Ubisoft affida a Evil Empire lo sviluppo di questo action roguelite 2D. Il principe deve difendere la sua terra dall’attacco degli Unni.
Parlare del franchise di Prince of Persia non è mai facile. Un videogioco che rappresenta la storia del medium stesso e che ha vissuto più giovinezze nei decenni. Parlare di tutti i titoli e i porting necessiterebbe quasi una tesi di laurea, quindi per comodità divideremo la saga in due grandi filoni. I primi tre Prince of Persia classici e quelli dopo l’acquisizione da parte di Ubisoft.
Il primo capitolo nato dalla mente di Jordan Mechner nel 1989 viene prodotto inizialmente da Brøderbund. Un gameplay innovativo, animazioni all’avanguardia per l’epoca e più di tutti, una clessidra che scandisce il tempo a nostra disposizione. Oltre le trappole, il platforming impegnativo, e i combattimenti all’arma bianca dovevamo completare il gioco entro i 60 minuti, altrimenti era game over.
Dal grande successo nasce un sequel Prince of Persia 2: The Shadow and the Flame (1993) e purtroppo lo sfortunato Prince of Persia 3D (1999). Quest’ultimo titolo fu un flop per via dei problemi tecnici e dei bug presenti nel gioco. La situazione fu talmente grave da far chiudere il franchise consentendo la successiva acquisizione da parte di Ubisoft.
La rinascita di Prince of Persia
L’acquisizione da parte di Ubisoft rilancia il principe sotto una nuova luce. Un restyling completo sia grafico che narrativo che portò alla saga delle Sabbie del Tempo. Oltre ad un gioco in terza persona e in 3D, la grafica notevole per l’epoca (2003) e le idee di gameplay che ancora vengono usate. La meccanica del wall running, la possibilità di riavvolgere il tempo e il combat system sì complesso, ma spettacolare ed appagante. Insomma un salto avanti incredibile sia nel platforming che nel combattimento.
Dopo questi titoli la saga ha subito un ulteriore momento di stop. Soprattutto dopo l’annuncio del remake del primo titolo durante l’Ubisoft Forward in data 10 Settembre 2020: Prince of Persia: Le Sabbie del Tempo. Un trailer che ha destato non pochi dubbi e preoccupazione tra i fan per la discutibile realizzazione tecnica e delle animazioni. Ciò ha portato Ubisoft a rinviare il titolo a data da destinarsi.
Per fortuna il 2024 ha visto due buoni titoli che esulano dalla saga precedente ma che portano una ventata di aria fresca: Prince of Persia: The Lost Crown e The Rogue Prince of Persia.
Evil Empire Rilegge Prince of Persia
Gli Evil Empire sono conosciuti per l’ottimo Dead Cells, e proprio da quest’ultimo hanno impostato le basi per The Rogue Prince of Persia.
Intanto premetto che il gioco è uscito in early access e viene costantemente aggiornato e arricchito grazie al feedback della community. Chiunque abbia giocato a Dead Cells si sentirà a casa e troverà non poche somiglianze di gameplay e meccaniche.
Cominciamo col dire che The Rogue Prince of Persia è un action roguelite in 2D con una forte componente di platforming e di combattimento. Ogni bioma è generato proceduralmente così come gli scrigni, le stanze e gli oggetti che si trovano all’interno.
Gli sviluppatori hanno preso molto dal moveset creato da Ubisoft. Il principe ha oltre al classico salto e dash, la capacità di correre lungo le pareti e arrampicarsi su dei sostegni posizionati sia orizzontalmente che verticalmente. Oltretutto se la schivata è fatta col giusto tempismo durante un attacco nemico, il principe compie una piroetta sopra gli avversari così da poter contrattaccare. Si parte con un’arma principale ed una secondaria, upgradabili o acquisibili in game in base a ciò che si trova nei biomi. L’arma secondaria ha un costo in energia, quindi un numero limitato di usi che si ricaricano combattendo. Il principe ha anche un attacco con il calcio, serve per stordire i nemici e rompere le “armature”. Alcuni avversari avranno infatti un’armatura che può essere eliminata completamente calciando un avversario verso l’altro o calciandogli degli oggetti contro.
Essendo ancora in early access non sappiamo se il principe avrà altre abilità, sono sicuro che le sorprese non sono ancora finite.
