Un ambizioso e promettente action RPG in chiave sci-fi, dove il potere del Rift è tanto una risorsa quanto una condanna.

In un mercato videoludico sempre più dominato da produzioni seriali e format riciclati, Riftwalker si presenta come un progetto dichiaratamente autoriale, costruito attorno a una meccanica centrale che intreccia in modo organico narrazione, gameplay, world-building e atmosfera. Sviluppato in Unreal Engine 5 da un singolo autore, il titolo si colloca in quell’area di confine tra indie e aspirazione AAA, dove l’ambizione creativa si scontra inevitabilmente con limiti produttivi concreti.
Il risultato, almeno sulla carta e nelle prime dimostrazioni, è un action RPG story-driven che tenta di costruire la propria identità attorno a un concetto tanto semplice quanto potenzialmente dirompente: il Rift, un piano d’ombra sovrapposto alla realtà, strumento di potere e al tempo stesso fonte di rischio crescente.
Un concept narrativo solido: il Rift come opportunità e condanna
Riftwalker racconta la storia di Ashton Mercer, cacciatore di taglie che, per una serie di eventi non ancora del tutto svelati, acquisisce la capacità di accedere al Void, una dimensione d’ombra sovrapposta alla realtà. Non si tratta di un semplice “mondo parallelo”, ma di uno spazio ostile, vivo, popolato da entità che reagiscono a ogni intrusione.
Dal punto di vista narrativo, il Rift funziona come metafora e strumento:
- metafora del potere che corrompe e del prezzo da pagare per ottenere vantaggi;
- strumento ludico che altera le regole del mondo di gioco.
Ogni utilizzo del Rift offre benefici immediati – mobilità, vantaggi tattici, possibilità di aggirare ostacoli o ribaltare scontri apparentemente impossibili – ma aumenta progressivamente l’attenzione delle creature che lo abitano. È una scelta di design interessante perché evita l’uso “gratuito” delle abilità speciali, spingendo il giocatore a valutare quanto potere è disposto a concedersi prima di pagarne le conseguenze. Se ben sviluppata, questa dinamica potrebbe diventare il vero cuore dell’esperienza, dando peso sia al gameplay sia alle decisioni narrative.

Il Rift come sistema ludico: rischio, pressione e controllo
Il vero fulcro di Riftwalker è la trasformazione del Rift in un sistema di rischio dinamico. L’utilizzo delle abilità legate al Void promette di:
- alterare il posizionamento durante gli scontri;
- aggirare ostacoli ambientali;
- ribaltare situazioni apparentemente sfavorevoli.
Tuttavia, ogni uso incrementa la probabilità di attirare entità ostili, introducendo una pressione costante che va oltre il semplice cooldown o consumo di risorse. È un approccio interessante perché sposta il focus dal “quando posso usare un’abilità” al “quanto sono disposto a pagarne il prezzo”.


Combat system: solidità e incognite di bilanciamento
Dal punto di vista strutturale, Riftwalker è uno shooter in terza persona con innesti RPG. Il gunplay mostrato finora appare reattivo e leggibile, ma porta con sé alcune incognite da non sottovalutare.
La presenza di barre di energia e armatura sui nemici impone un lavoro di bilanciamento estremamente rigoroso. Senza una differenziazione marcata dei nemici e senza un uso intelligente delle abilità legate al Rift, il rischio di scontri prolungati e poco incisivi è concreto. La sfida principale sarà evitare che il combat system si appiattisca in una mera gestione dei danni, anziché valorizzare posizionamento, tempismo e utilizzo creativo degli strumenti a disposizione.
Il potenziale c’è, ma la sua realizzazione dipenderà dalla capacità di integrare il Rift nel flusso del combattimento in modo organico, non accessorio.

Esplorazione e direzione artistica: identità prima della scala
Uno degli aspetti più convincenti di Riftwalker è la sua direzione artistica, chiaramente influenzata dall’esperienza del suo autore come lead artist e world designer. Gli ambienti mostrati finora restituiscono:
- un senso di luogo forte,
- una palette cromatica coerente,
- architetture leggibili e riconoscibili.
Le atmosfere richiamano alcuni ambienti di Starfield – in particolare le aree desertiche e i centri abitati di frontiera – con un’estetica che flirta con l’immaginario western-sci-fi alla The Mandalorian, senza però cadere nel puro citazionismo.
Non è ancora chiaro se il gioco adotterà una struttura completamente open world o una suddivisione in macro-aree, ma la scelta sembra orientata a privilegiare densità e caratterizzazione rispetto alla mera estensione geografica. Una decisione sensata, soprattutto in un progetto a sviluppo individuale.

Un progetto solitario: forza creativa e fragilità produttiva
Riftwalker è l’opera di Ethan “LuclinFTW” McKinnon, professionista con oltre vent’anni di esperienza nei settori di art direction e world design. La scelta di sviluppare il gioco in solitaria è al tempo stesso il principale tratto distintivo del progetto e il suo principale fattore di rischio.
Da un lato, lo sviluppo mono-autoriale assicura coerenza visiva e decisionale: la voce creativa rimane unica e riconoscibile, permettendo scelte stilistiche e narrative nette e senza compromessi. Dall’altro, questa stessa configurazione espone il progetto a limiti concreti – tempi di sviluppo prolungati, capacità di testing ridotte e vincoli nella fase di rifinitura – che possono influire sulla stabilità tecnica e sul bilanciamento complessivo.
La strategia adottata dallo sviluppatore – coinvolgere la community via Patreon e Discord – è una risposta pragmatica a queste criticità: trasforma il feedback dei giocatori in un elemento operativo del processo creativo e offre risorse e visibilità fondamentali per sostenere il lavoro. Resta comunque cruciale mantenere rigore nel controllo della portata del progetto; l’equilibrio fra ambizione artistica e disciplina di produzione determinerà in larga misura l’esito finale.
Quando uscirà Riftwalker?
Attualmente Riftwalker è in piena fase di sviluppo e non dispone ancora di una finestra di lancio ufficiale. È possibile supportare il progetto tramite Patreon e seguirne l’evoluzione attraverso aggiornamenti regolari e interazioni dirette con lo sviluppatore.
Considerata l’ambizione del titolo e le risorse a disposizione, è lecito aspettarsi un percorso lungo, ma anche una crescita progressiva guidata da una visione chiara.
