La recensione dell’attesissimo remake realizzato da Bloober Team.

SILENT HILL 2 Remake

Silent Hill 2 Remake ha suscitato un enorme interesse sia tra i fan storici della serie sia tra i nuovi giocatori, grazie alla sua capacità di rinnovare l’originale senza tradirne lo spirito. A quasi due mesi dall’uscita, è il momento giusto per fare una riflessione più approfondita su ciò che questo remake rappresenta per il franchise e per l’industria videoludica in generale. Silent Hill 2 è un capolavoro che ha definito un genere, influenzando enormemente non solo i giochi horror, ma anche la narrativa interattiva in generale. Bloober Team si trovava di fronte a una scelta cruciale, una sorta di bivio creativo che avrebbe potuto determinare il destino del progetto; scegliere tra “riadattare un classico” alle tecnologie moderne, come ha fatto Capcom con Resident Evil 2 Remake, oppure puntare su un remake quasi identico all’originale, che rispetti fedelmente la visione dei fan storici, come accaduto ad esempio con Final Fantasy VII Remake.

Nel caso di Silent Hill 2, la scelta è stata quella di “riuscire a trovare un equilibrio” tra i due approcci, sbilanciandosi maggiormente al mantenimento del suo predecessore; infatti ritengo che avrebbero sicuramente potuto osare di più, forse impauriti dal rischio di scontentare i fan più fedeli e accaniti della saga. La paura di alterare un capolavoro tanto amato potrebbe aver limitato le loro scelte creative, ma a mio parere, avrebbero dovuto rischiare maggiormente, tuttavia un remake rappresenta un’opportunità unica non solo per rinnovare il gioco dal punto di vista tecnico, ma anche per esplorare nuove direzioni nella narrativa, nel gameplay e nel design. La tecnologia moderna offre infinite possibilità, e sarebbe stato interessante vedere come questi strumenti potessero ampliare l’esperienza originale, portando Silent Hill 2 a un livello superiore.

I primi dubbi da parte dei fan

Fin dal suo annuncio, Silent Hill 2 Remake ha suscitato numerosi timori, soprattutto riguardo al gameplay. Molti si chiedevano se il team sarebbe riuscito a mantenere la giusta atmosfera e il giusto equilibrio senza sacrificare troppo il fattore “horror psicologico” a favore di meccaniche più orientate all’azione, come spesso accade nei remake di oggi. Eppure, al di là delle preoccupazioni iniziali, posso dire che il gioco riesce a soddisfare appieno l’intento che si prefigge: mantenere il tono inquietante e l’angoscia psicologica che sono il cuore di Silent Hill 2, risultando a mio avviso, non fin troppo action come è stato riportato o risultare noioso.

Il principale problema di questo remake riguarda le cutscene, in particolare le espressioni facciali di alcuni personaggi che non sempre risultano convincenti. Un’eccezione è il protagonista, il cui viso è ben riuscito e rimane coerente con la sua personalità. Man mano che il viaggio prosegue, infatti, il suo volto rispecchia sempre di più le sofferenze e il logorio psicofisico, diventando via via più segnato e stanco. Avrei voluto che alcune cutscene fossero più enfatizzate, più potenti e coinvolgenti, in grado di avere un impatto maggiore sugli occhi del videogiocatore; ciò è un vero peccato, perché Bloober Team è riuscito perfettamente a ricreare ambientazioni cupe e inquietanti perché ogni luogo che James esplora è ricco di dettagli che contribuiscono a costruire un’atmosfera densa e angosciante, rendendo ogni ambiente straordinariamente immersivo.

Voglio però fare una riflessione a favore del gioco, perché, leggendo diverse recensioni e opinioni online, ho notato che molte persone si sono accanite contro di esso, paragonandolo in modo eccessivo al suo predecessore. A mio parere, spesso queste critiche non sono del tutto oggettive, ma sono influenzate dalla nostalgia per quegli anni. Mi preme anche sottolineare che questo tipo di accanimento non sembra essersi verificato con il remake di “Resident Evil 2”, che, sebbene altrettanto apprezzato, è molto meno fedele rispetto a Silent Hill 2 nel mantenere l’essenza del gioco originale.

Tante discussioni, forse fin troppe?

