Siete pronti all’avventura più epica dell’anno?
Wow, ragazzi, ci siamo! Oggi inizia l’avventura! God of War: Ragnarok sta per entrare nelle nostre vite con la proverbiale irruenza del suo discutibile, meraviglioso eroe: Kratos.
LA MAGNUM OPUS DI SANTA MONICA STUDIO
È dal 2005 che questa immensa opera della Santa Monica Studio ci delizia con la sua brutale violenza, con la sua intrigante innovazione di grafica e gameplay, ma soprattutto che ci insegna le culture del passato. Prima la mitologia greca e dal 2018 quella norrena.
Credo sia abbastanza superfluo parlare di una serie di cui si è discusso moltissimo, che è sulla bocca di tutti e che ha fatto la storia, in quanto la considero ormai cultura generale anche per i non appassionati di videogiochi. Tuttavia, voglio spendere giusto due parole sulla prima impressione che mi ha fatto quest’ultimo capitolo, atteso ormai da quattro anni.
UN PENSIERO PERSONALE:
Voglio fare una premessa, per chi conosce i primi capitoli e non gli ultimi, e viceversa.
Con l’uscita di God of War del 2018, ritenuto da alcuni erroneamente il quarto capitolo della serie (esclusi i prequel, ovviamente), abbiamo assistito ad una vera e propria rivoluzione.
Non mi riferisco tanto alle novità grafiche e di gameplay, che sono assolutamente notevoli, nulla da dire, quanto alla rivoluzione narrativa.
Infatti, nel GOW del 2018, abbiamo un Kratos completamente diverso, non solo perché è diventato un uomo saggio, sulla base dell’età e delle tante esperienze vissute, ma soprattutto perché è cresciuto il suo personaggio.
Benché abbia sempre avuto una certa tridimensionalità, eravamo abituati ad un personaggio a suo modo semplice, con obiettivi ed emozioni non proprio scontati, ma quasi. L’archetipo del guerriero, insomma.
Con il suo approdo nelle terre norrene, assistiamo, invece, alla nascita di un nuovo eroe. Un uomo che si mette continuamente in discussione, innanzitutto, e che ha con sé una rinnovata levatura morale che si sente di dover trasmettere al giovane figlio, inizialmente un “accollo” e successivamente un valido alleato.
Atreus ha cambiato tutto, sia la natura di Kratos che la natura del gameplay, e di conseguenza la natura della narrazione stessa, che ha uno script da lungometraggio da Oscar.
God Of War funziona perché è semplice, lineare, tratta tematiche e personaggi archetipici e va dritto al punto, colpisce il vivo delle nostre emozioni più profonde. Per questo è estremamente efficace e così come ha funzionato finora, Ragnarok non sarà da meno.
MA INIZIAMO LA NUOVA PARTITA!
La Santa Monica ormai sa come farci contenti. Hanno trovato la chiave e ce la ripropongono con una veste nuova ma non troppo. Ci mettono ancora una volta nella nostra comfort zone e solo per questo andrebbero amati oltre ogni misura.
Graficamente non ci sono particolari evoluzioni, ma visti i livelli raggiunti già nel 2018, era facile aspettarsi che qualitativamente saremmo stati più o meno sullo stesso punto.
Ad ogni modo, è tutto più vivido, come i segni rossi di Kratos che nel titolo precedente sembravano un po’ sbiaditi. Qui li vediamo belli accesi, come a volerci comunicare che il nostro eroe è pronto alla battaglia, una di quelle battaglie che molto probabilmente ricorderà i vecchi tempi alle prese con Ares.
I dettagli delle scene, che sono sempre stati molti, se possibile, ora sono persino più curati ed evidenti, ma in un equilibrio perfetto, in cui lo sguardo non si perde mai ed è in grado di mettere comunque a fuoco percorsi e oggetti di interesse, senza alcuno sforzo.
Sin da subito, vediamo che il rapporto tra Kratos e Atreus è solido e collaborativo. Certo, Atreus ormai è un adolescente e il suo temperamento già turbolento sembra aver assunto perfettamente le connotazioni tipiche di un ragazzo della sua età. Infatti, notiamo già dalle primissime scene, che ha dei segreti, cosa che Kratos non accetta, in quello che secondo lui dovrebbe essere un rapporto fatto di fiducia totale, e non solo perché sono padre e figlio, ma perché sono compagni.
Ma Atreus sente l’impellenza di crescere, di scoprire chi è, come qualsiasi adolescente, specialmente se si tratta di un adolescente il cui ruolo nel mondo è già segnato e c’è chi sa quale sarà il suo destino.
Vi lascio con quest’ultima cosa, anche perché queste sono le mie prime impressioni dopo circa un’ora di gioco, ben poco per fare un’analisi più approfondita.
Ebbene… Rullo di tamburi… Finalmente scopriamo il volto di Faye! La magnifica compagna di Kratos, la gigantessa, madre di Atreus. Farà una prima comparsa in sogno e capiamo subito quanto fosse speciale per il nostro eroe. Una figura forte e sensibile allo stesso tempo. Ma ammettiamolo: ci aspettavamo tutti che fosse così.
Detto questo, che altro aggiungere se non che God Of War Ragnarok è e si prospetta mastodontico. Un’esperienza che va oltre quella di gioco. Sarà come sempre un’esperienza emotiva, ma soprattutto formativa, e io non vedo l’ora di immergermi in questo mondo per tutte le ore che la Santa Monica ha voluto regalarci e per quelle successive alle altre partite che sicuramente giocherò.
(Tutti i disegni sono di Chiara Roscini)