Goodwin Games ci porta in un mondo freddo e ormai morente. Qui porteremo a termine il Selfloss: un rituale proibito per lenire l’anima.

Sin dalla demo che abbiamo provato tempo fa, Selfloss si è mostrato come un gioco con le idee chiare. Un gioco d’esplorazione, contornato da enigmi da risolvere e fasi action per spezzare il ritmo. La sua narrativa è matura, non nasconde anche tematiche forti e momenti crudi. Lo stesso protagonista è stato creato per farci empatizzare con lui. Kazimir infatti è un uomo anziano che “sopravvive” nonostante un enorme dolore. Interessante è la caratterizzazione del personaggio che, sebbene il compartimento tecnico limitato, colpisce nel segno. L’uomo ha un pesante cappuccio, una folta barba bianca e con l’incedere incerto. Con sé ha un grande zaino e un bastone, insomma un eroe non convenzionale. La demo ci ha permesso di giocare quello che è il prologo e il primo capitolo del titolo. L’idea generale che mi ero fatto non è stata disattesa. A dire il vero ho trovato idee e meccaniche che mi hanno sorpreso mentre altre perplesso. 

Vediamo ora nel dettaglio i vari aspetti di Selfoss, partendo dalla storia, la lore, per poi arrivare all’aspetto ludico e tecnico.

Una Fiaba non per Bambini

Prima di tutto dobbiamo chiarire il concetto di Selfloss: un rituale per guarire un’anima ferita. Per effettuare il rituale è necessario un oggetto caro alla persona defunta e un Selfloss Fish. Kazimir ha subìto un dolore troppo grave, per guarire la sua anima è necessario un rituale proibito, dove viene coinvolto lo spirito di un’orca. Nell’intraprendere il viaggio incontrerà diversi personaggi che hanno subito una perdita, solo aiutando questi ultimi a lenire le loro sofferenze. Viaggiando in lande afflitte dal Miasma, una melma oscura che genera distorte e feroci mostri, si avvicinerà al suo obiettivo.

Il mondo e le sue ambientazioni hanno una palette di colori freddi. Si nota la forte ispirazione presa dai paesaggi islandesi dove incontriamo altopiani desertici, montagne e ghiacciai. Con il nostro protagonista attraverseremo molti fiumi glaciali che scorrono verso il mare e attraverseremo pianure.

All’interno del viaggio incontreremo molte creature, alcune benevole mentre altre decisamente no. Creature prese dal folklore e dalla mitologia slava come sirene, giganti e divinità ormai morenti.

Gameplay e Meccaniche

Selfloss ha diverse meccaniche che compongono l’avventura. La principale è quella del bastone, capace di emanare luce in grado di risolvere enigmi o sconfiggere nemici. Possiamo indirizzare il fascio di luce per illuminare glifi e sconfiggere il miasma e le creature generate da esso. Il miasma infatti è parte fondamentale del gameplay e sarà declinato sia come ostacolo che come nemico vero e proprio. La luce del bastone serve anche a risolvere enigmi ambientali, come illuminare dei glifi che ci apriranno dei percorsi. Interessante è la meccanica di controllare simultaneamente il bastone con la levetta sinistra del gamepad e Kazimir con la levetta destra. Addirittura la luce del bastone servirà ad attirare ed addirittura pescare la fauna ittica. Non mancheranno anche upgrade del bastone che influiranno sul gameplay e sul combattimento. L’esplorazione è fondamentale, ci sono addirittura degli enigmi facoltativi e strade secondarie. Completare questi ultimi ci consente di ottenere pergamene relative alla lore del mondo di gioco. Un modo sicuramente intelligente per invitare il giocatore ad esplorare la mappa del gioco.

L’esplorazione è anche su barca, altro elemento importante perché la mappa è disegnata come un arcipelago con dei punti di approdo. Per muoversi in questo mondo viene sempre usato il bastone, che funge da vela per la navigazione. La barca solitamente non subisce danni, solo in alcuni momenti di gioco dovremo fare attenzione a non subire danni e di conseguenza essere sconfitti. Per l’appunto essere sconfitti nel gioco porta ad un “rewind”. Una voce narrante ci dirà che “non doveva finire così” e ci porterà indietro nel tempo. Come se la nostra storia fosse già predestinata e guidata da forze superiori.  

My Two Cents

Selfloss è un’avventura dal forte carattere esplorativo e contemplativo. Pensare che è stato creato da Goodwin Games, composto solo da tre persone è davvero notevole. Il gioco dà il meglio di sé nel proporre enigmi ed obiettivi secondari anche non immediati da risolvere. Infatti trovare il bandolo della matassa non è mai scontato e le creature che popolano il mondo di gioco saranno fondamentali. Esaudire le loro richieste significa letteralmente progredire nel gioco e raggiungere l’obiettivo. Per quanto la narrativa sia un punto di forza del gioco, alcuni momenti sono un po’ deboli. Selfloss pecca purtroppo nella realizzazione delle sue meccaniche, specialmente nelle fasi action. Sono presenti delle boss fight che non sono fatte male, ma non sono neanche memorabili. I controlli sono abbastanza imprecisi e si nota nelle fasi action. Anche la guida della barca, specialmente nei momenti in cui è danneggiabile, risulta a volte frustrante. Per fortuna queste fasi non sono troppo frequenti e non rovinano l’esperienza. Per il resto Selfloss è un gioco fatto con amore e cura e che non ha paura di affrontare tematiche “scomode”. Chiunque volesse godersi un’avventura (circa 8 ore) che punta sull’esplorazione e sulla storia, sarà ripagato bene.

Selfloss

“Selfloss è un’avventura dal forte carattere esplorativo e contemplativo. Pensare che è stato creato da Goodwin Games, composto solo da tre persone è davvero notevole. Il gioco dà il meglio di sé nel proporre enigmi ed obiettivi secondari anche non immediati da risolvere. Infatti trovare il bandolo della matassa non è mai scontato e le creature che popolano il mondo di gioco saranno fondamentali. Esaudire le loro richieste significa letteralmente progredire nel gioco e raggiungere l’obiettivo. Per quanto la narrativa sia un punto di forza del gioco, alcuni momenti sono un po’ deboli. Selfloss pecca purtroppo nella realizzazione delle sue meccaniche, specialmente nelle fasi action. Per il resto Selfloss è un gioco fatto con amore e cura e che non ha paura di affrontare tematiche “scomode”. Chiunque volesse godersi un’avventura (circa 8 ore) che punta sull’esplorazione e sulla storia, sarà ripagato bene.”

PRO

  • Buon world setting
  • Trama avvincente
  • Buone idee di gameplay

CON

  • Alcuni momenti deboli
  • Alcune imprecisioni nei controlli
SCORE: 7.8

7.8/10

Sono un musicista (pianista), un nerd e un amante di lunga data di manga. Sono nato come videogiocatore grazie ad una copia di Pitfall per Atari 2600 (1982), e così sono cresciuto di pari passo al mio medium preferito fino ai giorni nostri. In seguito ho cominciato ad interessarmi anche a cosa c'è dietro al prodotto finale, alla sua struttura e ciò che accade dietro le quinte del mondo del gaming.