Mi riferisco al dibattito sulla censura, che ha suscitato molte discussioni. In particolare, riguardo al vestito di Maria, che probabilmente sarà aggiunto con il possibile DLC Born from a Wish. Personalmente, non trovo che il cambiamento sia così impattante per il ruolo di Maria; anzi, la trovo addirittura più flirtante rispetto all’originale. Questo è particolarmente evidente con l’aggiunta della scena nel Heaven’s Night, che non era presente nel gioco originale, e con i suoni sessuali emessi dai nemici quando vengono uccisi. La censura più evidente, invece, si nota nelle due scene con Pyramid Head e i manichini. Tuttavia, per chi, come me, segue Masahiro Ito su X, egli ha chiarito che quelle due scene erano state fraintese dai fan. Pyramid Head, secondo Ito, rappresenta solo la violenza fisica che James infligge a una figura femminile, e non un abuso sessuale. Potrebbe essere stato questo il motivo per cui sono state modificate?

Silent Hill 2 Remake

Il Remake è riuscito a superare alcuni aspetti dell’originale?

Il momento in cui, secondo me, il remake raggiunge il suo apice è durante la boss fight con Angela, una sezione che è stata modificata e ampliata dal Bloober Team. Hanno aggiunto dettagli significativi alla storia di Angela, e il risultato è davvero angosciante. È palpabile il dolore che la ragazza sta vivendo e continua a vivere: si sente, si vede, l’inferno di cui lei stessa parla. Questo dimostra che Bloober Team avrebbe potuto osare di più, distaccandosi maggiormente dal gioco originale, esplorando nuove sfumature e dando spazio a una visione più audace.

Un’altra aggiunta di grande impatto nel remake sono le sezioni dedicate a Pyramid Head e al suo legame con James. Una scena particolarmente significativa è quando James porta con sé l’arma di Pyramid Head. Questo momento enfatizza ancora di più la dimensione psicologica del gioco, approfondendo il legame profondo che unisce questi due personaggi, rendendo la relazione tra James e Pyramid Head ancora più simbolica e complessa nel remake.

Menzione onorevole

Ho apprezzato inoltre alcune chicche aggiunte con questo remake, come i richiami all’originale tramite i collezionabili opzionali chiamati “Ricordi”, che riprendono aspetti del predecessore tagliati in questa versione. Inoltre, l’inclusione di easter egg legati agli altri capitoli della saga, in particolare Silent Hill 3 e Silent Hill 4, è un tocco che non passa inosservato. Ho letto inoltre online che si vociferava che, apparentemente, Bloober Team abbia voluto ampliare e arricchire il viaggio di James e approfondire il potere oscuro che caratterizza la città di Silent Hill. In particolare, l’aggiunta di alcuni collezionabili, che sembrano avere un significato ambiguo, ha alimentato le speculazioni tra i fan. Questi oggetti potrebbero suggerire che James fosse intrappolato a Silent Hill da più di 20 anni, come se fosse vittima di un vero e proprio loop temporale.

Questa teoria potrebbe aprire nuove interpretazioni sulla trama e sul destino di James, rivelando una dimensione ancora più complessa e inquietante della storia. L’idea che la città di Silent Hill abbia un’influenza così profonda e duratura sui suoi abitanti, costringendoli a rivivere lo stesso incubo per decenni, arricchirebbe ulteriormente la già enigmatica e tormentata mitologia del gioco. Questo potenziale sviluppo non solo dà nuove sfumature alla sofferenza di James, ma potrebbe anche insinuare un legame più profondo tra lui e la maledetta città, suggerendo che il suo viaggio non sia stato mai solo un episodio isolato, ma parte di un ciclo più ampio e ricorrente che ha visto coinvolti altri personaggi nel corso degli anni.

le infermiere

Tiriamo le somme

In conclusione, Bloober Team ha eseguito un lavoro eccellente nel ricreare l’atmosfera angosciante e claustrofobica che ha reso il gioco originale un capolavoro, ma ha anche introdotto modifiche e ampliamenti che arricchiscono l’esperienza, come nel caso della boss fight con Angela. Alcuni aspetti, come la gestione delle cutscene e la fedele riproduzione di alcuni elementi, avrebbero potuto essere migliorati, ma l’uso dei suoni ambientali e delle iconiche composizioni di Akira Yamaoka riescono a compensare molte delle sue imperfezioni. Il remake, pur lontano dal replicare l’intensità emotiva dell’originale, offre comunque un’interpretazione riuscita della sua essenza, mantenendo vivi temi universali come il dolore, la colpa e la redenzione.

