Still Wakes The Deep è l’ennesima, gradita, aggiunta al mercato dei survival horror moderni. Sviluppato sul motore Unreal Engine 5, offre un impatto grafico sbalorditivo, che fa da contorno ad una trama che delizierà gli amanti dei film horror anni 80. Un rollercoaster di paura e angoscia, che già dall’ambientazione getta inquietanti promesse: una piattaforma petrolifera isolata in mezzo al mare.
Still Wakes The Deep è stato sviluppato nientepopodimeno che da The Chinese Room, studio già famoso per l’affascinante Everybody’s Gone To The Rapture e il terrificante Amnesia: A Machine For Pigs, il sequel di uno degli horror più influenti degli ultimi vent’anni. Affiancato nella pubblicazione da Secret Mode, lo studio inglese ha rilasciato il titolo il 18 giugno 2024, per PC, Xbox Series S/X e Playstation 5. Si classifica a pieno titolo come un survival horror, vantando una buona esplorazione e personaggi incredibilmente vivi e realistici.
Nel Mare del Nord nessuno può sentirti urlare
L’idea di rimanere isolati dalla civiltà ed intrappolati con un’entità malevola ha da sempre fatto da cavallo di battaglia per il genere horror, sia nella cinematografia che letteratura. Che sia una piattaforma petrolifera, come in questo caso, un’astronave o una base di ricerca in Antartide, l’effetto è il medesimo. La mente viaggia subito nella direzione di Alien di Ridley Scott (1979). Oppure La Cosa da un Altro Mondo di John Wood Campbell Jr, scritto nel 1939 e successivamente adattato, tra gli altri, da John Carpenter nel 1982 in quello che molte voci della critica specializzata considerano il film horror più agghiacciante della storia, La Cosa. Proprio quest’ultimo prodotto funge da grande ispirazione per Still Wakes The Deep. Non è un caso che il protagonista del gioco abbia un cognome simile a quello del film di Carpenter, ossia McLeary anzichè MacReady, e che la cabina davanti alla sua appartenga ad un certo Campbell…
Lo sfortunato Cameron “Caz” McLeary, un elettricista a bordo della piattaforma Beira D, situata a nord della Scozia, non se la passa bene. Infatti, ha combinato un bel guaio prima dell’inizio della trama, che ha portato la polizia fino al suo capo. Mentre ci dirigiamo verso l’ufficio del nostro datore per una bella lavata di capo, abbiamo modo di incontrare i nostri compagni e soprattutto udire lamentele sul cattivo funzionamento della trivella, che sembra bloccata. Il colloquio con il capo finisce peggio del previsto e McLeary viene licenziato, ma proprio quando sta per salire sull’elicottero per andarsene, la trivella colpisce qualcosa. Si innesca una sorta di terremoto e McLeary cade in mare, per poi essere salvato dai suoi compagni e scoprire che, mentre era privo di sensi, qualcosa di malvagio e alieno ha invaso la piattaforma…
Orrore inconcepibile
Da subito abbiamo modo di comprendere che il gameplay di Still Wakes The Deep è assai semplice, eppure funzionale. Non abbiamo a disposizione grandi opzioni di personalizzazione dello stile di gioco. Oltre al classico correre, nascondersi e risolvere enigmi, non ci viene chiesto molto, reminiscenza di titoli come Amnesia: The Dark Descent. L’avventura procede su rigidi binari e le deviazioni ed i segreti, seppur presenti, sono limitati e autoconclusivi. Questa formula, che ad un primo impatto potrebbe apparire riduttiva, permette in realtà di dare pieno campo libero all’evolversi della trama. Quest’ultima costituisce un ottimo esempio della combinazione di due elementi fondamentali: abilità degli scrittori e materiale di base di qualità. L’ispirazione è chiaramente di matrice lovecraftiana, d’altronde lo stesso John W. Campbell Jr prese probabilmente spunto dal genio di Providence. I fan di questi scrittori si sentiranno piacevolmente a casa.
