Non c’è pace all’esterno, quando il male è all’interno.

The Beast Inside – Gameplay Trailer

The Beast Inside è un thriller psicologico con elementi horror sviluppato da Illusion Ray Studio.
Uscito nel 2020, riesce a combinare una trama investigativa intensa a un’atmosfera densa di tensione e mistero, con una forte componente narrativa che spinge il giocatore a esplorare due epoche temporali parallele.

Parliamo di un’avventura in prima persona che unisce la narrazione investigativa a momenti di puro terrore psicologico, dove la linea tra realtà e follia si fa sottile.

Vestiremo i panni di Adam, un analista della CIA che si trasferisce con sua moglie Emma in una cittadina tranquilla, solo per scoprire che dietro la facciata pacifica si nasconde una realtà molto più oscura e pericolosa.
Attraverso una serie di indizi e flashback, si alternano le vicende di Adam nel presente e quelle di un uomo misterioso nel passato, in un intreccio che tratta temi quali il controllo mentale e la manipolazione.

The Beast Inside è quindi un titolo che si rivolge a chi ama il thriller e l’horror con una forte componente narrativa e un approccio più riflessivo rispetto ai classici survival horror basati sull’azione.
La combinazione di una storia solida, un setting evocativo e un design del terrore psicologico lo rende un’esperienza degna di nota nel panorama indie.

Illusion Ray

The Beast Inside è stato sviluppato da Illusion Ray Studio, un piccolo team indipendente con sede in Polonia, noto per il suo approccio creativo e ambizioso verso i videogiochi horror. Il team, composto da un gruppo ristretto di sviluppatori appassionati di narrativa e horror psicologico, ha saputo distinguersi nel panorama indie grazie alla capacità di creare esperienze immersive e caratterizzate da una forte componente artistica e narrativa.

Lo studio nasce da un gruppo di amici e professionisti che condividono la passione per i thriller e i giochi horror non convenzionali. Prima di The Beast Inside, il team aveva già lavorato su progetti minori, ma questo titolo rappresenta la loro prima grande produzione, riuscendo a guadagnare attenzione internazionale grazie a un concept solido e a un’ottima esecuzione tecnica.

Il background del team mostra una particolare attenzione alla psicologia umana e alle dinamiche della mente, elementi che si riflettono fortemente nel gioco. La scelta di raccontare una storia dal duplice binario temporale e di utilizzare ambientazioni storiche reali è espressione della volontà di mescolare realismo e fantasia in modo credibile e coinvolgente.

Il team ha lavorato per diversi anni sul progetto, perfezionando l’intreccio narrativo e il design degli ambienti, grazie anche al feedback ricevuto durante varie fasi di sviluppo, inclusi periodi di early access. Questo ha permesso di migliorare la struttura del gioco, bilanciando l’esplorazione con l’intensità narrativa, e di correggere molti aspetti tecnici prima del lancio ufficiale.

Illusion Ray Studio ha dimostrato una notevole capacità di gestione e coordinamento, riuscendo a realizzare un titolo di qualità, capace di competere con produzioni più grandi, soprattutto nel panorama indie. Ne conseguono diversi riconoscimenti per l’originalità della narrazione e l’atmosfera tesa e ben costruita.

Un intreccio complesso e intrigante

La trama di The Beast Inside si distingue per la sua complessità e per l’intreccio tra due linee temporali che si alternano continuamente, offrendo al giocatore una narrazione stratificata e ricca di suspense. Il gioco racconta due storie parallele, ambientate in epoche diverse, ma profondamente interconnesse, costruendo un mistero che si dispiega gradualmente attraverso l’esplorazione e la raccolta di indizi.

Nel presente, in piena guerra fredda nel 1979, il protagonista Adam, analista della CIA trasferitosi con la moglie Emma, incinta, in una cittadina americana apparentemente tranquilla, spera di iniziare una nuova vita dopo un periodo difficile, ma ben presto si ritrova coinvolto in una serie di eventi inquietanti che iniziano a minare la sua sanità mentale. Adam deve portare a termine il suo lavoro, e riuscire a decifrare dei messaggi sovietici in codice. L’ambientazione contemporanea si presenta come un ambiente apparentemente normale, ma col passare del tempo si rivela intrisa di segreti e pericoli nascosti, con la presenza di misteriosi nemici e di eventi soprannaturali che si intrecciano alla realtà.

