raffinata direzione artistica e le animazioni costituiscono il fulcro vitale da cui si sprigiona e si nutre l’intera magia narrativa e ludica, non potevamo che iniziare proprio da questo elemento imprescindibile.
La maestosa e inconfondibile visione artistica, la pressoché impeccabile esecuzione delle animazioni e la marcata identità di un mondo di gioco popolato personaggi stravaganti e dalle oltre ottantacinque variopinte specie di creature ostili — spietati emblemi di dolore, morte e devastazione che imperversano sulle lande di Speria — portano impresso il nome e il cognome di un artista e animatore la cui carriera ha già segnato profondamente l’industria videoludica, e che mai si stanca di creare, esprimere e condividere la propria arte con il mondo: Trent Kaniuga.
Non spetta certo a noi introdurre un artista del suo calibro, il cui prestigioso curriculum parla eloquentemente per lui: autore: autore, animatore, direttore creativo e sceneggiatore, Trent Kaniuga è un artista a tutto tondo, nel senso più ampio e autentico del termine, che ha lasciato un’impronta significativa in prestigiosi progetti firmati da colossi quali Riot, Blizzard e Capcom. Dotato di un talento artistico singolare e di una cifra stilistica immediatamente riconoscibile e distintiva, egli è il demiurgo di ogni dettaglio che prende vita, si anima e fiorisce in Twilight Monk; colui che ha infuso linfa vitale a un mondo vibrante e pulsante, sul quale si posano i nostri passi.


Qual è il risultato finale? Un’autentica opera d’arte in movimento, un’esperienza multisensoriale che si può vedere, sentire, vivere e ascoltare, in costante evoluzione in perfetta sintonia con la crescita del protagonista. Una visione artistica sublime, concepita con maestria e realizzata con altrettanta perizia, che si fonda sul netto e suggestivo contrasto tra la luce ormai vacillante — portatrice di una speranza tenue ma mai spenta — e l’oscurità invadente che, secondo dopo secondo, consuma e distrugge ogni forma di vita, sia essa umana, animale o vegetale.
È proprio questo struggente e ipnotico dualismo, questa battaglia perpetua tra luce e tenebra — che dona vita e morte, corrompe e purifica — a infondere agli ambienti e alle creature di Twilight Monk un’estetica dal fascino unico, capace di avvolgervi completamente e di condurvi in un affascinante viaggio sensoriale, un’esperienza che difficilmente potrà lasciarvi indifferenti.
Twilight Monk: l’ultimo discendente
Aquatic Moon Games ci propone con Twilight Monk una narrazione essenziale nelle premesse, ma intrisa di un’ironia sottile che, pur non prendendosi mai troppo sul serio, riesce a risultare piacevolmente coinvolgente. Nonostante alcune imperfezioni nella scrittura dei dialoghi e un ritmo non sempre serrato, il titolo mantiene salda l’attenzione del giocatore, offrendo un’esperienza godibile e non sempre così scontata proprio grazie a questa sua vena ironica distintiva.
Nel titolo vestiamo i panni di Raziel Tenza, un giovane Moonken Monk e ultimo discendente della venerabile stirpe dei Twilight Monk, destinato a impugnare la sua arma simbolica, il Pilastro Fantasma, per fronteggiare la minaccia principale dell’avventura: il traditore Nox. Ex monaco esiliato dall’ordine dei Moonken, Nox trama di gettare nuovamente il mondo dei vivi nel caos risvegliando dalla prigionia il temibile Mangiatore di Mondi, avvalendosi dei tre anelli del Triskelion disseminati nelle terre selvagge di Speria. Spetterà dunque a Raziel, ultimo erede della sua casata, intraprendere un pericoloso viaggio attraverso le insidiose e incontaminate lande di Speria, con l’obiettivo di recuperare gli anelli e metterli al sicuro prima che Nox possa mettere in atto il suo losco piano.