Una delle meccaniche cardine ruota attorno al concetto che soltanto osservare o tentare di concepire creature oltre la nostra sfera di comprensione sia dannoso per la mente. Guardare un mostro, o comunque qualsiasi cosa che esula da logica e realtà, causa allucinazioni, mal di testa e panico a McLeary. Non possiamo combattere, soltanto nasconderci e superare in astuzia le creature. Spesso ci ritroveremo a sentire qualcosa muoversi, urlare o ribaltare oggetti, senza poterlo vedere. Uno stratagemma che, a livello di inquietudine trasmessa al giocatore, funziona decine di volte meglio di jumpscare oppure orde di mostri lanciate all’assalto. Troppo spesso sentiremo la necessità di guardarci alle spalle, oppure di muoverci furtivamente anche quando la stanza sembra vuota e sicura. Il gioco compie un ottimo lavoro di immersione ed immedesimazione, anche grazie alla scelta di far impersonare un comune mortale e non un supersoldato armato fino ai denti.
Claustrofobia e talassofobia
Soffrite di almeno una di queste due condizioni? Girate al largo da Still Wakes The Deep, a meno che, come il sottoscritto, non cerchiate emozioni forti. Per la stragrande parte dell’avventura, saremo costretti in spazi ridotti e spesso allagati. Guardare fuori non aiuta, il Mare del Nord in tempesta non è il più rilassante degli scenari, soprattutto considerato che dalle sue profondità è emerso qualcosa che sta devastando la piattaforma petrolifera, modificandone la struttura fino ai confini più reconditi della logica. Il pericolo di annegare è costante, unito alla possibilità di incappare in creature orripilanti. Il design dei mostri è fenomenale. Fortissimo dell’esperienza del team e delle numerose ispirazioni, è in grado di raccapricciare anche il più coriaceo tra i veterani dell’horror. Il comparto sonoro si sposa benissimo con quello grafico, e rende oltre ogni misura con delle buone cuffie.
Strisciare su una trave pericolante, con sotto un volo di trenta metri fino al mare, nuotare in un condotto allagato, salire una scala malmessa sferzati dal vento di tempesta, farsi strada in un compartimento distrutto e completamente al buio… L’assalto alla mente del giocatore è continuo, spietato, implacabile. Still Wakes The Deep ci stringe in una morsa opprimente e si rifiuta di mollarci fino alla fine. Il ritmo della storia è cadenzato e regolato al cardiopalmo; non avremo letteralmente pace o respiro per tutta l’avventura. Ed anche questo, come menzionavo sopra, contribuisce ad immergere il giocatore nei panni di McLeary, promettendo di lasciare profondi ricordi difficili da dimenticare. Non c’è modo di abituarsi agli enigmi e alle sezioni stealth, non avremo mai l’impressione di avere il controllo, poichè ci ritroveremo sempre in balia degli eventi che sconquassano la piattaforma petrolifera. Un horror che funziona in maniera magistrale.
Un atto d’amore
Still Wakes The Deep è uno di quei prodotti che scaldano il cuore di chi fa dei videogiochi una vera passione. A prescindere dalle proprie sacrosante opinioni personali sul gioco, non si può negare che sia stato realizzato con assoluto amore ed impegno. Gli sviluppatori si sono documentati accuratamente, intervistando veri lavoratori delle piattaforme petrolifere, guardando moli di documentari a tema e informandosi riguardo i pericoli di lavorare in certe condizioni estreme. Addirittura hanno tentato senza successo di visitare delle piattaforme decommissionate. Inoltre John McCormack, il direttore artistico dello studio, ha fornito utilissime testimonianze sulla Scozia di fine anni 70, assicurandosi una resa verosimile dell’ambiente e della mentalità delle persone. Per risparmiare il budget sulla realizzazione dei personaggi ed assicurarsi l’eccelso pregio dei pochi presenti, il team ha deciso di ambientare il gioco durante il periodo natalizio, quando la gran parte dei lavoratori si trova a casa.