Level Design ed Estetica
Se The Rogue Prince of Persia è simile sotto tanti aspetti a Dead Cells, si differenzia su quello estetico. Niente pixel art ma una direzione artistica più cartoonesca e stilizzata che comunque risulta sempre ben curata. Colori decisi e quasi mai sfumati rendono comunque un ottimo effetto e un buon colpo d’occhio. Questo stile purtroppo può creare a volte problemi durante gli scontri più affollati dove i nemici tendono a confondersi.
Gli stessi biomi (finora ce ne sono 7) sono ben caratterizzati e spingono molto su di un platforming impegnativo e un gran numero di trappole e pericoli ambientali. Spesso i biomi hanno una gimmick per essere superati (cercare leve o sbloccare meccanismi). Gli altri invece presentano solitamente due uscite per quelli successivi. La scelta di concentrarsi sul platforming si vede anche da stanze speciali indicate in rosso. Entrare lì dentro significa superare una fase solo platform complessa e punitiva, anche se generosa nelle ricompense.
In The Rogue Prince of Persia il personaggio vive un loop temporale dove gli Unni, grazie alla magia nera, hanno messo sotto assedio la città. Ad ogni morte ci troviamo indietro nel tempo a giorni prima dell’assedio, seduti in un accampamento. Nonostante tutto manteniamo i ricordi della run precedente che sono salvati in una mappa mentale. Una sorta di diagramma che si riempirà man mano che scopriremo indizi nella storia. Ciò ci permetterà di scegliere i percorsi migliori per progredire nell’avventura.
Meccaniche e Potenziamenti
L’idea del loop temporale si traduce in game con la perdita di tutti i potenziamenti, armi accessori e moneta di gioco che abbiamo raccolto durante la run.
Ma andiamo con ordine e partiamo dalle valute in game. Abbiamo le monete che possono essere spese solamente durante la partita e poi gli Spirit Glimmers. Questi servono nell’accampamento per potenziare il personaggio, sbloccare nuove armi e medaglioni attraverso NPC appositi. Per poterli però mantenere li dobbiamo depositare in una specie di altare. Morire senza averli depositati, significa perderli definitivamente.
A proposito di armi, si inizia la run sempre con i due pugnali e l’arco come arma secondaria. Sbloccando armi nell’accampamento abbiamo la possibilità di trovarle in game. Inoltre durante la run possiamo trovare dei progetti o armi speciali la cui acquisizione sblocca automaticamente la sua controparte.
La nostra build si crea, oltre alla combinazione di armi primarie e secondarie, con i medaglioni. Il personaggio ha quattro slot a disposizione e ogni medaglione ha delle condizioni di potenziamento in base allo slot scelto e alla vicinanza con gli altri. Se rispettate le condizioni di posizionamento del medaglione può ottenere dei potenziamenti e sbloccare più abilità. Starà al giocatore decidere quale medaglione potenziare. I medaglioni si concentrano principalmente su status e danni elementali da infliggere una volta avvenute certe condizioni. Ci sono anche bonus alle cure e al recupero dell’energia delle armi secondarie, nonché bonus alla distruzione delle armature dei nemici.
Anche loro possono essere sbloccati nell’accampamento pagando Spirit Glimmers.
My Two Cents
The Rogue Prince of Persia è sicuramente un titolo promettente che si mette in un mercato abbastanza saturo del genere. Ovviamente sapere che Evil Empire sia al costante lavoro sul titolo dà sicurezza riguardo al suo futuro. Per ora una run è composta da due biomi più boss fight e altri due più boss fight, per quanto divertente ancora troppo poco materiale.
Bisogna lavorare ancora sull’ottimizzazione generale. Le due boss fight presenti sono buone, impegnative e coinvolgono non solo il combattimento ma anche le abilità di platforming. C’è bisogno di ripulire alcuni scontri poiché con tanti nemici il tutto tende ad essere un po’ confusionario. In più la tendenza del personaggio ad attaccarsi arbitrariamente ai sostegni e alle pareti durante alcuni scontri può farci prendere danno gratuito.
Al netto di questo le basi sono davvero solide e se supportato costantemente possiamo davvero avere davanti l’erede spirituale di Dead Cells.
Insomma vale la pena provare The Rogue Prince of Persia? Io dico sì, se siete appassionati del genere. Ai curiosi direi di essere consapevoli di avere un prodotto in early access che viene aggiornato con una certa costanza.
Consiglio comunque di dargli fiducia e magari avrete anche una bella sorpresa.