Ma soffermiamoci ora su Raziel Tenza, il protagonista della nostra storia. Il tratto distintivo e più originale di Raz risiede nella sua arma: il Pillar, un imponente pilastro con cui è possibile colpire i nemici in due direzioni – a destra e a sinistra. Oltre alla sua funzione offensiva, il Pillar può essere deposto sul terreno e utilizzato in molteplici modi.
Il peso del Pillar consente di azionare interruttori, fungere da scudo contro proiettili nemici o servire da supporto per raggiungere sporgenze altrimenti inaccessibili. Inoltre, quando posato a terra, può essere calciato dal protagonista per abbattere i nemici a distanza. In assenza del Pillar, Raziel può attaccare con una combo di pugni a mani nude: una caratteristica interessante, sebbene meno efficace rispetto all’uso dell’arma principale.
Nel tradizionale stile Metroidvania, il Pillar si rivela anche come il contenitore delle abilità che il giocatore sbloccherà progressivamente. Questi potenziamenti, una volta acquisiti, ampliano le possibilità di esplorazione all’interno dei dungeon, aprendo l’accesso ad aree prima inaccessibili, ricche di oggetti speciali e potenziamenti.
Oltre al Pillar e agli attacchi a mani nude, il giocatore può scegliere tra diverse armi secondarie, selezionabili tramite un menù radiale, reperibili attraverso l’esplorazione o acquistabili dai mercanti. L’uso di tali armi comporta il consumo di una risorsa chiamata “spirito”, ottenibile in parte distruggendo elementi dell’ambiente circostante.
Inoltre, Raziel ha la possibilità di aumentare il proprio livello e quello del Pillar, incrementando così la potenza degli attacchi inflitti ai nemici. Questi aspetti, tuttavia, meritano un’analisi più approfondita, poiché influenzano significativamente le scelte strategiche legate alle build e alla progressione del personaggio.

Character building e progressione
In Twilight Monk, creare una build per il nostro personaggio significa fare affidamento sui talismani, uno degli elementi più riusciti del gioco: una configurazione ben studiata e la scelta oculata dei talismani possono davvero fare la differenza, sia per accumulare esperienza e denaro, sia per esplorare la mappa in tranquillità, sia per essere più efficaci in combattimento.
I talismani sono numerosi e possono essere acquistati presso i mercanti o trovati esplorando i dungeon. Inizialmente avremo a disposizione pochi incavi in cui inserirli, ma potremo aumentarne il numero soddisfacendo le richieste di un cacciatore che si trova nell’hub principale, l’Isola Crescente. Completando il suo bestiario sbloccheremo diverse ricompense, tra cui nuovi slot per i talismani, permettendoci di ottenere sinergie più complesse e al tempo stesso incentivando sia il completismo sia il backtracking. Inoltre, esplorando e portando a termine missioni secondarie, potremo ottenere delle summon, utili e versatili, che potremo equipaggiare e sostituire in base alle situazioni.

La possibilità di salire di livello e incrementare il danno è una meccanica interessante, ma che può rivelarsi un’arma a doppio taglio: con la giusta build, possiamo diventare overlivellati e rendere gli scontri – soprattutto quelli con i boss – fin troppo semplici, o addirittura disattivare gli incontri casuali nell’open map fin dall’inizio.
Per farlo, è sufficiente dirigersi verso nord non appena usciti dall’hub principale: dopo una breve battaglia, potremo acquistare un talismano che renderà l’esplorazione molto più agevole.
Metroidvania e GdR in un unico gioco
Twilight Monk cerca di fondere armoniosamente due generi, con una particolare predilezione per il Metroidvania e per i numerosi richiami ai classici, compresi quelli del NES e della serie Castlevania. Proprio in questi omaggi, però, il gioco finisce talvolta per incorrere in qualche lieve contraddizione. Ma andiamo con ordine, partendo dagli aspetti più convincenti.
La componente Metroidvania è stata gestita con estrema attenzione, soprattutto per quanto riguarda il level e map design, i segreti e la navigazione nei dungeon. Come da tradizione, i dungeon sono ben progettati, i punti di salvataggio risultano chiaramente riconoscibili e sono posizionati in modo intelligente, così da evitare frustrazioni e permetterci di riprendere l’avventura nei pressi delle aree ancora da esplorare. Le stanze segrete, i muri da abbattere per ottenere ricompense e le zone temporaneamente inaccessibili sono disposti con criterio e suggeriscono indizi utili, incentivando il backtracking in maniera naturale e gratificante.
Nel gioco troviamo diversi collezionabili: frammenti che, una volta raccolti in numero sufficiente, aumentano la nostra salute o il nostro spirito, insieme ad altri oggetti che possiamo utilizzare in una specifica area (senza fare spoiler) per ottenere upgrade e ricompense varie. La struttura metroidvania si rafforza anche attraverso i chiari riferimenti a Castlevania per NES, come la possibilità di rompere lampioni e oggetti dello sfondo per recuperare spirito da spendere nelle armi secondarie. Chi non ricorda i cuori che cadevano dai candelabri?
La componente RPG, seppur semplice, risulta efficace. Come già accennato, basta un minimo di familiarità con il genere per costruire build piuttosto potenti, che a volte rischiano di compromettere le intenzioni di design e la difficoltà complessiva del gioco, già di per sé piuttosto accessibile.