La seconda linea temporale si apre quando Adam trova, in quella casa, un diario appartenuto a Nicolas Hyde, un tempo proprietario di quella stessa magione. Ci spostiamo quindi nel 1864, quando Hyde ritorna in quella casa, di suo padre, dopo tanti anni di assenza. Si ritrova solo, nel buio, in una casa che sembra ormai apparentemente abbandonata. Ma solo non è. Ben presto, infatti, una misteriosa figura mascherata inizierà a perseguitarlo, con ripercussioni sul presente di Adam. Il tutto ci verrà raccontato tramite flashback, documenti, lettere e ricostruzioni ambientali, che permettono di comprendere i retroscena e le origini del male che affligge il presente. Attraverso questa doppia prospettiva, il gioco esplora temi quali la natura del male, la follia e il destino ineluttabile.

Il filo conduttore tra le due storie è quindi la presenza di una figura misteriosa che sembra manipolare gli eventi e influenzare le menti dei protagonisti, rendendo labile il confine tra realtà e allucinazione. La narrazione punta molto sull’incertezza e sul dubbio, lasciando al giocatore il compito di mettere insieme i pezzi del puzzle e di interpretare ciò che accade. Siamo dinanzi ad una trama costruita con attenzione, in cui ogni nuova scoperta porta con sé nuove domande, e la tensione cresce gradualmente fino a un climax narrativo che offre più di un finale, a seconda delle scelte fatte durante il gioco. L’ambientazione è resa viva da dettagli storici e culturali che arricchiscono l’esperienza, creando un mondo credibile e allo stesso tempo inquietante.

Una narrativa che funziona

Uno degli aspetti chiave, ben riusciti, e sofisticati, in The Beast Inside, è senz’altro la narrativa. Il gioco non si limita a raccontare una semplice storia, ma costruisce una trama complessa, stratificata e fortemente evocativa, che coinvolge il giocatore a più livelli, sia emotivi che intellettuali.

La storia si sviluppa attraverso una narrazione non lineare, caratterizzata dall’alternanza tra presente, durante le fasi diurne, e passato, in quelle notturne, che obbliga il giocatore a interpretare e collegare tra loro eventi e informazioni frammentate. Questa struttura narrativa permette di approfondire i personaggi e le loro motivazioni, svelando progressivamente i loro segreti più oscuri e le dinamiche psicologiche che li attraversano.

L’uso affascinante di flashback, documenti scritti, registrazioni audio e scene oniriche crea un’atmosfera di mistero costante, mantenendo viva la curiosità e la tensione narrativa.

Così come efficace è il dualismo in Adam, costantemente in conflitto interiore, tra realtà e illusione, tra paura e dubbio, tra disturbo e ossessione.

La storia esplora temi complessi come l’oblio della mente, il trauma, la manipolazione psicologica e il senso di colpa, riuscendo a trasmettere il senso di alienazione e disperazione che accompagna il personaggio. Questa profondità psicologica è rafforzata dalla scrittura dei dialoghi e dai monologhi interiori, che offrono uno sguardo intimo e dettagliato sulla psiche umana.

Anche il contesto storico e sociale è un elemento determinante, che integrando avvenimenti reali o credibili, infonde spessore al nostro viaggio.

Il passato oscuro del luogo, la presenza di eventi misteriosi e leggende locali sono integrati in modo coerente e naturale, arricchendo la storia senza mai distrarre dal focus principale. Questo approccio contribuisce a creare un mondo di gioco vivo e plausibile, che trasmette un senso di autenticità non comune, quando si parla di horror.

Il giocatore infine, ha la possibilità, seppur limitata, di compiere scelte dal peso emotivo significativo, che influenzeranno alcuni sviluppi della storia, sfociando in finali multipli, favorendo la rigiocabilità del titolo.

Da questo matrimonio tra narrazione visiva, sonora e testuale, gestito con grande maestria, attraverso scene cinematiche e momenti di gameplay che si fondono in modo fluido, mantenendo il ritmo della storia coinvolgente e soprattutto senza momenti morti o inutili rallentamenti, ne deriva un titolo immersivo e coinvolgente, capace di toccare temi profondi con sensibilità e intelligenza.

The Beast Inside è uno degli esempi di come un videogioco possa essere maturo, toccante, evocativo. Un’esperienza da dover fare assolutamente.

Tecnicamente valido

A livello tecnico, sin dal primo avvio, emerge una cura per i dettagli, che si riflette tanto nel design degli ambienti quanto nella buona qualità grafica e nelle animazioni, creando un’atmosfera capace di trasportare il giocatore all’interno di un thriller psicologico dalle tinte fortemente cinematografiche.

