La recensione del primo gioco targato Build a Rocket Boy: un progetto ambizioso che brilla nelle idee, ma inciampa nell’esecuzione.

MindsEye – Launch Trailer

La prima crepa nella visione di Leslie Benzies

Lo studio fondato dall’ex Rockstar, Build a Rocket Boy, era pronto a debuttare con MindsEye (di cui avevamo già parlato qui) — un “modulo” della futura e più ambiziosa piattaforma Everywhere, destinata, se mai vedrà la luce, a ospitare esperienze di ogni tipo create dagli utenti tramite un editor interno, già testabile nella modalità libera di MindsEye su PC.

Come insegna la storia del videogioco, quando un progetto appare troppo bello per essere vero e manca di una gestione solida, il rischio di fallimento è sempre dietro l’angolo. MindsEye si rivela un’esperienza strana e sbilanciata, ma ricca di sorprese per chi sa coglierle.

Volete scoprire cosa è successo a Jacob Diaz? Proseguite nella lettura…

MindsEye

Trama e personaggi: l’unica vera nota positiva

Il potenziale di MindsEye si manifesta soprattutto nella scrittura dei personaggi e nella trama, che ricorda un avvincente film d’azione fanta-politico.

L’intreccio si apre con un ritmo lento, scandito da lunghe ore di indagini e da un inseguimento in drone di quasi cinque minuti che prepara il terreno. Superata questa fase iniziale, la narrazione prende vigore grazie a situazioni avvincenti e a personaggi carismatici come “Robin Hood”, De Silva e altre figure del passato di Jacob, portatrici delle risposte che il protagonista cerca.

La campagna principale si estende per circa sette ore, mantenendo un ritmo generalmente sostenuto, sebbene interrotto da alcune sezioni frustranti. Dalla metà in poi, il gioco si fa più intenso, culminando in un finale aperto che lascia spazio a molte domande e alimenta la curiosità verso eventuali sviluppi futuri.

Tuttavia, la forza della trama non basta a sorreggere l’intera esperienza, che risente di alcune debolezze strutturali e di ritmo.

QTE, enigmi e minigiochi fastidiosi: bentornati!

Sono passate ben due generazioni di console da quando i QTE obbligatori e i minigiochi forzati sono quasi scomparsi dal panorama videoludico. Eppure, MindsEye, in un nostalgico ritorno (purtroppo non in senso positivo), riesuma alcune delle meccaniche più odiate di sempre.

Il gioco propone infatti uno dei QTE più lunghi, frustranti e mal realizzati degli ultimi anni, superando persino le famigerate combinazioni della galleria originale di Resident Evil 5.

Il momento più tragico è la sequenza della rianimazione: dopo una lunga e ben costruita tensione narrativa, l’informatore di Jacob viene quasi ucciso da un’esplosione e tocca al protagonista salvarlo. Un momento che, in teoria, avrebbe un senso, ma la sua realizzazione si traduce in una frustrazione tale da spingere il giocatore ad abbandonare la partita — e forse il gioco stesso.

Un paradosso, se si pensa che a guidare il progetto c’è un ex Rockstar, uno sviluppatore che dovrebbe conoscere bene gli errori del passato, soprattutto quelli della trilogia originale di GTA. Missioni iconiche ma snervanti, come quella del bombardamento con l’elicottero giocattolo o la celebre “CJ, follow the damn train!”, hanno segnato intere generazioni. Rockstar però ha imparato la lezione, introducendo in GTA V l’opzione di saltare le missioni troppo difficili. Peccato che MindsEye non offra questa possibilità.

La già odiosa sequenza della rianimazione si compone di più fasi: premere il tasto X al momento giusto, seguire un ritmo preciso, muovere le levette per simulare il respiro. Semplice in teoria, ma in pratica ha richiesto quasi due ore di tentativi per essere superata.

Quando finalmente si pensa che l’incubo sia finito, ecco che il gioco rispolvera un altro elemento dimenticabile: i minigiochi obbligatori.

Nel bel mezzo di una missione avvincente, in un momento carico di tensione narrativa, MindsEye rompe il ritmo con un minigioco di sintonizzazione satellitare tanto inutile quanto frustrante. Un’interfaccia scomoda, comandi eccessivi e controllo impreciso, uniti al dettaglio del carburante limitato, trasformano un’interruzione marginale in una vera e propria punizione. Il satellite finisce perdersi nello spazio profondo, in una galassia lontana… e il giocatore con lui.

Dopo innumerevoli tentativi, si riesce finalmente a superare anche questo ostacolo. A quel punto, si avanza verso lo strano finale con la speranza di trovare risposte.

Cosa potrebbe andare storto?

E invece, MindsEye mette sulla strada una serie di enigmi che sembrano usciti da Tomb Raider, ma senza la lucidità di design e i suggerimenti ambientali che lì rendevano l’esperienza gratificante.