È vero che molti si sono accaniti sul paragone con il predecessore, ma va riconosciuto che il gioco di Bloober Team ha il coraggio di esplorare nuove direzioni pur restando fedele al nucleo originale. Alla fine, Silent Hill 2 Remake è un’esperienza che merita attenzione, sia per chi ha amato l’originale, sia per chi si avvicina a questa saga per la prima volta.

Silent Hill 2 Remake

“Bloober Team ha eseguito un lavoro eccellente nel ricreare l’atmosfera angosciante e claustrofobica che ha reso il gioco originale un capolavoro, ma ha anche introdotto modifiche e ampliamenti che arricchiscono l’esperienza, come nel caso della boss fight con Angela. Alcuni aspetti, come la gestione delle cutscene e la fedele riproduzione di alcuni elementi, avrebbero potuto essere migliorati, ma l’uso dei suoni ambientali e delle iconiche composizioni di Akira Yamaoka riescono a compensare molte delle sue imperfezioni. Il remake, pur lontano dal replicare l’intensità emotiva dell’originale, offre comunque un’interpretazione riuscita della sua essenza, mantenendo vivi temi universali come il dolore, la colpa e la redenzione.”

PRO

  • Colonna sonora: La musica continua a essere uno degli elementi distintivi, con tracce iconiche che si integrano perfettamente nell’atmosfera.
  • Fedeltà all’originale: Il remake rispetta la trama e le meccaniche di base del gioco originale, mantenendo l’essenza di Silent Hill 2.
  • Audio e suono: L’audio è curato nei minimi dettagli, con effetti sonori che aumentano il livello di immersione e la tensione psicologica.
  • Ambientazioni: Le locations sono ricreate con grande attenzione, conservando la distorsione e il senso di claustrofobia che ha reso il gioco originale così inquietante.
  • Recitazione di James Sunderland: Il personaggio di James è ben interpretato, con una recitazione che trasmette perfettamente la confusione e il dolore del protagonista.
  • Aggiunta di due finali nuovi: I nuovi finali arricchiscono la storia, aggiungendo dettagli significativi sia sulla figura di James che sul mistero di Silent Hill, mantenendo coerenza con la trama principale.
  • Personalità dei mostri: I mostri sono più caratterizzati, con design disturbanti e simbolici, come i manichini, che aggiungono un ulteriore livello di inquietudine in quanto tenteranno di prenderci di sorpresa.

CON

  • Frame rate spesso troppo basso: Il gioco soffre di cali di frame rate che compromettono l’esperienza, riducendo la fluidità e la sensazione di immersione.
  • Doppiaggio non sempre convincente: La recitazione vocale non sempre riesce a trasmettere pienamente le emozioni dei personaggi, risultando talvolta poco naturale o poco espressiva.
  • Poca enfasi in alcune cutscene: Alcune scene cruciali della trama non sono accompagnate da una regia o da un’energia emotiva sufficiente, riducendo l’impatto narrativo.
  • Approccio più mainstream: Il gioco ha preso una piega più accessibile, semplificando gli enigmi e i meccanismi di gioco, rischiando di allontanarsi dalla complessità che caratterizzava l’originale.
  • Timore di osare e rischiare: Il team di sviluppo sembra aver evitato di prendere rischi significativi, risultando in una revisione che, pur rispettando l’originale, non osa innovare o introdurre cambiamenti radicali, limitandosi a un approccio più sicuro e convenzionale.
SCORE: 8

8/10

I miei primi passi nel mondo videoludico li ho fatti grazie a mia sorella, con i classici come i primi Tomb raider e Dino crisis, il quale ben presto mi fece rendere conto che la mia vera passione fossero i survival horror. Sono rimasto affascinato dalle sue atmosfere inquietanti, portandomi a scoprire saghe celebri del genere come Resident Evil e Silent Hill. Per me, un buon survival horror deve far sentire il giocatore vulnerabile, immerso in una costante tensione, con una trama che lo catturi fino alla fine. Adoro come questi giochi riescano a spingere chi gioca a confrontarsi con le proprie paure, creando un’esperienza intensa e psicologica. Negli anni, ho affinato la mia capacità di analizzare i giochi in modo critico. Non mi limito a valutarli sulla base di grafica o giocabilità; mi interessa molto di più l’atmosfera, la narrazione e l’impatto emotivo che un gioco è in grado di trasmettere.