A proposito di Scozia… per il cast sono stati scelti diversi nativi scozzesi. Il risultato è una qualità delle voci eccezionale, senza accenti simulati o forzati. Tutto ciò contribuisce ulteriormente ad un’immersione già potente. Si ha l’impressione di interagire con un film AAA, uno di quegli horror che sbanca al cinema e finisce in prima pagina ai telegiornali. La storia, nonostante l’assurdità illogica che la pervade, risulta viva, vera, credibile. Still Wakes The Deep incapsula e riproduce divinamente il dreich, termine scozzese che indica il maltempo grigio e deprimente, che in mare aperto esacerba depressione e angoscia, trasformandole in questo caso nell’ennesima arma per disturbare il giocatore. A tutto questo si aggiunge la ciliegina sulla torta: una resa grafica degli ambienti superba; plausibile e convicente, figlia delle ore passate ad informarsi sulle piattaforme petrolifere. Le potenzialità dell’Unreal Engine 5 sono sfruttate pienamente, e si vede.
Non ne usciremo vivi…
Tutto ciò di cui ho parlato sopra evoca inevitabilmente un senso di sconforto e impotenza nel giocatore. Spesso avremo l’impressione di essere sopraffatti dagli eventi, e non è una cosa negativa, anzi. Siamo nei panni di un elettricista contro un’entità sovrannaturale fuoriuscita dal più malato degli incubi, cosa possiamo mai sperare di fare? Non siamo neanche in grado di guardarla, letteralmente. Oltre ad evitare il contatto visivo, dovremo sempre assicurarci di rimanere nascosti e lontani dalle creature, e non sempre è facile, nel dedalo semiallagato della Cpiattaforma Beira D. Il sistema di stealth e nascondigli funziona quanto basta. Nulla di eclatante, ma regge il confronto con altri horror. Gli enigmi sono decenti, e l’interazione con l’ambiente è piacevole e curata, sebbene molto limitata e guidata. Abbiamo la possibilità di raccogliere e lanciare oggetti, sia per distrarre i nemici, sia per rallentarli, unico mezzo di difesa.
Per facilitare l’esplorazione, gli oggetti interattivi e i percorsi necessari per proseguire sono evidenziati con vernice gialla, meccanica che si può disattivare dal menu per garantire la massima difficoltà ed immersione. Un sistema che aiuta il giocatore senza però apparire fuori luogo o rompere la quarta parete, visto che nelle piattaforme petrolifere le vernici di vari colori sono davvero usate per aiutare l’orientamento, specie nelle sale macchine. Non esiste un indicatore di prossimità del pericolo, ma è possibile accorgersi dei nemici grazie ad un effetto di distorsione dei lati dello schermo, che rappresenta il disagio e il senso di terrore che si sta impadronendo di McLeary. Stratagemma già utilizzato in titoli come Amnesia o il nostalgico Tormented Souls, di recente recensito qui. Riuscire a comunicare con il giocatore senza spezzare l’immersione è sintomo di grande talento e fantasia, ed è un fattore di cui andrebbe a mio avviso parlato molto di più.
“La più antica e potente emozione umana è la paura, e la paura più antica e potente è la paura dell’ignoto.”
Mi preme concludere questo articolo con una citazione di Howard Phillips Lovecraft, che si adatta armoniosamente a Still Wakes The Deep. L’ignoto è ciò che ha agguantato la piattaforma petrolifera, gettandola nel caos, e l’ignoto è ciò che ha ucciso i nostri colleghi ed amici. Questo gioco richiede calma e sangue freddo, risultando davvero provante, in alcuni frangenti, sulla mente del giocatore. Nonostante la breve durata e la rigiocabilità assente, risulta assai pesante e gravoso, ma con accezione decisamente positiva. Nulla di ciò che scrivo, non importa quanto impegno ci riversi, può prepararvi all’orrore che The Chinese Room ha partorito con fervore quasi sconvolgente. Accumulate il coraggio, e seguite McLeary in un viaggio che promette di abbattere le solide mura della logica, lottando contro cose su cui l’essere umano non dovrebbe mai posare gli occhi… Still Wakes The Deep vi sfida, beffardo, dalla sua roccaforte d’orrore, raccoglierete il guanto?
Still Wakes The Deep, la recensione: orrore dalle profondità marine
PRO
- Terrificante. Scioccante. Assurdo
- L’oppressione non molla mai la presa
- Ambienti realizzati in maniera eccelsa
- Si percepisce la passione effusa nel gioco in ogni pixel
- Sonoro e voci da oscar
- Promette incubi e mani sudate
CON
- Breve e non rigiocabile
- Interazioni limitate e guidate
- Enigmi poco fantasiosi