Gli errori sparsi sono molti, ma questi — QTE, minigiochi e enigmi — restano senza dubbio i più gravi e ingiustificabili.

Calma che arrivo! C’è traffico – Il problema della guida

In qualsiasi gioco open world o semi-open world, la guida rappresenta un elemento fondamentale. Spesso, la radio di bordo aiuta a riempire i momenti di transizione, creando atmosfera o alleggerendo l’attesa. In MindsEye, invece, la radio è completamente assente. Al suo posto, si percepisce un silenzio straniante, interrotto solo da sporadiche chiamate da parte di altri personaggi.

Alcune di queste comunicazioni sono interessanti, altre invece risultano puramente fastidiose: in particolare, quelle in cui ti prendono in giro per la tua abilità di guida o ti mettono fretta in modo sgarbato.

In certi contesti, questo tipo di atteggiamento potrebbe anche funzionare, se fosse coerente con la narrazione. Ma in MindsEye, con un ritmo già sbilanciato e frammentato, questi interventi finiscono solo per spezzare ulteriormente l’immersione, trasformando ogni spostamento in un peso.

A peggiorare la situazione, si aggiunge un traffico urbano fin troppo denso, combinato a veicoli estremamente fragili. Una volta danneggiata, l’auto non può essere riparata, costringendo spesso a proseguire a piedi o a cercare disperatamente un altro mezzo.

Non esiste nemmeno un sistema di “auto a chiamata”, ormai standard nei titoli più moderni. Tutto questo rende i viaggi su strada più un esercizio di sopportazione che una vera componente del gameplay.

MindsEye

Gunplay: semplicità sì… ma non troppa

Il sistema di combattimento di MindsEye è talmente elementare da sfiorare il rudimentale. Il gunplay è estremamente semplificato, mentre i nemici appaiono del tutto privi di reattività e di qualsiasi forma di intelligenza tattica. Si limitano a sporgersi goffamente dai ripari e, persino in superiorità numerica, raramente rappresentano una vera minaccia.

È possibile completare gran parte della campagna utilizzando esclusivamente la pistola iniziale, a riprova della scarsa profondità e sfida offerte dagli scontri a fuoco. L’unico aspetto appena gratificante è il feedback di alcune armi, che si rivelano efficaci nel neutralizzare rapidamente i nemici — a patto di scegliere quella giusta al momento giusto.

Purtroppo, le criticità non finiscono qui. Non è possibile sparare alla cieca da dietro copertura, né sono presenti azioni corpo a corpo — nemmeno contro i robot. Un’assenza inspiegabile, soprattutto considerando che il protagonista, Jacob Diaz, viene presentato come un soldato altamente addestrato.

In pratica, l’unica strategia possibile è correre da un riparo all’altro e sparare, come in uno shooter generico del 2007. Il risultato è una semplificazione estrema che svuota completamente ogni pretesa tattica o varietà nel gameplay.

MindsEye

Jacob, segui quell’auto!

Un gioco che strizza l’occhio a GTA non può certo rinunciare agli inseguimenti in auto. E infatti MindsEye li include. Il problema, come accade in molte delle sue componenti, è che la qualità risulta estremamente altalenante.

Alcune sequenze sono ben costruite, con tracciati dinamici e un buon livello di sfida, capaci di offrire momenti adrenalinici. Altre, invece, sembrano inserite in modo frettoloso, con percorsi mal progettati e una totale mancanza di strumenti adeguati per affrontarle. Non è possibile sparare dal finestrino, non si può controllare il veicolo mentre si attacca, mancano checkpoint funzionali e spesso un singolo errore costringe a ricominciare tutto da capo.

Il risultato? Inseguimenti lunghi, frustranti e ridondanti, che spezzano il ritmo e minano il coinvolgimento. La ripetitività si fa presto sentire, e con essa cresce il desiderio di saltare intere sezioni. Paradossalmente, l’unico elemento davvero riuscito è la guida in sé. In particolare, la jeep disponibile nella seconda metà del gioco si dimostra ben modellata, reattiva e piacevole da manovrare — offrendo brevi momenti di respiro in un contesto altrimenti faticoso.

Unreal Engine 5 al suo peggio

Nonostante MindsEye sia costruito su Unreal Engine 5, il gioco è afflitto da problemi tecnici gravi e persistenti, che ne compromettono l’esperienza anche sulle piattaforme più performanti. Su console, il frame rate scende spesso sotto i 30 FPS, con crolli vertiginosi in scene particolarmente concitate o ambienti complessi. In alcune situazioni si è addirittura toccato il limite dei 10 FPS, rendendo il gioco quasi ingiocabile.