Il gioco è stato sviluppato con Unreal Engine 4, una scelta che si rivela azzeccata grazie alla flessibilità e alla potenza di questo motore, particolarmente indicato per la realizzazione di ambienti realistici e suggestivi, che permette di offrire un livello di dettaglio grafico notevole, sebbene ormai anche superato, con texture di buona risoluzione, illuminazione dinamica e ombre ben calibrate che amplificano il senso di immersione e tensione.

La gestione della luce, in particolare, diviene protagonista come strumento narrativo per sottolineare momenti di suspense o per guidare l’attenzione del giocatore, con un uso sapiente del chiaroscuro che ricorda le atmosfere dei film noir e dei thriller classici.

Gli ambienti sono caratterizzati da una combinazione equilibrata di realismo e stilizzazione, variando tra scenari contemporanei di vita quotidiana (case, uffici, boschi) e ambienti storici più cupi e decadenti, simboli di un’epoca passata e misteriosa. Questo dualismo ambientale sottolinea la dicotomia temporale della trama e rafforza il senso di disorientamento e inquietudine.

Il design degli interni, in particolare, mostra una grande attenzione ai dettagli, anche perché gli oggetti di scena spesso raccontano storie nascoste, permettendo al giocatore di scoprire informazioni supplementari attraverso l’esplorazione.

Gli elementi visivi sono spesso carichi di simbolismo: quadri deformati, libri antichi, fotografie consumate dal tempo contribuiscono a costruire un’atmosfera che si fa sempre più opprimente e disturbante man mano che si procede nel gioco.

Troveremo anche creature, entità, altrettanto realizzate con cura, sfruttando effetti visivi e sonori che aumentano il senso di minaccia. Queste non si mostreranno mai esplicitamente, preferendo il suggerimento all’apparizione diretta, cosa che aumenta il senso di terrore psicologico piuttosto che quello dell’horror più esplicito o splatter.

Le animazioni sono abbastanza fluide e realistiche, con particolare attenzione al movimento del protagonista e all’interazione con gli oggetti ambientali. Le creature si muovono altrettanto in maniera credibile.

Anche la gestione della fisica ambientale è ben curata, con porte che si chiudono improvvisamente, oggetti che si spostano in modo inquietante e dinamiche di luce e ombra che reagiscono in modo naturale ed armonioso alle azioni del giocatore.

La combinazione tra un motore grafico potente e un art design curato fa di The Beast Inside, insomma, un gioco capace di offrire un’esperienza visiva di ottimo livello, perfettamente in linea con le esigenze narrative e atmosferiche del titolo.

Sonoro studiato ed efficace

Il comparto sonoro di The Beast Inside è un elemento cruciale per la costruzione dell’atmosfera tesa e inquietante, che permea tutto il gioco. La cura dedicata alla colonna sonora, agli effetti ambientali e al design audio si riflette in un’esperienza immersiva che amplifica il senso di suspense e paura. La musica composta ha la funzione di evocare emozioni contrastanti: momenti di calma apparente alternati a passaggi carichi di tensione che accompagnano il giocatore in un viaggio psicologico e narrativo.

Nonostante ciò, l’approccio al sonoro è minimalista ma efficace: piuttosto che sovraccaricare l’ambiente con temi troppo invadenti, il sound design punta a creare un sottofondo costante che fa da accompagnamento ai vari momenti del gioco, suggerendo tensione e pericolo imminente anche quando nulla apparentemente minaccia il protagonista. Ed ecco come il rumore del vento tra gli alberi, il crepitio di pavimenti vecchi, scricchiolii improvvisi, passi lontani e suoni indistinti amplificano il senso di isolamento e vulnerabilità del giocatore.

Le interazioni con l’ambiente sono accompagnate da suoni realistici e ben sincronizzati, che aumentano il senso di immersione. I rumori inspiegabili o distorti, tipici del genere horror psicologico, sono utilizzati sapientemente per indurre nel giocatore un senso di disagio e ansia che lo accompagnerà fino al termine del viaggio.

Una nota positiva è altresì il doppiaggio originale in inglese, di buona qualità, con voci che riescono a trasmettere efficacemente le emozioni dei personaggi, dal tono calmo e riflessivo di Adam alle voci più disturbanti e minacciose delle entità che popolano il mondo di gioco. La recitazione contribuisce a rendere più credibili e coinvolgenti i dialoghi e le sequenze narrative, rafforzando l’impatto emotivo dell’esperienza.

