In Life of Delta, un piccolo robot di servizio cerca di salvare il suo amico, in uno scenario distopico e apocalittico, caratterizzato dalla sopraffazione e la violenza.
Il 13 Marzo 2023 esce Life of Delta, una deliziosa avventura punta e clicca, di cui sto parlando con colpevole ritardo ma con autentico entusiasmo.
Creato da Samuel Lorincik, sviluppato da Airo Games – fondata dallo stesso Lorincik – e prodotto da Daedalic Entertainment, Life of Delta parla di un piccolo robot che presto dovrà affrontare pericolose avventure in un mondo post-apocalittico.
Sulla scia di opere importanti come Wall-E di Pixar Animation Studios, in coproduzione con Walt Disney Pictures, anche Life of Delta ci presenta un robottino, ingenuo e dal “cuore buono” e ci porta ancora una volta a riflettere su tematiche come quella dell’intelligenza artificiale e della coscienza delle macchine e come questa caratteristica spesso venga associata a visioni apocalittiche, in cui gli esseri umani finiscono per soccombere.
L’avventurosa vita di Delta
Come detto, ci troviamo in un contesto distopico, in cui non c’è più traccia degli esseri umani e i robot abitano le lande desertiche di un mondo in rovina.
Le macchine, come in qualsiasi storia di fantascienza che ne parla, esistono principalmente per svolgere determinate mansioni. Avremo, dunque, robot la cui funzione è la manutenzione, la pulizia, il controllo e vari altri servizi, come quello di essere una batteria portatile, utilizzata nei siti di costruzione.
La serie “Delta” è composta da piccoli robot di servizio che possiedono ottime capacità di riparazione di oggetti meccanici ed elettronici e il nostro protagonista è uno di questi.
Salvato dalla dismissione dal robot scienziato Joe, Delta, che fino a quel momento lavorava appunto come robot di servizio in una fabbrica di Megacity, diventa un importante amico e compagno di vita, così come lo stesso Joe lo diventa per il piccolo robot.
Ma la loro tenera e positiva storia arriva presto ad un terribile punto di svolta, quando, a causa di ciò che Joe ha fatto – ovvero salvare un robot dalla dismissione -, agenti incaricati lo prelevano dalla sua abitazione e lo portano via, presumibilmente per punirlo del suo reato.
Delta si trova dunque solo e preoccupato per il suo amico. Decide così di partire alla sua ricerca, uscendo dal guscio e ritrovandosi catapultato in un mondo ostile e complicato.
Ma perché questo mondo è così ostile? E chi sono gli agenti che hanno preso Joe, portandolo chissà dove?
Da quello che vediamo, il mondo è finito sotto le grinfie dei Lizard, creature biologiche dall’aspetto minaccioso, sia rettile che, ad esempio, di cinghiale o facocero, con grosse zanne, abiti di cuoio e creste da teppista alla Mad Max, Ken il guerriero (Hokuto no Ken), e compagnia bella, con il vizio del fumo e dell’alcol e l’indole feroce.
Molto probabilmente, prima del loro arrivo, gli esseri umani erano già scomparsi, e in questo nuovo scenario, i robot, schiavizzati dai Lizard, si trovano a dover sopravvivere e sopportare ogni sopruso. In tale clima di tensione e oppressione, gli stessi robot si fanno guerra tra loro, mossi principalmente dalla paura.
Ma Delta è ovviamente diverso e proverà ad andare d’accordo con ogni individuo che incontrerà nel suo cammino, con il quale si innescherà una serie di scambi di favori, destinati a permettere al nostro piccolo eroe di proseguire il suo cammino e raggiungere il suo amato Joe.
Intrattenimento apocalittico
Come farà un piccolo robot di servizio ad affrontare tutti questi pericoli, sgominare i terribili Lizard, mandare all’aria i loro piani di conquista e, soprattutto salvare il suo amico?
Tanto per cominciare, sfruttando le abilità che ha a disposizione, come quella di riparare oggetti, meccanici e non, come il velivolo Bertha, messo a disposizione dal Vagabondo, per sorvolare la vasta area desertica, in cui non c’è solo l’irritante e ruvida sabbia che non va d’accordo con i robot, ma è popolata da pericolose creature, e raggiungere Megacity.
Il che si traduce, fattivamente, in una serie di rompicapo davvero molto intrattenenti e non eccessivamente cervellotici – più di cinquanta -, ma che portano il giocatore ad attivare processi logici e capacità di osservazione.