“L’elefante nella stanza”
Dobbiamo anche analizzare ciò che funziona meno in Twilight Monk, e purtroppo riguarda il sistema di combattimento.
Nonostante il titolo sia un omaggio ai grandi classici, il combat system porta con sé le limitazioni tipiche di quei giochi. La possibilità di attaccare solo lateralmente, senza neanche poter mirare verso l’alto, ci riporta alla mente vecchi ricordi… e alla frustrazione di affrontare i temuti nemici volanti.
Ciò compromette di riflesso anche le boss fight che, sebbene stilisticamente ispirate e ben concepite, risentono della semplicità del sistema di combattimento, risultando spesso prevedibili e fin troppo facili. Abbiamo quasi sempre sconfitto i boss al primo tentativo, anche giocando in modo poco accorto e disordinato.
La meccanica del Pillar, sebbene intelligente, è poco sfruttata e ci ritroviamo a usarla principalmente quando il gioco ce lo impone. Inoltre, i comandi e alcune collisioni risultano un po’ imprecisi, aspetto che può diventare frustrante soprattutto nelle fasi in cui è richiesta maggiore precisione.

Il verdetto
Twilight Monk è sicuramente un buon gioco, soprattutto se si considera che è il primo grande progetto della software house dopo il debutto con IKEDA. La direzione artistica, la varietà dei nemici, le animazioni e la storia semplice, che non si prende troppo sul serio, rappresentano sicuramente i suoi punti di forza. Anche il level design e la struttura della mappa sono curati con attenzione, dimostrando come Aquatic Moon Games abbia ben assimilato le lezioni dei grandi classici nel creare un equilibrio efficace tra portali, punti di salvataggio, e la disposizione di oggetti e segreti.
Tutto ciò denota una grande cura nella costruzione del world building. Il gameplay, invece, risulta più acerbo, con buone idee che non vengono pienamente sfruttate e ingenuità che possono facilmente compromettere un sistema di gioco già di per sé piuttosto basilare. Pur essendo il comparto combattimenti debole, specialmente se paragonato ai grandi titoli degli ultimi anni, questo non compromette del tutto l’esperienza complessiva, che rimane comunque piacevole. Twilight Monk può certamente rappresentare un buon punto di ingresso per chi vuole avvicinarsi al genere, oltre a costituire un passatempo valido per gli appassionati, purché si sia disposti a tollerare un livello di sfida contenuto e il suo essere acerbo in alcuni aspetti.
Twilight Monk è disponibile dal 27 marzo 2025 su Nintendo Switch e PC tramite Steam.
Un sentito ringraziamento all’editore GRAVITY GAME ARISE, per averci fornito i codici PC e Nintendo Switch utili alla realizzazione di questa recensione.
Per ulteriori informazioni, aggiornamenti e sviluppi, vi invitiamo a seguire l’account X dedicato al gioco.
È tutto per oggi. Alla prossima!
Twilight Monk
PRO
- Direzione artistica di pregevole fattura;
- Level design solido e ben strutturato;
- Ottime intuizioni sul versante ludico.
CON
- Livello di sfida eccessivamente semplificato;
- Sistema di gioco facilmente aggirabile;
- Un gameplay ricco di ottimi spunti, purtroppo mai sviluppati fino in fondo.