The Beast Inside sfrutta tecnologie audio avanzate, tra cui audio spaziale e surround sound, favorendo un ambiente sonoro tridimensionale e dinamico, che permette al giocatore di percepire la provenienza dei suoni con precisione, aumentando il realismo e la suspense, soprattutto durante le fasi in cui il pericolo è imminente ma non visibile.

In conclusione, possiamo definire il comparto sonoro di The Beast Inside come un lavoro di ottima qualità, attentamente studiato per supportare e amplificare la narrazione e l’atmosfera, per coinvolgere il giocatore in toto.

Gameplay tra classico e innovativo

Il gameplay di The Beast Inside è strutturato principalmente come un’avventura in prima persona con forti elementi narrativi e di puzzle-solving, scandita da un ritmo lento che si concentra sull’esplorazione e la tensione psicologica piuttosto che sull’azione frenetica o sul combattimento diretto, che comunque non mancano.

Questa scelta progettuale rispecchia l’intento del gioco di offrire un’esperienza immersiva e coinvolgente, basata sulla costruzione di un’atmosfera carica di suspense e mistero.

La progressione è lineare e ci incoraggia a scavare nella storia. I puzzle, integrati nella narrazione e nella struttura degli ambienti, spesso richiedono al giocatore di osservare attentamente l’ambiente circostante e mettere insieme indizi apparentemente sconnessi per progredire nella storia, stimolandone così la curiosità e l’attenzione.

Un elemento distintivo, come già accennato, è l’alternanza tra due personaggi in epoche diverse, con situazioni di gioco che variano in base al contesto temporale. Nel presente, Adam esplora ambienti moderni, mentre nel passato Hyde affronta sfide e minacce più cupe e soprannaturali. Questa doppia prospettiva arricchisce l’esperienza, offrendo varietà e amplificando il senso di mistero.

Per quanto riguarda i combattimenti, tendenzialmente saranno evitati. Quando il protagonista si trova di fronte a minacce o entità ostili, l’approccio è quello della fuga o della furtività, aumentando l’adrenalina e il senso di pericolo. Questa scelta enfatizza il lato psicologico dell’horror, facendo leva sulla paura dell’ignoto e sull’angoscia dell’impotenza.

L’interazione con l’ambiente è fluida e ben calibrata, con comandi intuitivi che permettono di manipolare oggetti, aprire porte, leggere documenti o attivare meccanismi senza difficoltà. La mappa e gli indicatori sono minimali, in linea con la volontà di mantenere alto il livello di immersione senza ricorrere a tutorial o aiuti troppo invasivi.

Un aspetto interessante riguarda le scelte morali e narrative, sebbene limitate, che influenzano alcuni dettagli della storia e conducono a finali alternativi. Queste scelte, pur non cambiando radicalmente la trama, offrono spunti di riflessione sulle conseguenze delle azioni e sulle interpretazioni possibili degli eventi.

Critica divisa

The Beast Inside si presenta come un titolo che ha saputo ritagliarsi uno spazio di rilievo all’interno del panorama dei videogiochi horror indipendenti, portando con sé una serie di punti di forza e debolezze che meritano un’analisi critica approfondita.

Uno degli aspetti più lodati dalla critica riguarda la capacità del gioco di creare un’atmosfera inquietante e coinvolgente. L’alternanza tra due epoche temporali, combinata con un’ambientazione curata nei minimi dettagli, contribuisce a costruire un senso di mistero che tiene il giocatore costantemente sul filo del rasoio. La narrativa stratificata e la struttura enigmatica sono particolarmente apprezzate per la loro capacità di stimolare la curiosità e mantenere alta la tensione, offrendo un’esperienza che va oltre il semplice horror da jump scare.

Dal punto di vista tecnico, il gioco è generalmente considerato ben realizzato, con un’ottima gestione dell’illuminazione, un art design coerente e animazioni fluide. L’uso di Unreal Engine 4 si traduce in una grafica di buon livello per un titolo indie, capace di trasmettere in modo efficace le atmosfere cupe e inquietanti richieste dal genere.

Parlando di debolezze, non mancano alcune critiche, come ad esempio il ritmo di gioco, che a tratti può risultare eccessivamente lento e contemplativo, portando a momenti in cui l’azione manca e il senso di progressione rallenta. Questo può causare una perdita di interesse per alcuni giocatori più abituati a un gameplay più dinamico o ricco di eventi, nonostante gli amanti del genere non avranno attese disilluse. Anche alcuni puzzle possono risultare frustranti per via di indizi poco chiari o meccaniche non sempre intuitive, creando situazioni di stallo che interrompono il flusso narrativo.