A peggiorare la situazione, una marea di bug: missioni che si bloccano, checkpoint che non si attivano, NPC che spariscono nel nulla. Spesso l’unica via d’uscita è un riavvio completo del gioco, con conseguente perdita di tutti i progressi.

Va però riconosciuto al team uno dei pochi punti di forza tecnici: le cutscene sono realizzate con cura, animate bene e dirette con uno stile convincente. È chiaro che buona parte del budget e delle risorse sia stata concentrata proprio su queste sequenze.

Peccato che, al di fuori di questi momenti, il resto del gioco non riesca minimamente a reggere il confronto, lasciando l’esperienza generale ben al di sotto delle aspettative.

Considerazioni finali

MindsEye è un progetto che porta con sé un peso enorme: quello delle aspettative, soprattutto quando dietro c’è un nome come Leslie Benzies, uno dei principali artefici del successo di GTA. Ma questo peso, Build a Rocket Boy non è riuscita a reggerlo.

Non si tratta solo di problemi tecnici o bug — pur gravi — ma di una visione confusa, dove ogni parte del gioco sembra scollegata dalle altre. Una buona narrazione e dei personaggi interessanti non bastano quando l’esperienza complessiva viene continuamente spezzata da minigiochi mal progettati, enigmi scollegati, QTE snervanti e sequenze frustranti.

Il risultato è un prodotto stranamente nostalgico nei suoi peggiori difetti, che sembra voler riportare in auge meccaniche ormai superate, senza però aggiornarle o renderle coinvolgenti. Il gameplay è basilare, il mondo di gioco poco interattivo, e il potenziale tecnico dell’Unreal Engine 5 viene sfruttato male, quando non addirittura ignorato.

C’è del buono, soprattutto nella scrittura, nelle cutscene e in alcuni momenti di guida, ma è troppo poco per salvare un titolo che fallisce proprio lì dove avrebbe dovuto brillare. MindsEye non è solo un’occasione persa, ma anche un monito sulla difficoltà di trasformare un’idea ambiziosa in un prodotto coerente e rifinito.

MindsEye

“MindsEye è un progetto che porta con sé un peso enorme: quello delle aspettative, soprattutto quando dietro c’è un nome come Leslie Benzies, uno dei principali artefici del successo di GTA. Ma questo peso, Build a Rocket Boy non è riuscita a reggerlo. Non si tratta solo di problemi tecnici o bug — pur gravi — ma di una visione confusa, dove ogni parte del gioco sembra scollegata dalle altre. Una buona narrazione e dei personaggi interessanti non bastano quando l’esperienza complessiva viene continuamente spezzata da minigiochi mal progettati, enigmi scollegati, QTE snervanti e sequenze frustranti. Il risultato è un prodotto stranamente nostalgico nei suoi peggiori difetti, che sembra voler riportare in auge meccaniche ormai superate, senza però aggiornarle o renderle coinvolgenti. Il gameplay è basilare, il mondo di gioco poco interattivo, e il potenziale tecnico dell’Unreal Engine 5 viene sfruttato male, quando non addirittura ignorato. C’è del buono, soprattutto nella scrittura, nelle cutscene e in alcuni momenti di guida, ma è troppo poco per salvare un titolo che fallisce proprio lì dove avrebbe dovuto brillare. MindsEye non è solo un’occasione persa, ma anche un monito sulla difficoltà di trasformare un’idea ambiziosa in un prodotto coerente e rifinito.”

PRO

  • Jacob Diaz è un protagonista riuscito e ben scritto
  • I personaggi di Charlie e De Silva sono carismatici e memorabili
  • Buona la resa della guida, in particolare con la jeep
  • Le armi hanno un buon feeling, seppur sprecate nel sistema di combattimento
  • Le cutscene sono di alto livello, ben animate e dirette

CON

  • La città non è esplorabile, il mondo risulta vuoto e senza scopo
  • Assenza totale di una radio in auto, sostituita da silenzi o dialoghi fastidiosi
  • Il QTE della rianimazione è uno dei momenti più frustranti degli ultimi anni
  • Il minigioco del satellite è inutile, scomodo e rompe il ritmo
  • Gli enigmi finali sembrano usciti da un Tomb Raider senza logica né aiuti
  • Manca qualunque meccanica moderna da TPS: niente fuoco alla cieca, niente corpo a corpo
  • Gli inseguimenti sono mal bilanciati e privi di checkpoint
  • L’Unreal Engine 5 è sfruttato malissimo, con cali di frame e bug frequenti
  • Nessuna rigiocabilità reale, manca qualsiasi incentivo a tornare nel gioco
SCORE: 5

5/10

Ciao sono Luca un videogiocatore di 27 anni e vivo a Brescia. Sempre alla ricerca di nuove esperienze nel settore videoludico e cinematografico.