Il gameplay, in quanto punta e clicca, non è chissà quanto elaborato, tuttavia, il game design è davvero ben fatto: bilanciato e soprattutto coinvolgente. Una volta iniziato, sarà davvero difficile fermarsi. Fortunatamente, la durata del gioco non è elevata. Personalmente ho impiegato tre ore, perché spesso mi sono soffermata più del necessario su alcuni punti.
Nonostante la durata non sia considerevole, la storia di Life of Delta risulta comunque soddisfacente, completa e anche ricca di elementi e tematiche molto interessanti, ma soprattutto di “giochi” divertenti, che a volte esulano dal semplice rompicapo, come quello di cucinare e comporre piatti di sushi, “suonare” in una band in stile Guitar Hero, o curare ferite.
Un mondo caldo e inospitale
Life of Delta, in quanto punta e clicca, non necessita di animazioni particolarmente elaborate, tuttavia, il lavoro grafico che è stato fatto, con i disegni e l’uso di luci e colori, fa davvero la differenza.
La storia è davvero carina, avvincente e piena di messaggi positivi, ma non si può dire che sia particolarmente originale. La grafica, invece, conferisce a Life of Delta quell’unicità di cui spesso parlo quando ci troviamo di fronte ad un prodotto nato come progetto indipendente, dalla mano, e spesso dalla mente, di uno o pochi individui.
In Life of Delta c’è l’espressività data dallo stile con cui i personaggi sono disegnati e con cui le atmosfere sono create, dando vita a paesaggi desolati e sovrascaldati dal sole, ma anche lineari e curati nelle strutture. Il caos ha un suo ordine meccanico ed è tutto molto “cute” ma rude, allo stesso tempo.
Quindi, complimenti a Ho Huynh per il lavoro eccelso nella creazione dei personaggi, ed a Son Truong Nguyen, per quello sulla creazione degli ambienti. Hanno fuso capacità e visioni e hanno reso Life of Delta un’opera considerevole anche e soprattutto grazie al suo aspetto estetico.
I robot e l’amore
Anche in Life of Delta si affronta il tema dei sentimenti e dell’amore che una macchina può avere, nel momento in cui viene dotata di una coscienza.
Il rapporto creatore-creato è spesso sovrapponibile a quello genitore-figlio – Frankenstein di Mary Shelley ha dato il via a questo filone – e anche se in Life of Delta, Joe, che non è il creatore ma il salvatore di Delta, ci viene presentato come amico, si sente ugualmente la presenza di un amore filiale, come in Alita – Angelo della Battaglia, opera manga di Yukito Kishiro, diventata serie animata e recentemente anche film, dove lo scienziato – umano – Ido, salva una cyborg semi distrutta dalla discarica, l’adotta e la tratta come una figlia, dando vita al personaggio di Alita.
Questo iniziale amore tra salvatore o creatore e creatura, lo vediamo trasformarsi in amore in senso più ampio ancora, fino a che non si instaura, in alcuni casi, una vera e propria relazione romantica, come in Cookie Cutter, dove la scienziata Shinji dà vita a Cherry, che, una volta cresciuta abbastanza, diventa la sua compagna.
Anche nell’opera Povere Creature di Alasdair Gray, recentemente trasposta al cinema da Yorgos Lanthimos, si tratta questa tematica, in cui il creatore, in questo caso, parte già con il presupposto che la sua creatura – anche se non meccanica, ma biologica, come in Frankenstein – diventerà la sua compagna, tentando, almeno all’inizio, di trasformare il rapporto padre-figlia in una relazione romantica.
E gli esseri umani?
La cosa interessante è quanto in Life of Delta sia piuttosto netta la distinzione tra essere umano e robot, e non solo per la loro stessa natura. In Life of Delta, infatti, verso la fine incontreremo un essere umano, prigioniero dei Lizard, nella stessa struttura in cui si trova Joe – la Base Militare -, e la prima cosa che chiederà a Delta sarà se ha intenzione di fargli del male. Il che ci fa ben capire che i Lizard non sono gli unici nemici degli esseri umani, e che probabilmente si sono estinti a causa di un precedente scontro proprio con i robot.