Limitare l’azione e i combattimenti nel gameplay, inoltre, può dividere il pubblico, rivolgendosi soltanto principalmente ai veterani del genere, escludendo chi una punta di dinamismo in più la cerca.

Infine, la narrazione, pur affascinante e ben strutturata, può risultare a tratti criptica o eccessivamente ambigua, lasciando il giocatore con molte domande aperte che potrebbero non trovare risposte definitive. Questa scelta artistica, seppur coerente con il tono del gioco, non sempre è stata accolta positivamente da tutti, soprattutto da chi cerca un racconto più lineare e chiaro.

The Beast Inside

“In conclusione, possiamo affermare che il team dietro The Beast Inside rappresenta un esempio di come piccole realtà indipendenti possano emergere nel mercato grazie a idee originali, dedizione, e una visione chiara del proprio prodotto, riuscendo a offrire esperienze profonde e ben realizzate anche senza grandi budget. Siamo dinanzi a un’esperienza videoludica particolarmente interessante e significativa nel panorama dell’horror psicologico. Il gioco riesce a trasportare il giocatore in un viaggio narrativo intenso, scandito da un’atmosfera cupa e opprimente, costruita con cura attraverso ambientazioni dettagliate, un comparto sonoro di alto livello e una narrazione che stimola la mente e le emozioni. Abbiamo apprezzato molto la scelta di affidarsi a una narrazione che alterna passato e presente, un espediente che aggiunge profondità e complessità alla trama, oltre a mantenere viva la suspense. Questo tipo di racconto permette di esplorare temi importanti come la dualità dell’animo umano, la natura del male e il peso del passato, senza mai cadere in banalità o stereotipi. Il gameplay è abbastanza tipico del genere, volutamente non frenetico, e lascia spazio ad altre componenti, come l’emotività, la riflessione, l’atmosfera e la narrazione, creando un’immersione più profonda nel mondo di gioco. Il tutto è condito da un impatto visivo, ma anche sonoro, di assoluta suggestione. Pur non trascurando alcune criticità, personalmente non posso che consigliare questo titolo agli appassionati di horror psicologico, ma anche di storie complesse, oscure all’inizio, ma che ti trascinano verso la luce passo dopo passo. È un viaggio che richiede pazienza, attenzione, riflessione, per lasciare un senso di soddisfazione che si protrarrà anche dopo averlo terminato.”

PRO

  • Atmosfera immersiva e ben costruita, uno degli elementi più riusciti, grazie a un sapiente utilizzo di ambientazioni dettagliate, illuminazione e sound design che coinvolgono il giocatore in un’esperienza intensa e coinvolgente;
  • Narrazione complessa e stratificata, non lineare, che alterna passato e presente, offrendo profondità e mistero, stimolando la curiosità e mantenendo alta la tensione per tutta la durata del gioco;
  • Art design curato, con ambienti ben realizzati, con un’estetica che bilancia realismo e suggestione, rafforzando il tono psicologico e inquietante del gioco;
  • Colonna sonora e sound design di qualità, con effetti sonori che contribuiscono efficacemente a creare un clima di suspense e tensione costante;
  • Finali multipli e scelte narrative, che seppur limitate, influiscono sul finale, offrendo maggiore rigiocabilità e coinvolgimento emotivo.

CON

  • Ritmo di gioco lento e talvolta troppo contemplativo, che può risultare macchinoso per chi preferisce esperienze più dinamiche, con momenti in cui la tensione cala e il senso di progressione si affievolisce;
  • Puzzle a volte poco chiari o frustranti, che possono generare confusione, interrompendo il flusso narrativo e causando momenti di stallo che possono penalizzare l’esperienza complessiva;
  • Limitata interattività e assenza di combattimento, che può non soddisfare tutti i tipi di giocatori, specialmente chi cerca un’esperienza più variegata;
  • Ambiguità narrativa e trama criptica, che pur essendo un punto di forza per chi ama le storie complesse, può lasciare alcuni giocatori insoddisfatti o confusi, con molte domande senza risposta.
SCORE: 7

7/10

Nato con un controller NES tra le mani, e successivamente N64, sviluppo la mia passione videoludica alla piena potenza negli anni '90, grazie a quel gioiello chiamato Playstation. Sebbene amante folle del genere horror, in tutte le sue sfumature, vivo ogni singolo videogioco come un mondo in cui perdersi, come un libro di cui voler leggere ogni singola pagina, come un sogno dal quale non volersi svegliare mai.