Si tratta di uno scienziato, tenuto prigioniero come altri scienziati, appunto, e ci viene presentato semplicemente come “umano”. Non ha una vera e propria identità, a differenza dei robot, che sì, hanno un nome e un’identità basate sulle loro funzioni, ma almeno non si chiamano semplicemente “robot”.
È pur vero che di esseri umani ce ne sono ben pochi – uno, in effetti, e la sua famiglia nascosta che apparirà solo alla fine -, e ci può stare identificare l’unico presente con il semplice appellativo di “umano”. Tuttavia, la sensazione che ho avuto è che ci sia di base una volontà, a livello di scrittura, di spersonalizzare gli esseri umani, in virtù dei robot, la cui personalità spicca di gran lunga, così come i loro sentimenti, paure e pensieri.
Questa importanza che viene data alla personalità e alla vita dei robot non la troviamo certo qui per la prima volta, ci basti pensare ad opere videoludiche come Detroit: Become Human o Stray, o ad altre opere audiovisive come Chappy o il Wall-E già citato.
Nel caso di Life of Delta, tuttavia, la parola “vita” che viene associata ad una macchina è di per sé piuttosto emblematica, specie se si tratta di macchine da lavoro, a cui la coscienza non farebbe neanche particolarmente comodo.
Con questo non voglio dire che gli autori abbiano voluto mettere in luce quanto i robot siano meglio degli umani, anzi. È vero che è proprio un robot a salvare un umano, ma quest’ultimo si comporta comunque nel modo più onesto e collaborativo possibile, dando il via ad un’alleanza volta a salvare entrambi dal dominio di una razza sostanzialmente malvagia – i Lizard, in questo caso.
Dietro le quinte
Airo Games è composto da un gruppo di giovani artisti, programmatori, designer, sound designer e compositori – come il talentuoso Nikola Jeremic, che in Life of Delta ha fatto un lavoro eccezionale – provenienti dal Regno Unito, dalla Slovacchia, dalla Polonia e dal Vietnam. Appassionati di fantascienza e narrazione, sin da piccoli, i membri del gruppo hanno giocato ai videogiochi e hanno continuato a coltivare questa passione. La loro principale soddisfazione deriva dal poter condividere il loro talento e utilizzarlo per raccontare storie interessanti, avventurose e, soprattutto, divertenti.
Nel 2017 inizia l’avventura e man mano Delta e il suo ambiente iniziano a prendere forma. Dopo anni di duro lavoro, il 26 marzo 2021, Airo Games annuncia la partnership con Daedalic Entertainment e finalmente Life of Delta prende “vita” a tutti gli effetti.
Il 6 giugno 2024, Samuel Lorincik annuncia che Life of Delta è stato nominato per il Central & Eastern European Game Awards (CEEGA) nella categoria Visual Art e che l’evento si terrà durante la Game Industry Conference (GIC) a Poznań, in Polonia.
Conclusioni
Life of Delta è una divertente ed emozionante avventura punta e clicca, in cui un piccolo robot di servizio affronta un mondo ostile per salvare il suo amico. Si tratta di un gioco davvero divertente e di grande intrattenimento. Leggero, piacevole, mai troppo complesso, anche se alcuni rompicapo sono più complicati di altri.
La storia di Delta è una storia di robot, in cui l’umanità, intesa in senso filosofico, ovvero delineata da aspetti come la coscienza di sé e la moralità, è ormai rappresentata dai robot stessi, vittime di creature biologiche che rappresentano il male.
Graficamente originale e realizzata in maniera impeccabile, è inoltre contornata da musiche perfettamente inserite nel contesto e nel mood del gioco, senza mai sovrastare o “disturbare”, ma accompagnando con stile e piacevolezza l’intera esperienza.
Non mancano nemmeno richiami nostalgici, citazioni e omaggi ad un importante passato, come il Gameboy e la VHS trovati dentro una scatola, o il cabinato di un classico Arcade come Pong, con cui ci troveremo a giocare nei pressi della Base Militare, in un vis-à-vis con un arrogante tenente.
Life of Delta
PRO
- Grafica originale e tecnicamente impeccabile
- Musiche piacevoli, mai disturbanti e perfettamente inserite nel contesto
- Rompicapo intrattenenti e coinvolgenti
- Storia ben scritta ed emozionante
CON
- Cliccare su un hotspot, a volte, può risultare ostico
- La sensibilità del controller va tenuta necessariamente bassa se si vuole raggiungere agilmente l’hotspot